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Nel Festival hanno risalto anche i direttori d’orchestra, impegnati in programmi ora popolari, ora più di nicchia: ma si sa, la parte del leone la fa sempre il solista e questo è dunque un Festival per i pianisti.
La prima giovane a presentarsi giovedì 14 maggio sul podio della Sinfonica Nazionale della Rai, sarà Maria Perrotta. Trentottenne calabrese ben talentata e molto decisa, mostra dietro i suoi occhi celesti una volontà di ferro. Si è musicalmente formata in Germania e Francia, ha preso un diploma con lode anche all’Accademia di S.Cecilia a Roma e vive a Parigi, col marito baritono e due bambine: in proposito, ella si presentò ad un concerto al nono mese avanzato della seconda gravidanza, suscitando qualche mormorìo nel pubblico più consapevole e nella critica (la quale però approvava le sue generose scollature). E’ una specialista di Bach, di cui ha spesso eseguito “Il Clavicembalo ben temperato” e le celebri “Variazioni Goldberg”, registrate dal vivo come pure le tre ultime Sonate di Beethoven. Per la purezza di suono Maria Perrotta è considerata la Rosalyn Tureck italiana. Eseguirà con l’Orchestra torinese il “Concerto in sol” (1931) di Maurice Ravel, assai diverso dal coevo drammatico “Concerto per la mano sinistra”, cui il precedente si contrappone per la sua levità e serenità, che scaturisce dalla scelta delle sonorità di legni, flauto, ottavino, oboe e corno inglese, clarinetto, arpa, ma che si estende anche a soluzioni jazzistiche.
Ad accompagnare la pianista sarà il giovane – quanto lei! – direttore d’orchestra Francesco Lanzillotta, diplomato all’Accademia di S.Cecilia a Roma, direttore musicale del Teatro dell’Opera di Varna in Bulgaria, e attualmente direttore principale per tre anni dell’Orchestra Toscanini di Parma. Egli completerà il concerto eseguendo la “Pavane pour une infante défunte” di Ravel e la “Pavane” di Gabriel Fauré, oltre alla “Sinfonia in do” (1940) di Stravinskij, espressione della cosiddetta ‘restaurazione’ neoclassica del Novecento. A seguire il 21 maggio alle 21, il polacco Piotr Anderszewski, carico di premi conquistati in USA, suonerà da solista nel “Concerto KV 503 per pianoforte e orchestra” di Mozart, uno degli ultimi, composto nel 1786.
Direttore d’orchestra è il giovane Juraj Valcuha nativo di Bratislava, che si dedicherà anche a “Danse – Tarantelle Styrienne” (1890) di Debussy, e alla grandiosa Sinfonia op.95 ‘Dal Nuovo Mondo’ (1893) di Antonin Dvorák.
Il 28 maggio sempre alle 21, il rumeno Herbert Schuch vincitotre del prestigiso ‘Concorso Beethoven’ di Vienna, eseguirà il “Concerto per pianoforte e orchestra” – poco frequentemente eseguito – di Victor Ullmann, ebreo austriaco ucciso ad Auschwitz nell’ottobre 1944, dopo aver lottato in difesa degli artisti, nei campi di concentramento nazisti: il direttore d’orchestra americano John Axelrod aggiungerà al concerto la Sinfonia n.3 ‘Dei Canti Lamentosi’ di Henryk Gorecki, polacco, che contiene frammenti musici trovati in una prigione della Gestapo.
Il 4 giugno alle 21 il pianista Federico Colli, affermatosi col primo premio della Salzburg Mozart Competiton, suonerà il giovanile “Concerto n.1 op.15” di Johannes Brahms (1854-58), che lascia nel terzo tempo al pianoforte grande libertà virtuosistica: il notissimo direttore d’orchestra Filippo Maria Bressan eseguirà poi la Sinfonia n.6 op.116 ‘Historische Sinfonie’ del compositore tedesco – amico di Beethoven e Weber – Louis Spohr. L’11 giugno sempre alle 21 la pianista americana Simone Dinnerstein, specializzata nella musica contemporanea, suonerà tuttavia il “Concerto n.23 KV 488” (1786) di Mozart, bellissimo, diretta dal celebre Jeffrey Tate – direttore onorario dell’Orchestra Rai – esecutore poi della “Serenata notturna” di Mozart, dei “Valses nobles” e della “Rhapsodie espagnole” (1908) di Ravel.
Da ultimo il 18 giugno alle 21, sempre su Radio 3, la russa Olga Kern, prima donna vincitrice (in 30 anni) del prestigiosissimo premio del Concorso Van Cliburn, eseguirà il terribile e irto di difficoltà “Rach 3”, ossia il “Concerto n.3 op.30 per pianoforte e orchestra” (1909) di Rachmaninov, sotto la direzione del predetto ceco Juraj Valcuha, che eseguirà anche la Quinta Sinfonia (1888) di Cajkovskij, intrisa del senso della morte, pur rasserenata dalla percezione della Provvidenza.