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Ci racconta come nasce la sua esperienza a Si può fare?
Sono arrivato a fare il primo colloquio tramite la mia agenzia, poi ci “siamo piaciuti” ed è iniziato tutto lì. Ho deciso di provare l’esperienza a Si può fare perché, proprio come accade con i tuffi, posso mettermi continuamente alla prova. Nel programma infatti, ci sono molti sport da imparare, e si ha solo una settimana di tempo per farlo, perciò la sfida è allettante.
E non ambisce al piccolo schermo? Penso per esempio al suo collega Perez, ormai volto del piccolo schermo, o a Federica Pellegrini, sempre al centro dell’attenzione mediatica e addirittura testimonial pubblicitario
No, non direi. Io l’ho fatto per una mia crescita professionale, e perché l’idea mi intrigava. Poi c’è chi riesce a mantenersi bene in equilibrio tra i due mondi: Federica Pellegrini è molto professionale, continua comunque ad allenarsi tantissimo.
Però è risaputo che, calcio a parte, l’attività sportiva non è poi particolarmente remunerativa, neppure praticata ad alti livelli. Da questo punto di vista, la televisione non diventa forse allettante?
Gli sportivi praticano lo sport per passione, e questo lo rende distante dall’essere un lavoro. Io mi ritengo molto soddisfatto.
Continua ancora ad allenarsi in piscina?
Si, continuo ad andare in piscina tutti i giorni, a prescindere dalla preparazione per Si può fare.
Ci racconta come si svolge la preparazione delle performance del programma di Rai Uno?
Ci alleniamo tutti i giorni, una volta al giorno per tre ore. Imparare uno sport in una settimana è molto difficile, e io intanto mi tengo in allenamento anche col nuoto.
Il programma quest’anno sta registrando meno telespettatori rispetto alla prima edizione del 2014. Qualcuno sostiene sia dovuto al cast poco attraente per il pubblico; lei come lo spiega?
Il calo di ascolti c’è, questo è innegabile: io posso solo dire che ci impegneremo per risollevarli. Però, sinceramente, non credo sia da imputare al cast, dove del resto compaiono nomi del calibro di Biagio Izzo o Pamela Prati, molto conosciuti e amati dal pubblico televisivo. Il conduttore poi, Carlo Conti, è altrettanto apprezzato: un grande professionista.
Volendo cercare un motivo a questa flessione degli ascolti, si potrebbe forse ipotizzare ad esempio il giorno di programmazione che, rispetto all’anno scorso, è cambiato. Nel 2014 Si può fare andava in onda il venerdì sera, ora il lunedì. Poi certo, bisogna anche essere fortunati…ma lo show proposto è comunque di alto livello.
Ho letto un’intervista in cui dichiarava di sognare una carriera da attore, è vero?
Si, confermo. Mi piacerebbe molto fare l’attore in futuro: mi ci vedo.
Non mi aspettavo una simile ambizione da parte di un atleta tanto giovane, ancora in piena attività…
Beh, prima o poi la carriera atletica finisce.
Spera allora che Si può fare costituisca un apripista per questo tipo di sbocco professionale?
Spero che la partecipazione a Si può fare possa servirmi anche in questo senso. L’obiettivo principale rimane però farmi conoscere innanzitutto come atleta della Marina Militare, come campione di tuffi. Poi anche come persona.
Mi dice in cosa le piacerebbe recitare?
Mi piacciono molto le fiction. Ammetto però che ora riesco raramente a seguirle come vorrei. Sono spesso in viaggio per lavoro, così magari, dopo aver visto la prima puntata, perdo le successive e, quando riesco nuovamente a guardare la serie, ho perso completamente il filo della narrazione.
Lei prima mi ha detto che si allena ogni giorno: per quali gare si sta preparando?
L’obiettivo più immediato sono gli Europei di Rostock, poi, a lungo termine, le Olimpiadi di Rio. Ma sono superstizioso, e non aggiungo altro.