I due filmati che vedremo hanno una valenza storico-culturale che va al di là della cronaca di quei giorni. “Il corpo del Duce” è un durissimo documentario coprodotto da Cinecittà Luce e Retequattro, tratto dall’omonimo saggio di Sergio Luzzatto. ll film, diretto da Fabrizio Laurenzi, propone una riflessione sul valore simbolico e politico del corpo di Mussolini: da vivo, nell’esercizio del suo potere, e da morto, con la profanazione del suo cadavere. Ma la riflessione si spinge ancora più avanti e coinvolge gli avvenimenti successivi, tra cui le travagliate vicende del trafugamento della sua salma.
Altro aspetto di interesse de“Il corpo del Duce” è il seguente. Il film-documentario mostra una serie di sequenze della salma di Mussolini e le sue ultime immagini fotografiche: scattate nella Questura di Milano il 14 agosto del ’46, sono state inserite in un faldone riservato del Ministero degli Interni e rimaste top secret per oltre mezzo secolo.
Il secondo documentario è incentrato sulla figura di uno dei personaggi di spicco dell’epoca, Italo Balbo, che è protagonista de “L’ultimo volo”. Costruito con il contributo di materiale di Cinecittà Luce, il documentario è diretto da Folco Quilici, il cui legame con la vicenda non è soltanto storico ma investe la sua sfera privata e personale: il padre, il giornalista Nello Quilici, faceva parte dell’equipaggio dell’aereo abbattuto in Libia a bordo del quale persero la vita Balbo e altre otto persone. Il documentario è stato proposto già negli scorsi anni da Retequattro. Ma l’inserimento, questa sera, nel contesto storico-politico degli avvenimenti del 25 luglio 1943, gli conferisce una valenza differente, soprattutto alla luce delle ultime indagini su quel travagliato periodo.
Il docu-film cerca di rispondere ad una serie di interrogativi rimasti insoluti, legati alla morte del comandante italiano sul Fronte libico. Chi poteva volere la morte di Balbo? Perché la notte del 28 giugno 1940, prima di essere abbattuto dell’antiaerea italiana, l’aereo sorvolava i cieli di Tobruck? Come mai il bollettino del giorno successivo parlava di “azione di bombardamento nemica” e non di incidente? Si tratta del primo caso italiano di “fuoco amico”? Interrogativi sui quali si cerca di far luce da settant’anni, senza alcun risultato. C’è la speranza, confermano a Retequattro, che mantenendo viva la memoria attuale su quel passato difficile, alla fine la verità possa finalmente essere trovata.