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Bassam Al-Fayeed (Adam Rayner) è un pediatra che vive a Los Angeles con la moglie Molly (Jennifer Finnigan), anch’essa medico, e i due figli Sammy (Noah Silver) ed Emma (Anne Winters). La vita di Bassam potrebbe sembrare il ritratto del classica famiglia borghese della west coast americana, se non fosse per le sue origini. Nato e cresciuto nella capitale dell’immaginaria nazione araba di Abuddin, Bassan è infatti il secondogenito dello spietato dittatore che governa il Paese da più di vent’anni.
Dopo aver trascorso la sua infanzia e adolescenza nella reggia familiare Bassam decide di lasciare il proprio Paese e di staccarsi dalla propria famiglia trasferendosi in America e auto-esiliandosi fino al giorno che fa da incipit a questa serie. Quale scusa migliore per tornare a casa se non un matrimonio? Ecco quindi che la famiglia Al-Fayeed parte per raggiungere Abuddin e presenziare al matrimonio di Ahmed Al-Fayeed (Cameron Gharaee), il figlio di Jamal Al-Fayed (Ashraf Barhom) e di Leila (Moran Atias), nipote di Bassam.
Il ritorno a casa di Bassam è subito caratterizzato da un’aura di malcontento che appare controbilanciata solo dall’entusiasmo del giovane Sammy. Le pressioni di Molly non riescono a mitigare la situazione che viene resa più complicata dall’avversione al viaggio di Emma.
Il primo episodio ci mostra immediatamente le dinamiche familiari e una piccola parte della storia personale degli Al-Fayeed: ci sono quindi Bassam il giusto, Jamal lo spietato, il padre tiranno in politica e in casa, la madre mediatrice.
La famiglia americana di Bassam sembra quasi essere la riproposizione della sua famiglia araba: Sammy sembra un giovane Jamal, entusiasta del viaggio considera solo i lati positivi della vacanza dal nonno, mentre Emma è invece più simile al padre, condanna le azioni del nonno e non mostra grande gioia all’idea di dover partire, e Molly è invece colei che riveste quasi il ruolo di mediatrice tra le varie componenti familiari. Bassam ha delle ottime ragioni per non voler tornare ad Abuddin, si è allontanato dalla sua famiglia d’origine appena ha potuto e non vorrebbe aver alcun tipo di rapporto con loro.
Prodotto da Gideon Raff (Homeland), Howard Gordon (24 e Homeland) e dallo sceneggiatore Craig Wright (Six Feet Under, Dirty Sexy Money, Lost e Brothers and Sisters), Tyrant è la storia di come il proprio passato tornerà sempre nel proprio presente. È la storia di quattro vite che si trovano imprigionate in un contesto scomodo che non gli appartiene e che non potrebbe essere più distante dalle loro realtà. Una tranquilla famiglia americana è improvvisamente immischiata negli intrighi politici e non di una realtà tenuta lontana, nascosta, in cui le proprie personalità dovranno fare i conti con fantasmi del passato, paure e dubbi sulle proprie vite.
Nulla viene edulcorato, i riferimenti alla situazione mondiale attuale sono precisi, il cast supera la prova. Quelle che potrebbero sembrare stereotipizzazioni sono in realtà caratterizzazioni necessarie.
Dieci episodi per capire quanto le proprie origini siano radicate e quanto sia labile il confine tra giusto e sbagliato.
Dieci episodi per una prima stagione che vi farà venir voglia di vedere subito la seconda.
Su Fox anche: Wayward Pines e Le regole del delitto perfetto.