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I primi ricordi del SupePippo nazionale, vanno molto indietro nel tempo. Ma poi si soffermano su quando, nel 1987, decise di allontanarsi dalla televisione e di lasciare temporaneamente Mediaset e racconta:
“Ero stato assunto con un contratto che mi dava la qualifica di direttore artistico e la cosa non fu gradita a nessuno: da Ricci, a Costanzo, fino a Corrado. Mi appoggiarono soltanto Raimondo e Sandra e Mike Buongiorno con il quale ebbi un bellissimo colloquio.
Come ho potuto pensare che questi colossi di Mediaset si mettessero sotto la mia direzione artistica? Oggi posso dire di essere stato un cretino, un cretino di talento, ma un cretino”
Il conduttore prosegue ripercorrendo l’attentato mafioso che distrusse la sua casa:
“Si trattò di un regolamento di conti mafioso nei miei confronti. Avevo fatto una celebrazione del giudice Chinnici a Taormina parlando male della mafia e ci fu questa vendetta. Mi costò cara questa cosa”.
Piero Chiambretti mostra a Baudo una dichiarazione di Rosario Crocetta che dice: Se dovessi diventare presidente della Regione Sicilia dirò addio al sesso e mi considererò sposato con la Sicilia, le siciliane e i siciliani”… e lui risponde:
“Con le siciliane sicuramente…con i siciliani non so…”
Si prosegue, poi, ricordando uno storico programma di Baudo “Uno su cento” durante il quale veniva eletto il personaggio più noto, bravo, simpatico di una determinata categoria e, in una puntata, vinse Alberto Sordi davanti ad Andreotti e a Muccioli. Chiambretti chiede chi oggi potrebbe rientrare in questa triade:
“Al primo posto ci sarebbe ancora Sordi perché rappresenta perfettamente l’italiano medio con le sue cadute di gusto e i suoi pressapochismi. Lascerei Muccioli perché ha fondato San Patrignano che è una realtà eccezionale. Se dovessimo fare una classifica odierna Renzi ci sta d’obbligo anche perché se non ce lo metto io ci si mette lui da solo.
E parlando di allenatori di calcio confessa:
“Io sono più allegriano che contiano… Conte è stato un ottimo allenatore, poi ha lasciato la Juventus dopo 3 anni in maniera molto improvvisa senza giustificare questo suo abbandono, dimenticando quello che la Juve ha fatto per lui che aveva passato delle vicissitudini come allenatore, delle inchieste che sono state fatte su partite truccate e vendute. Mi ricordo quando stava nel gabbiotto dello stadio perché non poteva allenare in panchina. Avrebbe perciò dovuto dimostrare più gratitudine nei confronti del club.
Quando è arrivato Allegri tutti pensavano che non sarebbe riuscito a ripetere le gesta di Conte, invece ha fatto un miracolo. È un grande allenatore”.