Introdotto e commentato da Paolo Mieli, “Pio XII, Il Principe di Dio” è un film-documento che ripercorre la tormentata e discussa vicenda terrena dell’aristocratico romano Eugenio Pacelli, divenuto Pontefice sei mesi prima dello scoppio della seconda guerra mondiale.
Il racconto televisivo si avvale di documenti filmati inediti, ritrovati negli Stati Uniti, in Argentina, in Ungheria, in Croazia, in Slovacchia. Ma sono interessanti soprattutto quelli che provengono dalla Germania di Weimar prima e del Terzo Reich dopo. Mai, nell’età contemporanea, un pontefice è stato così discusso, indagato, criticato; mai un pontefice ha attraversato così tante e drammatiche vicende storiche. E in particoalre, mai un successore di Pietro ha così diviso il mondo: molti lo vogliono beato e lo chiamano “Pastor Angelicus”, molti altri lo vogliono condannato e sprezzantemente lo chiamano “il papa del silenzio”.
Eppure quando fu consacrato sacerdote, nel 1899, l’Osservatore Romano scrisse: “E’ un giovane di cui è facile prevedere una carriera ammirabile al servizio di Dio e della Chiesa”. Non aveva la disarmante mitezza di papa Giovanni, non la sofferta modernità di Paolo VI, non il fuggevole sorriso di Albino Luciani, non la rocciosa fede del papa polacco.
Pio XII è stato l’ultimo “Principe di Dio”, aristocratico anche nell’aspetto, alto, elegante, magrissimo, diafano, ieratico, statuario. Gli occhi al cielo, le braccia larghe, i gesti studiati, si considerava il protagonista su un invisibile palcoscenico. Era coltissimo e poliglotta. Aveva carisma, personalità, autorità. E’ stato il primo papa degli immensi raduni, il primo papa della radio, del cinema, dei cinegiornali, dei rotocalchi e della televisione. Ma, soprattutto, è stato il papa della Storia perfettamente inserito nella Storia. Ha vissuto in un’epoca caratterizzata da eventi drammatici: caduta dello Stato Pontificio, disfatta di Caporetto, presenza della massoneria messicana, rivoluzione bolscevica. Non basta: ha vissuto negli anni del Duce del Fascismo, ha visto l’apoteosi del Reich, i morti di Spagna, gli spietati Ustascia, il nemico comunista, il Patto Atlantico, la guerra di Corea…
Su di lui c’è quasi una maledizione: la maledizione del silenzio. Silenzio sulla persecuzione, silenzio sulla deportazione, silenzio sull’annientamento di milioni di ebrei. Il Vicario di Cristo in terra sapeva e tacque? Vide e non disse? Fu davvero un altro Pilato?
Domande terribili, ferite aperte. Alla elezione aveva detto: “Accetto come una croce”. Una impressionante, profetica premonizione. Il quarto successore di Pio XII ha chiesto perdono per quel silenzio. Gli archivi segreti Vaticani stanno aprendo quelle porte, fino a ieri ancora chiuse. Documenti nuovi e discussi vanno a comporre il mosaico di un tragico affresco per troppo tempo incompiuto.