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Il viaggio parte dal Duomo di Firenze, la cui cupola ottagonale sfiderebbe le leggi della fisica. Creata da Brunelleschi, a causa del perimetro ortagonale, la volta non si sarebbe sostenuta da sola; le dimensioni inoltre, erano talmente grandi che l’architetto inventò un suo metodo con materiali e macchine innovative.
Giacobbo, vantando come suo solito permessi speciali, entra nel Duomo e si accinge a salire tutti i gradini che portano in cima. Il conduttore indica un filo “che non si deve assolutamente toccare”: scendendo dal soffitto, perpendicolare ad esso, indica eventuali spostamenti della cupola. Nella cattedrale ce ne sono altri.
L’affannato conduttore prosegue la sua scalata verso l’alto, seguito dal solerte operatore: il conduttore è “attaccato” all’affresco della cupola. Durante l’esplorazione interna vengono mostrati anche gli antichi arredi.
Lo studioso Massimo Ricci spiega che si tratta dell’opera architettonica più ardita mai realizzata. Il vertice, la cosiddetta lanterna, è stata voluta da Brunelleschi per equilibrare il peso della struttura. Questa “palla di bronzo”, prima che venisse posizionato un parafulmine, è stata colpita da diversi fulmini, cadendo anche in terra e lasciando un visibile segno: del resto, il peso è di ben 750 tonnellate.
Entriamo ora a Palazzo Vecchio, dove il conduttore ci parla di alchimia come fonte di conoscenza. Ci spostiamo nella Sala dei Cinquecento: qui, vecchia sala consiliare del Comune, a Michelangelo e Leonardo era statao assegnato l’incarico di affrescare due pareti. Michelangelo però, non ha mai realizzato il dipinto; l’opera di Leonardo invece, più tardi, potrebbe essere stata coperta dal Vasari.
A questa ipotesi si è arrivati analizzando delle tracce di pigmenti di colore: si è scoperto che dietro la parete del Vasari, vi è lo stesso utilizzato utilizzato da Leonardo.
Ricordando l’esplosione di via dei Georgofili, Giacobbo percorre il chilometrico corridoio del Vasari. Naturalmente, non senza sottolineare che di solito vi accedono solo le personalità importanti.
Ci spostiamo nell’acquedotto al livello dell’Arno. Ma si torna presto in superficie, nel museo delle cere anatomiche: nato per permettere agli studenti di medicina di conoscere il corpo umano senza dover sezionare cadaveri, deve molto agli studi anatomici di Leonardo. Non solo: di ritorno dall’Egitto, Girolamo Segato è riuscito a pietrificare corpi umani. Ancora oggi, spiega Giacobbo, nessuno è riuscito a capire come vi sia riuscito.
La lapide della tomba porta una scritta ironica, descrivendo il corpo che giace all’interno “disfatto”: se Segato avesse condiviso il suo segreto invece, ora sarebbe intatto.
Nella Cappella dei Medici, il conduttore si avventura nel seminterrato, dove sono conservati alcuni resti. Sotto le cappelle medicee si è nascosto per 30 giorni Michelangelo, lasciando traccia della sua arte sui muri: spalleggiato da un religioso, si era lasciato convincere che i Medici non lo avrebbero mai cercato in casa loro.
Si apre quindi un capitolo congeniale a Voyager: gli ufo. La scomparsa di un opuscolo in cui si parlava del primo avvistamento nel 1676, strani oggetti in cielo nel 1954 durante la partita della Fiorentina: non si sa esattamente cosa fosse, precisa Giacobbo, ma qualcosa che volava c’era perciò chiunque abbia filmati di quel giorno, può scrivere alla redazione.
Questa seconda puntata estiva di Voyager si conclude qui; ritroveremo Roberto Giacobbo, i suoi cunicoli e sotterranei lunedì prossimo.