“Siamo ai livelli de ‘La vita è adesso’ o ‘Strada facendo’” dice l’ex ragazzino di Monghidoro con tutto il suo entusiasmo. Il primo ad avere l’idea di realizzare un progetto insieme è stato proprio il cantante bolognese. Tanti anni fa e tanti ce ne sono voluti per convincere il collega: “Non sono abituato a fare le cose insieme agli altri. Arrivi a 64 anni, te ne stai lì bello da solo sul divano e arriva lui”. Arriva Morandi che, sei mesi fa, si sente chiamare al telefono: “Forse hai ragione, si potrebbe fare qualcosa insieme”.
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Baglioni dice: il tempo passa, ho desiderio di fare qualcosa con uno più grande di me. E poiché purtroppo ci stanno lasciando molti garndi interpreti, ecco Morandi che è ancora qua!”.
I due protagonisti rivelano senza difficoltà pregi e difetti reciproci: “Potremmo chiamarci il pupo e il secchione” ironizza bonariamente Baglioni che si ritrova negli aggettivi schivo, preciso, puntuale e riflessivo, mentre il pupo è Morandi, “uno istintivo, che si butta in mezzo al pubblico e riesce ad essere popolare, nel senso di voler bene alle persone che gli vogliono bene”.
Anche le differenze professionali non mancano: “Le sue canzoni durano meno dell’introduzione delle mie” aggiunge Baglioni e il collega ammette di voler imparare la sua capacità di scrivere canzoni.
Morandi ha inciso circa 600 canzoni, Baglioni ha consegnato alla storia della musica brani indimenticabili, Perciò il concerto si annuncia piuttosto lungo: “I miei di solito durano più di tre ore – osserva Baglioni – adesso che siamo in due dovremo tagliare ciascuno la metà del nostro repertorio”.
I due svelano che in un primo momento avevano pensato anche ad un trio: “Avevo pensato alla Pfm” dice Baglioni.
Quel che è certo è che il concerto sarà tanta musica ma anche una sorta di recital che i due. L’affiatamento non sembra mancare anche perché i due si conoscono dal 1969 quando Morandi era già affermato e Baglioni si presentò ad un provino della casa discografica Rca cantando ‘Signora Lia’ e ‘Il vecchio Samuel’.
Al di là delle battute, chi sono i “Capitani coraggiosi” che danno il nome al progetto? “Lo abbiamo scelto perché è il titolo di un celebre romanzo di Kipling. Abbiamo tutti bisogno di capitani che ci aiutino, che ci indichino la strada. Per noi capitani coraggiosi sono anche quelli che affrontano la vita di tutti i giorni e, con 1.300 euro al mese, devono anche mandare i figli a scuola”.
C’è l’ipotesi che Rai1 si interessi al progetto che è stato presentato nel programma di Fabio Fabio Che tempo che fa.