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Lai che ama le storie in costume, che pensa del grande successo che hanno prodotti televisivi come Il Trono di Spade?
Penso che c’è voglia di favole e se una storia è ambientata nel passato è più facile raccontare anche fatti come delitti efferati o complotti di famiglia, è più rassicurante e visivamente più bello complici la scenografia e gli abiti. Il quotidiano, il presente sono le cose più difficili da rappresentare, recitare e si rischia la noia e la banalità, più facile se le tinte sono forti e si parla di delitti, congiure, passioni.
A proposito di passioni, ci sono uomini particolari nella sua vita..
Ho conosciuto e mi sono innamorata di personaggi davvero singolari e non credo sia un caso l’averli incontrati, li attiro come una calamita.
Si riferisce a Klaus Kinsky?
Avevo 19 anni e una grande energia e ne ho avuto bisogno per stare 3 anni con un uomo con una personalità che può soffocarti. Stare con Klaus era vivere sulle montagne russe, un up and down continuo sia nella vita privata che professionale. Era uno straordinario attore aiutato da una faccia particolare, a volte bellissimo ma poteva essere anche bruttissimo, mi affascinava anche per i suoi repentini cambiamenti d’umore. Aveva un grande rispetto per il lavoro al quale si dedicava con una concentrazione straordinaria che pretendeva per se stesso e gli altri. Odiava l’inciviltà, la gente sgarbata e la preparazione che lui aveva per i personaggi era quasi maniacale. Quando giravamo Paganini lui andava in giro ovunque vestito come il personaggio, anche a casa e al supermercato.
E Tinto Brass?
Un regista che ama i suoi personaggi più che le attrici. Con Tinto ho girato Paprika ora un film cult, d’autore e ambientato in un bordello. Pensi quanto è attuale adesso che si discute di riaprire le case chiuse.
Qual è il suo partner preferito?
Professionalmente? Mario Scaccia che è stato il mio maestro e che purtroppo ho conosciuto quando lui era già grande di età, avrei potuto godere di più della sua bravura e della sua capacità di insegnare tutto quello che c’è da sapere sul teatro. Tra me e lui c’è stato un amore reciproco che si è perduto troppo presto. Ma devo dire che sono e sono stata fortunata con i miei partner maschili, da Claudio Bisio a Sergio Rubini fino a Fabrizio Frizzi che ho incontrato sul set della fiction Rai ‘Non lasciamoci più’ ci somigliamo lui è una persona gentile, molto disponibile.
Con chi vorrebbe lavorare?
Posso sognare? Anthony Hopkins perché è un attore straordinario e perché mi piacerebbe lavorare all’estero per sperimentare nuovi modi di vivere la mia professione. Tra gli italiani sto preparando “Lei è ricca, la sposo e l’ammazzo” una commedia molto divertente con Gianfranco Iannuzzo e trovo che sia un compagno di lavoro davvero piacevole.
La protagonista è una donna bruttina e imbranata, come si sente in questo ruolo?
Tanto per cominciare io sono imbranata da morire, certo non come Albertina (la protagonista della commedia) ma devo dire che questo personaggio mi è davvero simpatico e mi sta dando tante soddisfazioni. Mi piace molto anche il suo modo di amare ingenuo e incondizionato, e poi le donne parteggiano per lei che alla fine si vedrà, è la più forte nella coppia.
Un ruolo che avrebbe voluto interpretare?
La protagonista di ‘Lezioni di Piano’ o quello di Michelle Pfeiffer in’ L’Età dell’innocenza’ ma soprattutto vorrei essere Meryl Streep, proprio reincarnarmi in lei. Guardo Il Diavolo veste Prada a rallentatore e certe volte provo pure il personaggio.
Secondo lei le donne a che punto sono della loro storia?
È un momento drammatico per le donne, ( sospira) sembra si stia tornando al medioevo questa è la mia percezione. È un problema di rispetto delle persone e di civiltà e c’è un generale e preoccupante imbarbarimento del pensiero e dei modi che vediamo anche in strada ogni giorno. E poi le conquiste fatte dalle donne, è una triste realtà, danno ancora fastidio a molti.
C’è solidarietà tra donne?
Direi di no. Quando ho fatto ‘L’isola dei famosi’ ho notato che mentre gli uomini si coalizzavano tra loro anche per superare le varie fasi del gioco le donne erano una contro l’altra e c’era sempre una grande competizione.
Ha delle amiche?
Dai tempi del liceo! Paola e Giovanna che abitano una a Bologna e una a Genova ma restano i miei punti di riferimento. Posso dire che mi conoscono quasi più di quanto io conosca me stessa e mi fido di loro ciecamente.
Cosa la fa ridere, piangere, arrabbiare?
Rido in compagnia degli amici, davanti ad una tavola imbandita con un bicchiere di vino. Sono una gaudente a cui piace la buona tavola.
Piango raramente, a volte guardando certi film che in qualche modo mi ricordano esperienze personali o colpiscono emozioni profonde.
Mi fanno arrabbiare le persone che si lamentano sempre, spesso senza motivo. Il lagno è inutile e le persone così rubano energia e positività.
Lei è nata a Mestre a un passo da Venezia ma vive a Roma . Che differenze ci sono tra le due città?
Vivo a Roma da 25 anni e mi piace tanto. Certo è caotica ma in alcuni periodi del’anno, ad agosto per esempio è bellissima. Come carattere ci somigliamo anche il veneziano è gaudente e allegro. Quanto alle differenze ricordo che appena arrivata a Roma mi davano appuntamenti tipo ‘ci vediamo verso le 11’ o ‘verso l’ora di cena’ questa parola verso che per i romani è un modo di vivere e relazionarsi per me non significava niente.. ci ho messo un po’ ad entrare in questo clima. E poi gli orari, qui come a Madrid comincia tutto tardi, ora mi sono ambientata, se mi danno un appuntamento alle 8 rispondo: certo, ma di sera!.