Com’è nato il progetto di Razzo Laser?
Un piccolo miracolo. È stato determinante, nel corso di una puntata di Quelli che il calcio, un collegamento con Rocco Tanica prima che iniziasse il Festival di Sanremo. Tanica non aveva avuto ancora quel grande riscontro di pubblico con la sua rassegna stampa. Lui, successivamente mi ha chiesto di essergli accanto in questo progetto.
{module Google ads}
Come ritiene la sua performance nel programma?
La mia presenza è un po’ surreale, ha toni teatrali. Infatti io ho frequentato il Piccolo Teatro di Strehler. Razzo Laser mi dà la possibilità di divertirmi mettendo a frutto tutto ciò che ho imparato.
L’esperienza di attrice l’ha poi messa da parte?
Ho fatto tantissimo teatro, poi la mia carriera di attrice è finita perché ero arrivata a 28 anni e non ero diventata Laura Chiatti. Questo significa che non potevo farmi un mutuo con i soldi che guadagnavo. In Italia poi, non abbiamo una struttura che sostiene i “mestieranti”, perché o si è “big” oppure si fa un po’ fatica ad essere considerati come attori.
È il sistema culturale ed economico che è completamente diverso dagli altri. Non avendo voglia di mettere il sistema in discussione, mi sono interrogata su quello che mi piaceva fare. da qui ho iniziato ad ampliare il range dei provini, perché non volevo neppure rinnegare il mio passato di attrice.
Il suo primo provino è stato per Current
Quell’esperienza è stata molto significativa, uno dei lavori più belli da me fatti, ne sono uscita molto maturata professionalmente. Ma è finita.
Altra esperienza per me molto bella, è stata diventare madre. Mi sento felicemente grande e sono orgogliosa di esserlo.
Sono cresciuta personalmente anche perché mi hanno provato molto la malattia e la morte del mio compagno, dal quale ho avuto mia figlia.
Cosa le ha dato l’esperienza di Quelli che il calcio?
Sono stati nove mesi di grande spettacolo, nei quali ci si può permettere di fare anche performance leggere con la consapevolezza di avere una cultura.
Lo stesso posso dire per quanto riguarda la mia presenza a Le Iene.
Ha progetti futuri?
A 37 anni credo di avere alle spalle un buon percorso professionale. L’obiettivo è continuare ad essere protetta dalla mia buona stella. Ma ho un progetto da realizzare: vorrei presentare il Festival di Sanremo. Naturalmente voglio gestire la kermesse in prima persona, niente ruoli di co-conduttrice o valletta. Magari sarà fra 10 o più anni, ma dopo la Ventura e la Clerici potrei esserci io.
Dunque le piace fare la conduttrice?
Si, è un lavoro che mi entusiasma e mi lusinga molto, perché è un mestiere utile che coniuga intrattenimento, spensieratezza, ma anche cultura e informazione.
Il Festival di Sanremo sarebbe come una medaglia o una laurea ad honorem.
Comincerà quindi già a prepararsi per la prestigiosa conduzione?
Io mi sento già pronta, mi metterò a salire e scendere le scale col tacco 12, anche 15.
Crede di riuscire a calcare l’Ariston entro la 70esima edizione?
Si, magari anche la 71esima. L’importante è arrivarci senza che l’avanzare dell’età mi abbia fatto bere il cervello, e con la consapevolezza di poter mostrare un décolleté ancora fresco e senza rughe.
Lei è mamma di una bimba, come concilia lavoro e famiglia?
Mia figlia viene prima di tutto: ora ha 22 mesi e quando il padre è morto aveva sette mesi. Su quest’esperienza, sento il desiderio di scrivere un libro, perché di solito non si parla mai della morte, ma fa parte della nostra vita.
Io ho reagito al dolore. Per amore di mia figlia ho scelto la vita, e ho ingranato quella marcia in più che fa la differenza.
Che programmi tv preferisce?
Ho poco tempo per la tv, preferisco fare la mamma. In questo momento mi piace leggere libri di educazione per i bambini, per cercare di essere costruttiva e non traumatica come madre. Adoro la musica e stare con i miei amici. Amo il mio lavoro che per me significa comunicare agli altri una parte di me stessa