Il titolare Carlo considera Borgo San Lazzaro come un passatempo, preoccupato più che altro di dedicarsi alla bicicletta: arriva sempre in ritardo, e i dissapori con Ines contribuiscono a peggiorare la situazione. La donna è convinta che bisognerebbe utilizzare ingredienti freschi e puntare su piatti più tradizionali , ma Carlo vuole osare con carni come struzzo e canguro.
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Appena arrivato a Bergamo, Cannavacciuolo nota che il locale è in pieno centro; inoltre il mercato è proprio vicino al ristorante, perciò non ci dovrebbero essere problemi.
Lo chef ordina alcuni piatti, osservandone l’ “assemblamento” di prodotti preconfezionati e l’assoluta superficialità del proprietario, che arriva quando è comodo con il sorriso in faccia. Non potendo svolgere il suo lavoro come vorrebbe, Ines ha le lacrime agli occhi: Cannavacciuolo considera il sorriso di Carlo come una beffa ai suoi dipendenti, trattandolo da maleducato e da uomo poco accorto.
Arriva la sera: manca del tutto l’organizzazione. I clienti vanno via insoddisfatti, eppure Carlo è interessato esclusivamente ad abbordare le donne, o meglio, come gli dice lo chef stellato, a “fare lo scemo”. Qui, osserva Cannavacciuolo, la multietnicità anziché aggiungere valore, lo toglie.
Dopo aver osservato lo staff all’opera, inizia il rituale momento del confronto: l’atmosfera si fa incandescente, emergono vecchi rancori e recriminazioni davanti a cui Carlo, seppur a capo di tutto ciò, si dimostra disinteressato.
La mattina seguente, Cannavacciuolo aspetta Carlo sotto casa per bloccarlo: stavolta niente bicicletta. Viene invece mandato in macchina a Milano, per fargli provare sulla propria pelle come ci si sente a non avere una guida. Bendato, viene guidato da Marinella, donna ipovedente, in un percorso costituito da varie prove: senza vedere niente, Carlo è costretto a fidarsi brancolando nel buio. Proprio come i suoi dipendenti.
Intanto Ines vuole dimostrare ciò di cui è capace: invita lo chef al ristorante per dare prova delle sue capacità culinarie, in cui le origini africane si fondono con gli ingredienti della tradizione culinaria italiana. Cannavacciuolo apprezza: bisogna affinare le preparazioni, ma il sapore è buono e c’è assolutamente spazio per la creatività della cuoca.
Per testare i gusti dei potenziali clienti, lo staff allestisce un banchetto di assaggi in piazza, così da avere subito un loro feedback immediato.
Dimostrato a Carlo che i suoi dipendenti hanno voglia di impegnarsi, arriva il momento di mostrare a Ines alcuni trucchi. Commossa e per la prima volta sentitasi presa in considerazione, Cannavacciuolo le insegna a cucinare un piatto a a base di polenta, salsiccia e cime di rapa.
Ma il locale ha anche bisogno di un nuovo volto, con una cucina dotata di un comodo piano da lavoro. Ora Carlo ha in mano un “gioiellino”, a cui è stato fornito un menù che tiene conto delle suggestioni esotiche di Ines.
Borgo San Lazzaro deve ripartire: stavolta però, quando si crea tensione, Carlo interviene a sedare gli animi. La serata si rivela un vero successo: Antonino Cannavacciuolo ha portato a termine un’altra misisone.
La puntata si conclude qui: Cucine da incubo torna martedì prossimo con l’ultima puntata della terza stagione.