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Sento improvvisamente il bisogno di concedermi un momento di superiorità morale: io non sono così; ho in borsa l’ultimo numero di Internazionale, io. Se poi avessi almeno letto un articolo oltre alle vignette dell’ ultima pagina, probabilmente ora mi sentirei leggermente meglio in questa modesta operazione di autoconvincimento.
Conosco una donna: ha un ruolo da dirigente pubblico. Nemmeno dovrebbe essere lì: è venuta mentendo al compagno per la prima volta in vita sua; lui l’ha minacciata di lasciarla se avesse partecipato ai provini per il Gf.
Le vorrei chiedere perché, proprio per il Grande Fratello, macchiarsi il curriculum da fidanzata irreprensibile, però io oggi sono una di loro: niente giudizi. Ripete che è un’esperienza, niente di più. Sta palesemente mentendo: avendo quasi 40 anni, si vergogna di questo desiderio infantile. Si giustifica in continuazione. Parlerà con me per tutto il tempo: non si toglierà mai gli occhiali da sole.
Vicino a noi qualcuno ha adocchiato un aitante giovane in polo rossa: se ne sta in disparte, senza parlare con nessuno. C’è chi pensa sia un papabile inquilino.
Dicono che i casting si svolgano in gruppo: una domanda ciascuno. Chi ha invece la fortuna di interessare gli autori viene trattenuto un po’ di più. Ma si parla comunque di un paio di minuti ciascuno, poco più.
Ascolto le parole di un poco più che adolescente: ha appena 18 anni, si è iscritto ad un’accademia di cinema. Nel frattempo millanta compiaciuto qualche like da parte di Cecchi Paone sul suo profilo Facebook. Mi mostra le foto salvate nel telefono: due ex gieffini sono amici di suoi amici. La famosa teorie delle sei strette di mano, improvvisamente, si carica di un risvolto tragico che non avrei mai sospettato prima.
Io somiglierei alla sua professoressa dell’istituto tecnico. Così, mentre la ragazza dagli occhi blu cerca di recuperare una gaffe inesistente sottolineando che non sono così grande, mi tocca rassicurarla: la giovane età è solo un semplice stadio di vita, nonostante i media la elevino a valore. E poi, medito tra me e me, pure per lui, maledetto screanzato che sfodera inopportuni “lei” a tradimento, arriveranno i 30 anni.
Comunque, almeno per oggi, io sono una di loro: niente giudizi. Cerco di calarmi il più possibile nella parte, cioè parlando pochissimo per non tradire opinioni inopportune.
A sentire loro, sarebbero lì tutti per vivere un’esperienza diversa dal solito, non per il successo. La pessima nomea dello show condiziona anche chi aspira a farne parte: nessuno ammette di voler diventare famoso. Dopo tanti anni, anche il pubblico più ingenuo ha maturato la consapevolezza che la macchina dei sogni sia meno dorata di quanto appaia: però con i soldi si potrebbe aprire un’attività e, grazie alla notorietà acquisita, sponsorizzarla. L’esempio è quello di un ex tronista che avrebbe aperto un centro estetico chiamato Uomini e donne,.
Un dubbio aleggia ora sulle nostre teste: e cosa risponderemmo se ci chiedessero qual è il nostro motto? Il 18enne è preoccupato. deve immediatamente avere un’idea.
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Ho ascoltato abbastanza. Dico che non ne posso più di stare in fila, non sosterrò il provino. “Te ne vai? Ma come, hai fatto tanto per arrivare fin qui”, cerca di convincermi la ragazza dagli occhi blu profondo, sfoggiando inconsapevole la retorica inconsistente da reality. Le faccio notare che ho solo preso un numero, l’ho attaccato alla canotta e ho aspettato un paio di ore all’ombra. Questo è il mio immane sforzo, il “tanto” che ho fatto finora.
Chiedo indietro la mia penna, auguro buona fortuna. Riconsegno numero e questionario, naturalmente in bianco: “Mi sono sbagliata: non ho la pazienza sufficiente per aspettare”, mi giustifico col ragazzo all’ingresso. Me ne vado, allontanandomi a passi lunghi.
Prima o poi quel numero di Internazionale lo dovrò aprire. Non ho scelta.