Lo speciale, realizzato dal vicedirettore della testata Gennaro Sangiuliano, è un’inchiesta- documentario che ricorda, a quarant’anni di distanza, l’epidemia di colera che colpì la citta di Napoli nel lontano 1973. Purtroppo l’evento è stato velocemente dimenticato, nonostante il drammatico bilancio: decine di morti e migliaia di persone contagiate. Il vibrione del colera non si fermò solo a Napoli ma si estese anche a Bari e in altre località del Mezzogiorno. Lo speciale, arricchito di immagini e filmati anche inediti, ripercorre tutte le tappe di quell’emergenza sanitaria.
La notifica ufficiale fatta dal governo di allora all’Organizzazione Mondiale della Sanità, risale solo agli ultimi giorni dell’agosto 1973: per la prima volta si ammetteva che a Napoli vi erano stati casi di colera. Ma la stampa aveva dato l’allarme, ampiamente documentato, già alcuni giorni prima, spiegando che i medici degli ospedali napoletani, inizialmente, avevano pensato solo ad una forma più virulenta di gastroenterite.
Era inammissibile e lontano da ogni congettura, immaginare soltanto che una grande metropoli dell’Occidente industrializzato, come Napoli, potesse riportare indietro gli orologi della storia e della sanità, ai secoli bui durante i quali il colera decimava milioni di persone. La notizia, per queste ragioni, si diffuse velocemente e le maggiori testate internazionali le dedicarono la prima pagina. Analogamente giunsero inviati delle principali emittenti televisive per documentare una situazione che presentava e presenta tutt’ora molti lati oscuri.
Lo Speciale Tg1 realizza un viaggio negli ultimi quarant’anni, attraverso documenti e filmati rimasti inediti per tanti anni, dimenticati negli archivi, come la drammatica storia del vibrione sulla quale si aveva fretta a mettere sopra una pietra, perchè si sentivano l’imbarazzo e la vergogna di una situazione sanitaria da terzo mondo.
Tra le testimonianze che ascolteremo, c’è quella di Francesco Rosi. “Dopo quarant’anni Napoli si ritrova nelle medesime condizioni di allora, se non peggio” dirà, malinconicamente, il regista, napoletano doc, autore del film Le mani sulla città, che rappresentò un atto di denuncia del sacco edilizio a Napoli. Rosi all’epoca aveva già fatto notare le gravi carenze igieniche della rete fogliaria di Napoli. “La devastazione dell’ambiente e l’aggressione del cemento sono continuate senza tregua grazie agli stessi interessi forti di allora”, affermerà ancora Rosi.
L’inchiesta del Tg1 procede attraverso differenti fasi, cercando di far luce su aspetti ancora non chiari: ci si sofferma sulle reticenze degli organi preposti nell’ammettere l’epidemia, si fa l’elenco dei morti, si parla della vaccinazione di massa a cui furono sottoposti oltre un milione di napoletani. Si affronta il problema della guerra alle cozze indicate come le responsabili dell’epidemia, si ricordano le tante piccole tragedie umane vissute dalle vittime e i processi giudiziari che seguirono quei fatti.
Oltre Francesco Rosi parlano altri protagonisti dell’epoca: il professor Mario Soscia, vice direttore sanitario del Cotugno, Antonio Bassolino, all’epoca dirigente del Pci; Paolo Mieli, inviato speciale del settimanale L’Espresso che realizzò sulla situazione napoletana un’inchiesta dal titolo Bandiera gialla per sottolineare le precarie condizioni igieniche che avevano favorito l’insorgere dell’epidemia. Ci saranno, infine, Paolo Cirino Pomicino, nel 1973 assessore comunale ai Cimiteri e Peppino Di Capri che proprio nel 1973 aveva vinto il festival di Sanremo.
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