Violenza anche nei Cartoons nei quali i personaggi si sono adeguati alla realtà degli umani: i Simpson, i Griffin, gli abitanti di South Park agiscono spesso con brutalità e mancanza di rispetto e, in questo senso, parlano ogni giorno il linguaggio della violenza. Allo stesso modo produzioni animate come Ben ten e Leone cane maldestro si sono dimostrate inadatte per la fascia di pubblico alla quale sono rivolte. Segno evidente che gli autori, a volte anche involontariamente, trasferiscono nel mondo fantastico le medesime brutture presenti nella vita reale.
Violenza è quella dei talent show nei quali le regole del gioco televisivo impongono determinati comportamenti e muovono le fila del meccanismo. I partecipanti, infatti, vengono selezionati non per le effettive capacità, ma per determinate caratteristiche utili a catturare l’attenzione del pubblico. Insomma il cosiddetto cast, a cui si deve il successo di un tale prodotto, deve rispondere a precisi requisiti televisivi più che all’effettivo talento.
Violenza è quella che si fa, ogni giorno, sulla fascia di pubblico più giovane e indifesa: gli adolescenti vengono proiettati in ruoli da adulti con promesse di successi facili e guadagni sicuri. Quando le illusioni svaniscono si possono avere anche reazioni aggressive e il crollo delle speranze può scatenare persino crisi depressive.
Violenza è anche nella fiction. Soprattutto nelle serie tv di importazione. Una recente ricerca ha evidenziato che ogni bambino italiano, quotidianamente, assiste ad almeno dieci episodi di violenza in tv. L’identificazione con personaggi brutali può sfociare in comportamenti abnormi. Serie come The walking dead sono all’insegna del grand guignol: omicidi, cadaveri, sangue, zombi e morti viventi. Sesso e morte sono gli ingredienti principali di serie come I Borgia e Spartacus che, in maniera esasperante, ripropongono l’eterno contrasto amore-morte. Naturalmente anche da noi non si scherza. Le serie sulla delinquenza organizzata come Il clan dei camorristi, Squadra antimafia, L’onore e il rispetto, mostrano in continuazione scene violente, raccapriccianti stragi di massa. Non solo ma spesso mafiosi e delinquenti sono presentati come persone che godono di tutti i privilegi derivanti dalla fortuna economica accumulata.
Violenza è anche questa: la consapevolezza che, far prevalere se stessi e le proprie regole, rappresenti il modo più agevole per arrivare al successo. Si trasmette in tal modo, anche a livello subliminale, nell’animo più fragile del target giovanile, la convinzione deviante che la violenza sia l’unico mezzo per risolvere tanti problemi. Così la tv rischia di generare dei “nuovi mostri” attirati da falsi idoli in una visione amorale dell’esistenza.
Violenza è nell’informazione: dinanzi ad una tragedia si cercano sempre le immagini più cruente e di maggior impatto spettacolare da mandare in onda per colpire il pubblico. Documentare un fatto di cronaca implica scavare impietosamente nella sofferenza di chi è stato colpito, puntare i riflettori sui volti e sui risvolti più intimi e personali, in uno spregio totale dell’umana pietas. C’è violenza persino nei documentari scientifici. Non ce ne accorgiamo, ma anche l’informazione scientifica è divenuta più “aggressiva” con immagini e filmati che mostrano la violenza della natura negli aspetti più impressionanti. Quasi un’ulteriore conferma che alla violenza non ci si può sottrarre, perchè fa parte del Dna dell’universo.
Rousseau, nell’Emilio, sosteneva che l’uomo nasce in uno stato di grazia ma, col tempo, la società ne inquina il comportamento.
Se fosse vissuto oggi, di sicuro avrebbe attribuito i guasti dell’essere umano non alla società ma alla televisione.
Non meravigliamoci allora se l’aggressività dilaga tra i giovani: hanno assorbito una quantità incalcolabile di violenza che, a lungo andare, si è rivelata davvero deleteria.
La tv, purtroppo, ha abdicato alla sua missione originaria: coniugare informazione, cultura, intrattenimento.