Rai 1 assolve le banalità di una sceneggiatura sempre uguale a se stessa in nome del 30% di share conquistato, puntualmente, ogni settimana. Il pubblico radical chic, la fascia giovanile, gli under 30 conoscono Don Matteo magari per averne intravisto la tonaca tra uno zapping e l’altro. E mai verrebbe loro in mente di seguirne una puntata in streaming: sono lontani anni luce dalla serialità consunta di casa nostra, sono proiettati nel mondo iper moderno degli uomini e delle donne d’azione d’oltre oceano che assicurano adrenalina e forniscono modelli di comportamento particolarmente stimolanti.
Chi mai potrebbe riconoscersi in Don Matteo? Neppure il più modesto parroco di campagna: di solito, infatti, i preti si occupano di esercizi e funzioni religiose. A nessuno verrebbe mai in mente di trasformarsi in uno Sherlock Holmes in tonaca e andare a scovare gli assassini. Insomma non esiste una corrispondenza reale di questo prete perfetto che scorazza in bici e fa confessare gli assassini con aria di indulgenza. E siamo ben lontani dalla grandezza letteraria (e poi televisiva) del Padre Brown di Chesterton, interpretato magistralmente da Renato Rascel nel 1970 sull’allora Canale Nazionale Rai.
Maria De Filippi: o la si ama o la si odia. “Portatrice sana” di pubblicità e ascolti, denigrata da una certa critica “impegnata” per il suo insistere su temi “borgatar- popolari”, snobbata dalla categoria dei “progressisti televisivi” che vede in lei la rappresentante di una tv omologata sempre sugli stessi schemi, la signora Costanzo, da circa un ventennio, fa discutere.
Musa del tele-canto e della danza, ha contribuito, seppure in minima parte, alla riduzione della disoccupazione giovanile con i programmi “Amici” e “Uomini e donne”. E ha dimostrato una gran capacità di mediazione nel districare i complicati contrasti familiari che, da dieci anni, presenta annualmente a “C’è posta per te”.
Ma come una sorta di Giano bifronte è capace si mostrare anche l’altra faccia della sua personalità mettendo alla prova coppie apparentemente serene che, in cambio di compensi economici e di contratti vari, accettano di partecipare a show ambigui e, spesso, discutibili dal punto di vista etico. E’ accaduto a Temptation island. La doppia faccia dalla De Filippi ha fatto gridare allo scandalo i perbenisti e la critica più severa. Ha costretto il Moige (Movimento Italiano Genitori) a intervenire con commenti durissimi: “pornografia dei sentimenti”, ha tuonato l’associazione delle famiglie. Ma la De Filippi ha convinto una buona parte del pubblico estivo, soprattutto i giovani incuriositi delle situazioni create ad arte ad esclusivo servizio delle telecamere.
Donna che riesce a mettere in fila i pubblicitari per acquistare spazi nelle sue trasmissioni, la signora Costanzo divide e unisce, separa e affratella il pubblico, restando apparentemente sempre se stessa. Ma con una differenza di fondo: quando mostra la faccia positiva e accomodante non esita a esporsi in prima persona: l’esempio più significativo è il people show “C’è posta per te”. Quando invece si tratta di provocare, insinuare dubbi e spezzare certezze, allora si ritira dietro le quinte, come è accaduto in Temptation island.
La De Filippi è un personaggio intoccabile. Come Michele Santoro nel settore dell informazione. Ma qui la visuale è del tutto contrapposta. Santoro, al di là delle considerazioni politiche di qualsiasi colore, è ben visto da una fascia di pubblico molto politicizzata che guarda agli ideali di una sinistra, assolutamente inesistente in Italia, nella quale vorrebbero identificarsi.
Santoro ha attraversato in maniera trasversale il piccolo schermo: ha stazionato a Rai3, si è spostato a Rai2, si è concesso un approdo sulle reti Mediaset per poi stabilizzarsi, almeno momentaneamente, a La7, rete che attualmente lo ospita con il suo Servizio pubblico.
Santoro rappresenta, per una parte di pubblico, l’espressione più evidente di una informazione senza doppi fini e senza condizionamenti. All’altra parte che, invece, lo odia, appare come il giornalista che procede per tesi precostituite, che inganna, subdolamente gli ospiti nel tentativo di farli cadere nelle trappole abilmente preparate. Un conduttore che riesce, in base alle sue indubbie capacità professionali, a collezionare, quasi sempre, ascolti rilevanti.
E’ la sua dialettica incalzante a colpire, nel bene e nel male. E’ la sua abilità di condurre l’interlocutore in un labirinto senza via d’uscita a spaventare, tuonano i detrattori. E’ l’unico giornalista credibile che ha sperimentato l’inchiesta sul campo, il paladino di un’Italia che affoga nel politichese e che lui porta prepotentemente alla ribalta, a differenza dei colleghi “allineati” con i poteri forti, affermano invece i sostenitori.