Insomma “la bolla di sapone”, che conteneva un po’ tutti i talk, è esplosa, perchè la saturazione ha raggiunto il massimo. Il sistema si avvia all’autodistruzione. Era già nell’ aria: una morte, per molti aspetti, annunciata. La “tabe” che già invadeva questo tipo di trasmissioni, è stata ignorata o peggio non capita come nella più devastante “malasananita” televisiva. Si è lasciato che il morbo degererasse progressivamente fino a colpire i gangli vitali del sistema talk show riducendolo ad una sorta di walking dead. E ancora oggi che i risultati sono sotto gli occhi di tutti, si continua ostinatamente a tenere in vita queste “creature” televisive che non hanno più nulla di originale, ma vengono assemblate, alla Frankstein, con vecchi pezzi riciclati.
Il decadimento del genere è oramai generale. Aveva già coinvolto anche Matrix su Canale 5. La gestione del talk show, affidata ad Alessio Vinci, collezionava un 10% ritenuto insoddisfacente. Luca Telese assoldato da La7 avrebbe dovuto rinvigorirlo: il risultato è stato un ulteriore ridimensionamento.
Ma il caso più eclatante è rappresentato da La gabbia, il talk show che Gianluigi Paragone conduce su La7 la domenica sera. Briciole di ascolti , 2%, per un conduttore che abbandonò Rai2, dove conduceva con audience anche di due cifre, L’ultima parola. La riproposizione, sulla rete di Urbano Cairo, di prodotti presenti in Rai si è rivelata fallimentare anche per Floris. E La 7 rischia di diventare una sorta di cimitero degli elefanti per conduttori troppo pretenziosi.
Stanchezza da parte del pubblico? Disinteresse per la politica che ha invaso i palinsesti tracimando dai tg ai salotti televisivi? O più semplicemente sfiducia nelle elucubrazioni dei politici e insofferenza per gli atteggiamenti da prima donna dei conduttori?
Un mix di circostanze ha affossato il genere nonostante fosse in sintonia con la spending review: il talk show costa poco, gli ospiti politici si offrono gratuitamente in cambio di visibilità cercando di far presa sul pubblico: almeno così credono.
Il momento storico è difficile, la crisi incide pesantemente sui bilanci, la sensazione da the last day accomuna un po’ tutti e non lascia neppure immaginare un day after. Vi si aggiunga la congiuntura internazionale, gli eccidi che ogni giorno entrano nelle case degli italiani con il loro carico di sangue e di orrori. Eventi che vengono portati, sera dopo sera, nei salotti televisivi per alimentare una discussione finalizzata solo ad amplificare un clima ansiogeno già presente nel telespettatore.
Gli italiani cercano distrazioni dinanzi alla tv. Sono stanchi di discussioni e di zuffe quotidiane sulle riforme istituzionali, sulla legge elettorale, non credono più nella ripresa economica vista l’imperante disoccupazione, soprattutto giovanile.
Troppe famiglie stentano ad arrivare a fine mese. Gli scandali di una classe politica che non vuole abbassare la guardia e continua a schierarsi dalla parte dei cittadini solo quando frequenta i salotti televisivi, hanno generato una depressione strisciante dinanzi alla quale il telespettatore comune cerca di trovare un rimedio.
Il pubblico ha compreso quello che politici e star del talk show non hanno ancora capito: i disagi di cui tanto si discute, nella realtà, i cittadini li vivono drammaticamente sulla loro pelle.
E allora carpe diem, si cerca di evadere, di vivere alla giornata aggirandosi nel labirinto televisivo alla scoperta di un’oasi distensiva. E quando ci si imbatte, ad esempio, in un programma come Tale e quale show, che consente di lasciarsi alle spalle per qualche ora le preoccupazioni della giornata, il telecomando viene abbandonato.
La conseguenza dell’implosione dei talk show, che non rappresentano più il trait d’union con la vita reale, è la rivincita del varietà televisivo. Il varietà torna alla sua connotazione originale: una pausa di puro intrattenimento finalizzato a restituire, anche solo per poco, quel sorriso di cui tanto hanno bisogno le famiglie italiane.
E’ evidente che i telespettatori non ne possono più di cassadre televisive che, in ogni talk show del giorno, prevedono l’imminente disfatta economica dell’Italia.
Tutti hanno bisogno, insomma, di riappropriarsi della serenità perduta, stanchi di assistere solo a sciagure, disastri ambientali, atti terroristici, violenza di ogni genere su chiunque, soprattutto bambini e donne, guerre di religione, decapitazioni che evocano il peggior terrore rivoluzionario. Si vive in una realtà precaria, nella quale la sicurezza è divenuta un optional: su ognuno di noi pendono, quotidianamente minacce le cui conseguenze vengono amplificate con dovizia di particolari nei salotti della politica.
Proprio per questi motivi “Big Bang ha detto stop.”