Sotto questo punto di vista, Zingaretti può considerarsi miracolato dal suo personaggio. Gli deve tutto. Prima di calarsi nel ruolo, era un ottimo attore teatrale, confinato in piccoli ruoli televisivi. E, come è già accaduto in passato, una volta raggiunto il successo, Zingaretti ha cercato di rinnegare il suo commissario. Più volte ha dichiarato di volerlo abbandonare per non fossilizzarsi nella parte: temeva l’identificazione con il personaggio e aveva paura di restarne imprigionato. Adesso ha cambiato idea, non si dissocia più da Montalbano. Ha compreso che, in qualsiasi altro ruolo il pubblico possa vederlo, lo apprezza, lo gratifica, ma alla fine finisce per chiedersi: quando torna Montalbano?
Zingaretti vive di Montalbano ma Montalbano non si può identificare solo con Zingaretti. Il commissario è una creatura letteraria che ha una sua vita specifica nelle pagine di Camilleri, diversa da ogni altra. Montalbano, infatti, non è Maigret e non è neppure Poirot. E’ distante da Sherlock Holmes, non somiglia ai tanti moderni poliziotti della letteratura italiana e internazionale.
Il Montalbano televisivo, paradossalmente, ha qualcosa di Don Matteo: entrambi i personaggi vivono in piccoli centri della provincia italiana nei quali il delitto è all’ordine del giorno. Entrambi inseguono la verità scrutando i propri concittadini smascherando il loro falso perbenismo e i vizi nascosti che sfociano nel delitto. Spoleto e Vigata accomunate da un filo rosso: il crimine. E mai, come in questo periodo, l’attualità porta sotto i riflettori casi drammatici di cronaca nera che sconvolgono la provincia italiana, non più addormentata ma pervasa da oscuri brividi omicidi.
Montalbano, però, ha qualcosa in più: incarna, nonostante il suo fiuto e le sue capacità, l’italiano medio con molti dei suoi difetti e dei suoi limiti. Il commissario ha un debole per le donne: fidanzato apparentemente fedele, ha invece, più volte tradito la sua compagna svedese e si è abbandonato a passioncelle transitorie. Non ha mai sposato la sua partner perchè non vuole ritrovarsi nel ruolo di marito, non gli è congeniale. Montalbano ama la buona cucina, il peccato di gola per lui è molto frequente: le serie televisive andate in onda lo hanno proposto in vari ristoranti siciliani alla prese con piatti della tradizone locale che gusta con evidente soddisfazione. Prima che poliziotto, Montalbano è un uomo e non rifugge dal piacere in tutte le sue declinazioni.
Spesso, nei racconti di Camilleri, è apparso privo di scupoli: non ha esitato ad utilizzare anche sistemi illegali per portare a termine un’indagine che non poteva essere risolta diversamente.
Ma c’è di più. Il commissario si è circondato di due assistenti che sono molto legati a lui: sembra un’amicizia stabile, solida, quella che lo lega al suo braccio destro Mimi Augello (Cesare Bocci). Purtroppo anche Mimì, molto sensibile al fascino femminile, durante un’indagine, lo tradisce per proteggere una giovane donna poco raccomandabile di cui si era infatuato.
In questo alternarsi di comportamenti, a volte contrastanti, Montalbano non è mai statico e mostra, indagine dopo indagine, tutte le componenti del suo carattere che, nonostante siano note da tempo al grande pubblico, stimolano sempre la curiosità e hanno un indiscutibile appeal. E’ un po’ come per i casi di cui si occupa. Nell’ennesima replica di una puntata, i telespettatori sicuramente conoscono il colpevole. Ma, come conferma l’Auditel, seguono con interesse ogni vicenda,soprattutto per rivedere Montalbano nella realtà quotidiana in cui opera.
Il commissario è apparentemente scontroso ma ha un grande cuore. Sotto la corazza del duro, si cela un uomo semplice, profondamente legato alla sua terra. Sullo sfondo, la belleza e la luminosità del paesaggio siciliano diventano, a loro volta, veri e propri protagonisti.