Ha iniziato Il segreto a mostrare le prime inequivocabili tracce del degrado della famiglia. Si è toccato davvero il fondo nella seconda stagione con gli esempi di don Gonzalo,sacerdote che vuole abbandonare l’abito talare e l’amore per Dio per cedere all’amore più umano per una donna. Gli intrighi e le passioni vincono sul trascendente, con buona pace di Isabella la Cattolica: certo erano altri tempi,era l’epoca a cavallo tra il 400 e il 500. Ma la tradizione cattolica della Spagna è sempre stata molto più sentita rispetto a quella italiana.
Poi sono arrivate altre serie in Italia con la speranza, da parte dei responsabili di rete, di bissare il successo de Il Segreto. E tra quelle che hanno offerto una delle immagini più discutibili della famiglia ci sono Senza identità con Megan Montaner ( la Pepa della prima stagione de Il Segreto) e Il sospetto. Due prodotti che hanno letteralmente sconvolto i telespettatori per gli elementi cruenti contenuti nella sceneggiatura che ha trattato la famiglia come un covo di vipere.
In Senza identità la protagonista scopre a 27 anni di essere stata adottata dai genitori. Un’adozione illegale la cui scoperta porta alla luce un traffico di altre adozioni dello stesso tipo.Per evitare che la giovane donna possa scavare più a fondo e accusare gli stessi membri della sua famiglia di un business legato al traffico illegale di neonati, viene fatta rapire e condotta in Cina. Qui è rinchiusa in una prigione di massima sicurezza fino a quando non riesce a scappare: una fuga rocambolesca simile a quella di Edmond Dantes. E quando, finalmente, riesce a tornare a Madrid sotto una falsa identità, ha un solo obiettivo: vendicarsi dei suoi familiari nella maniera più spietata.
Ancor più sconvolgente la storia raccontata ne Il sospetto. Le indagini sulla scomparsa di due bambine della stessa famiglia portano alla luce una verità sconvolgente: tre bimbi, per evitare la separazione dei propri genitori, elaborano un piano. Certi che la preoccupazione per i propri figli prevarrà sul divorzio imminente, inscenano la sparizione di Maria, 9 anni, nel giorno della sua prima comunione. Ma il gioco assume una dimensione tragica perchè anche la cugina della bimba sparisce e si scopre che è stata uccisa accidentalmente da Pablo, il più piccolo della famiglia, l’ideatore del drammatico piano.
Trasformare anche i bambini in assassini anche se involontari, è davvero troppo.
La famigla nella fiction made in Spain appare completamente sgretolata, priva di ogni valore e di qualsiasi punto di riferimento positivo.Non fa eccezione Velvet, la serie ambientata nella Spagna degli anni ’50 in un grande atelier di alta moda. L’amore tra i protagonisti è svilito dalle motivazioni economiche che portano lui a sposare la ricca ereditiera pur di salvare l’atelier dal fallimento. E gli intrighi, l’arrivo di madri che riemergono da un passato buio, rendono la vicenda un continuo alternarsi di tradimenti e rapporti poco chiari. Il tutto alla ricerca ossessiva di un’audience che oramai ha bisogno di emozioni sempre più forti.
Sulla medesima falsariga si è posta la serie Il tempo del coraggio e dell’amore che, baciata da un gran successo in Patria, non ha avuto il medesimo gradimento su Canale 5. Fortunatamente.
Anche Il Principe- un amore impossibile, non è riuscito a far breccia nel cuore dei telespettatori italiani. Nel mescolare tradizioni cristiane e mussulmane, mafia e terrorismo, la serie non rinuncia all’ennesimo triangolo amoroso con l’aggravante che la protagonista si rende conto solo dopo le nozze, di aver spostato un criminale.
Spagna dunque sinonimo di fiction discutibili dal punto di vista etico. E dire che proprio la Spagna (a Barcellona) è sede della “Sagrada Familia”, capolavoro dell’architetto Antonio Gaudí e massima espressione simbolica del valore della famiglia.
Sarebbe però riduttivo pensare che sia soltanto la rincorsa all’audience a determinare un trend così discutibile. La famiglia della fiction spagnola ha le classiche caratteristiche della più becera telenovela di origini sud americane, si rifà ad un certo feuilleton, ma soprattutto condensa, nella sceneggiatura, i peggiori sentimenti dell’animo umano. E’ una famiglia standardizzata in schemi perfidi e malvagi che non esita neppure a uccidere. Una famiglia che dà certamente un esempio poco rassicurante: il messaggio è inquietante soprattutto per quel pubblico psicologicamente più fragile che include anche i minori.