Tre maniere differenti di fare giornalismo televisivo. Tutte però legate dallo stesso obiettivo: captare il consenso del pubblico. Cominciamo dal talk show più longevo dei tre in esame, L’infedele su La7. Gad Lerner lo gestisce da anni con il medesimo spirito di servizio che talvolta lo fa assomigliare ad una fotocopia sbiadita di Michele Santoro. L’infedele è divenuto una sorta di chiesa laica nella quale ogni lunedì il padrone di casa celebra i propri riti, conquistando limitate fette d’ascolto. Uno dei pochi momenti di gloria è arrivato qualche anno fa con la famosa telefonata di Berlusconi al padrone di casa che fece impennare gli ascolti.
Altro sacro rito sembra consumarsi nella sacrestia di Che tempo che fa, nella edizione del lunedì sera. Qui i toni diventano ancora più radical chic di quelli che cerca di imporre Gad Lerner. Tutto si avolge in un’atmosfera di superiorità intellettuale che spesso fa sentire in imbarazzo chi è sintonizzato su Rai3. Fabio Fazio si erge su un piedistallo e dall’alto si rivolge ai poveri mortali mostrando l’altra faccia della tv, quella impegnata, di alto livello che guarda con sufficienza i poveri comuni mortali ancora attaccati al piccolo schermo di stampo nazional-popolare. In quest’ottica si inquadrano gli ospiti settimanali e anche i sermoni di Roberto Saviano.
Quinta colonna, invece, si discosta da questo trend radical chic. Esprime al contrario un giornalismo di pancia, trattando argomenti e tematiche molto vicine al cosiddetto ceto sociale meno abbiente. Paolo Del Debbio, il padrone di casa punta tutto sulla gente comune, sulle denunce fatte dalla piazze italiane nelle quali i vari inviati danno voce ai disagi dei tanti signor Rossi. Del Debbio spinge l’acceleratore sui problemi di chi non arriva a fine mese perchè le pensioni e gli stipendi non lo consentono, si occupa di malasanità, mostrando casi eclatanti di persone bisognose di cure mediche che non possono fare per ristrettezze economiche. Fa parlare madri che hanno perso figli per cure sbagliate, popolane che in dialetto gridano tutta la propria rabbia verso la politica del magna-magna.
Un’umanità dalle mille sfaccettature che trova visibilità sulle piazze italiane. In ogni puntata ce ne sono alcune dalle quali parte il grido di protesta. Dallo studio del Debbio gestisce con minuziosa cura ii collegamenti e la discussione con gli ospiti presenti. Bisogna riconoscergli di essere notevolmente migliorato rispetto agli esordi in cui appariva molto più nervoso e superficiale.