Anche se trascorso qualche anno, la Bignardi ha certamente un caro ricordo di quei mesi, non troppo lontani per la verità, in cui un loden simboleggiava il ritorno alla serietà dopo anni di barzellette da villaggio turistico malfamato.
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A Rai 3 tira il vento di un borghese rinnovamento estetico: giornaliste e conduttrici non possono essere troppo avvenenti né suscitare una parvenza di sensualità. La ricetta prescrive: camicette dai colori tenui, niente tacco 12, né scollature, tubini fascianti o trucco vistoso. Probabilmente molte si sono sentite colpite nella propria credibilità professionale, ma è chiaro che ci sia un qualche sfortunato equivoco di fondo: forse la Bignardi pensava che la Tatangelo vista a I migliori anni, fosse in diretta su Rai 3.
Intenti a pensare alla libertà femminile violata, si è invece trascurato il cuore della questione. Il decoro non è solo al femminile: per gli uomini sono previsti completo, anche gessato, con camicia e cravatta. Con la conseguenza che qui si rischia di riscrivere i programmi: che ne sarà di Gazebo e delle t-shirt di Zoro, sfoggiate per piacere ai telespettatori che vogliono piacere? Anzi, toccherà proprio cambiare nome d’arte, perché uno “zoro” incravattato non si è mai visto. Pare infatti che non saranno accettate deroghe. Dunque, che fare? Si procede di giacca e poi, per adeguarsi allo stile della social top ten, si indossa la magliettina durante la pubblicità?
Oppure bisognerà tagliare la zazzara a Mirko Matteucci? Se i volti del servizio pubblico devono essere rassicuranti, l’azienda non può portare in video gente che, citando Guareschi, pare fornita come una lepre in viaggio.
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E Michele Mirabella? Di certo dovrà rinunciare al vezzo d’antan delle bretelle, e pure per le cravatte a pois si avvicinano giorni bui. Sarà poi sufficientemente sobrio, quel capello rossiccio? Per non parlare del bianco catarifrangente della chioma di Beppe Severgnini: troppo sfacciata nella sua manifestazione esteriore.
Intanto sulla rete imperversa la programmazione estiva, tra vecchi film e e trasmissioni che chiudono la stagione televisiva. Gli effetti di questo dress code si vedranno meglio da settembre, solo che essendo Rai 3, si può già azzardare una previsione: non se ne capirà la differenza. In compenso però, la direttrice si sarà guadagnata una discreta quantità di punti antipatia.