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Insomma, è il momento della stagione in cui ha senso un primo tentativo di tirare le somme – anche solo provvisorie – su ciò che abbiamo visto finora. Un giudizio da spingere fino agli obiettivi e alle impostazioni dei programmi, senza fermarsi ai meri dati d’ascolto.
La prima cosa da dire è che anche i palinsesti di quest’anno sono stati concepiti senza rivoluzioni, né nell’organizzazione né nelle idee. Tuttavia, abbiamo visto un buon numero di piccoli esperimenti e cambiamenti su cui riflettere, già dalle prime settimane.
Verso il 2019 in TV | Le novità alla conduzione viste quest’anno
A settembre, Mara Venier è tornata in Rai e si è ripresa la “sua” Domenica In, dopo la deludente annata affidata alle sorelle Parodi. La sfida era doppia: rinvigorire un programma in affanno e giocarsela nella gara degli ascolti con la corazzata di Domenica Live, guidata da Barbara D’Urso.
Missione compiuta, anche se con qualche appiattimento di troppo su temi e personaggi della concorrenza, salvati solo da un’impostazione più sobria, meno patinata, meno morbosa e dalla naturalezza con cui la Venier riesce a condurre.
A proposito di cambi alla conduzione, questa stagione televisiva ha segnato anche l’atteso passaggio di mano alla Prova del Cuoco. Antonella Clerici ha lasciato definitivamente le redini ad Elisa Isoardi – già sua sostituta durante la maternità del 2008 – dopo più di quindici anni.
La Isoardi ha iniziato male, poi ha risollevato le sorti attestandosi su buoni livelli, seppur inferiori a quelli attesi e senza dimostrarsi ancora efficace.
Problemi ancora maggiori per la stessa Clerici, tornata al sabato sera di Rai1 con Portobello, lo storico show di Enzo Tortora nato negli anni ‘70.
Il programma – terminato sabato 11 dicembre – non è mai riuscito a dimostrarsi competitivo negli ascolti e nemmeno nel congegno che lo ha animato.
Ennesima dimostrazione di come l’operazione nostalgia, da sola, non sia sufficiente per ottenere risultati, sperando nell’età medio-alta del pubblico target di Rai1.
Rimanendo in casa Rai, Caterina Balivo ha lasciato Detto fatto su Rai2 per tentare l’approdo sulla rete ammiraglia con il nuovo programma Vieni da me. Ha vissuto un esordio preoccupante, poi c’è stato un assestamento incoraggiante della formula, benché il pubblico di Rai1 non sia, evidentemente, ancora convinto.
A Detto fatto l’ha sostituita Bianca Guaccero, che invece ha iniziato da subito col piglio giusto. Si è dimostrata a suo agio, ha trovato un certo feeling con gli spettatori – non facile per una trasmissione legata alla figura della Balivo – ed ha mantenuto risultati d’ascolto paragonabili a quelli degli scorsi anni.
Un discorso a parte lo merita Flavio Insinna, nuovo conduttore de L’Eredità dopo la morte dell’indimenticato Fabrizio Frizzi. Il suo era un compito difficile, considerato il peso dei suoi predecessori e che si trattava del suo rientro dopo gli spiacevoli fuori onda diffusi da Striscia la Notizia, in cui lo si vedeva prendere a male parole i concorrenti (e non solo) di Affari Tuoi.
Ha cominciato impacciato, teso, sottotono, irriconoscibile perché lontano dal suo stile brioso. L’Eredità ha perso parte degli ascolti e lui ci ha tenuto a rivendicare la scelta di quella conduzione, voluta “per entrare in punta di piedi nel salotto degli italiani, al posto di un insostituibile come Fabrizio Frizzi”.
Pian piano ha preso le misure, ne è venuto fuori – pur dimostrandosi ancora non al meglio – ed ha recuperato terreno negli ascolti e nel gradimento del pubblico. Rimane un periodo non proprio paragonabile ai migliori per L’Eredità, ma soddisfacente.
Complice ne è stato anche il “momento no” della fascia preserale di Canale 5, con Gerry Scotti: Caduta Libera non è mai riuscita ad ottenere granché, anche se The Wall – in onda da poche settimane – ha segnato un passo avanti notevole, avvicinandosi per la prima volta a L’Eredità.
Verso il 2019 in TV | I programmi del day-time e dell’access time
Ma nel palinsesto del day-time di questa stagione ci sono soprattutto conferme.
Al mattino, Storie Italiane con Eleonora Daniele ha fortificato il suo spazio – a scapito (nel breve periodo di sovrapposizione) pure di Mattino Cinque – nonostante la cronaca proposta sia spesso troppo carica di retorica ostentatamente volta a drammatizzare gli eventi.
Forum, di suo, continua ad affermarsi nella tarda mattinata. È un programma per certi versi anacronistico e palesemente artefatto, ma i casi che tratta sono un gancio potente per il suo pubblico, abituato a riconoscersi nei piccoli e grandi contenziosi in cui si imbatte.
Al pomeriggio – oltre a Vieni da me e Detto fatto cui abbiamo già accennato – si confermano gli ottimi risultati di Uomini e Donne e Pomeriggio Cinque, quest’ultimo un po’ appannato dalla prevedibilità e dalla ripetitività.
La vita in diretta proprio non ingrana, invece. Sarà il programma che non convince già da tempo, sarà l’astio mai nascosto tra i conduttori Tiberio Timperi e Francesca Fialdini, fatto è che il pomeriggio di Rai1 ha un serio problema.
Fuori dalle battaglie tra le reti ammiraglie, vale la pena di sottolineare il grande lavoro di Geo, su Rai3. Nonostante la peculiarità dell’impronta e dei temi trattati, riesce a registrare ottimi ascolti e un gradimento di pubblico sempre maggiore, puntando solo sull’intelligenza e la pacatezza del messaggio. Una rarità nei palinsesti, da rimarcare.
Se del preserale abbiamo già detto, è nell’access time che si va consolidando uno schema a quattro.
Tra l’affermazione di Amadeus e del suo I soliti ignoti a scapito di una Striscia la Notizia un po’ appesantita dagli anni (ma ugualmente molto competitiva), ha riconfermato il proprio vigore Otto e mezzo, su La7. Allo stesso tempo, Un posto al sole ribadisce su Rai3 risultati più che lusinghieri e una capacità di rigenerarsi fuori dal comune.
Verso il 2019 in TV | La sfida della prima serata
Veniamo ora alla prima serata, teatro delle grandi battaglie televisive, la fascia che più influisce nei giudizi sul lavoro fatto dai Direttori di rete.
È il caso di spendere, innanzitutto, una parentesi per programmi e reti televisive che si muovono in territori non sempre sotto i riflettori, ma ugualmente degni di nota.
Ci riferiamo, ad esempio, a Rai3, che sta inanellando una serie di buoni risultati. Oltre a Geo e Un posto al sole, anche le prime serate di Chi l’ha visto?, Report e il pomeriggio del Kilimangiaro stanno raccogliendo riscontri notevoli.
E se da Il borgo dei borghi ci si aspettava di più, se Rabona deve essere inquadrato dal pubblico (con il suo ottimo racconto dello sport fuori dalle consuetudini), se La tv delle ragazze poteva aspirare ad obiettivi maggiori e Cartabianca può migliorare, è innegabile quanto la terza rete stia vivendo un momento felice.
In piccolo, Rai2 sta facendo qualcosa di simile, provando a smuoversi lentamente dal torprore degli ultimi anni. Di Detto fatto abbiamo parlato, ma anche Stasera tutto è possibile, con Amadeus, è un programma che ha portato risultati sorprendenti, così come Guarda…Stupisci – le serate evento con Renzo Arbore – e Stracult, pur sempre di nicchia, ma convincenti. Senza contare le fiction e Niagara, di cui diremo.
Al contrario, sta fallendo negli intenti la nuova Rete 4, nata dall’innesto di Gerardo Greco. Sia la sua W l’Italia oggi e domani che Quarta Repubblica di Nicola Porro rischiano di concludere male le proprie edizioni. Qualche segnale positivo viene dal nuovo Freedom, di Roberto Giacobbo, che però deve fare i conti con l’ambiguità pericolosa tra divulgazione e spettacolarizzazione del mistero.
Italia1, dal canto suo, dimostra di dover trovare la quadra di una nuova identità. Solo Le Iene hanno garantito risultati di livello, con qualche spiraglio regalato dalle serate – pur non eccezionali – di Andrea Pucci e Katia Follesa in Big Show.
Mentre, un’affermazione da evidenziare è quella di Fratelli di Crozza, ormai vincitore anche della sfida sul difficile canale Nove, dove sta superando regolarmente il milione di telespettatori grazie ad un Maurizio Crozza sempre piuttosto abile nel rinnovarsi.
Ma adesso parliamo delle fiction, dei reality e delle sfide tra le grandi reti.
La Rai ha fatto un grosso sforzo sulle fiction, con tanti titoli e il tentativo dichiarato di alzare ancora la qualità.
Per Rai1 è stato l’autunno del successo eccezionale per L’Amica Geniale, la serie-evento dell’anno tratta dal best seller di Elena Ferrante. Ma abbiamo visto anche I Medici – altra grande produzione Rai di quest’anno – Una pallottola nel cuore 3, I bastardi di Pizzofalcone 2, L’Allieva, Non dirlo al mio capo 2, La vita promessa e Nero a metà.
Ciascuno di questi lavori ha dato buoni segnali, qualcuno con risultati strabilianti, altri meno ma ugualmente positivi. Peccato per la necessità del canale di mantenere la barra del linguaggio narrativo in territori sempre rassicuranti per il telespettatore: rischia di limitare le opportunità e depotenziare anche trame avvincenti, in alcuni casi. Nella fiction, persino Rai1 potrebbe osare di più.
Rai2 ha mandato in onda L’Ispettore Coliandro – una conferma, nonostante le pose eccessivamente macchiettistiche del protagonista interpretato da Giampaolo Morelli – e Rocco Schiavone con Marco Giallini. I risultati sono stati da segno più.
La fiction di casa Mediaset, invece, ha segnato il passo. Guerra e pace era il pezzo forte del palinsesto insieme a Victoria 2, ma entrambe sono mancate nei risultati, così come Solo, con Marco Bocci. L’Isola di Pietro con Gianni Morandi è stato l’unico titolo a dimostrarsi davvero in palla, seguito da Raoul Bova in Ultimo.
Fuori dal mondo fiction, è stato degno di nota l’esperimento di Rai1: quattro puntate di Ulisse firmate Alberto Angela, nella prima serata del sabato. Collocare un programma divulgativo in quella parte di palinsesto poteva essere un rischio non indifferente, sebbene la bravura e la popolarità di Angela siano sempre una garanzia.
Abbiamo potuto apprezzare un lavoro di estrema qualità, curato in ogni dettaglio, efficace perfino al posto di un varietà. I risultati dell’Auditel e il gradimento di critica e pubblico, alla fine, non hanno potuto far altro che premiare il coraggio di Rai1. A voler trovare il pelo nell’uovo, la domanda da porsi è se a Viale Mazzini si aspettassero ancora di più.
Per rispondere, si deve tener conto della contemporanea messa in onda di Tu si que vales, su Canale 5. Uno show solido, familiare al pubblico, in cui la statura di Maria De Filippi e Gerry Scotti, tra gli altri, fa da puntello per un posto da protagonisti nella prima serata del sabato. I partecipanti iniziano ad essere a corto di idee davvero meritevoli e anche il meccanismo è diventato non poco prevedibile, ma tutto ciò ancora non sembra intaccare lo spettacolo.
Non si può dire lo stesso per il Grande Fratello Vip 3, che la perdita di consistenza del format l’ha scontata tutta. Gli autori hanno provato ad inventarsi di tutto, dalle litigate fasulle tra Ilary Blasi e Fabrizio Corona, al reinserimento dei concorrenti eliminati, dai bisticci e dalle love story nella Casa al continuo cambio di regolamento, fino al doppio appuntamento settimanale. Nulla è servito a portare a casa risultati. L’unica possibilità, per il Grande Fratello Vip concepito così, è un cast meglio assortito, funzionale a rendere appetibile uno show che di realistico ha davvero poco.
Se l’è passata non troppo bene anche Pechino Express su Rai2. Dopo edizioni convincenti, Costantino Della Gherardesca ha dovuto fare i conti con qualche scricchiolìo. Ancora una volta, l’imputato principale è un format che fatica a rinnovarsi.
Questo calo si somma, per la seconda rete Rai, al disastro annunciato del Ristorante degli Chef – un talent, non un vero reality – che si è dimostrato come la proposta fuori tempo massimo di un Masterchef rivisitato per la tv generalista.
Di fatto, l’unico reality che ha funzionato è stato Temptation Island Vip su Canale 5, ad inizio stagione. Ha raggiunto i suoi obiettivi sia negli ascolti che nel chiacchiericcio di contorno. Di certo non un reality di spessore, ma è stata palese la sua capacità di coinvolgere il pubblico.
La stagione 2018 – 2019 ha visto anche alcuni ritorni, come quello di Scherzi a parte e Chi vuol essere milionario? su Canale 5. Il primo è tornato in palinsesto dopo tre anni, con Paolo Bonolis, annunciato come una piccola rivoluzione dello storico format, ma si è chiuso fra mille perplessità e nessun sussulto degno di nota.
Chi vuol essere milionario?, invece, è stato ripresentato in quattro puntate speciali – celebrative del ventesimo anniversario dalla prima messa in onda – e si è dimostrato ancora competitivo. Gerry Scotti ha sfoggiato tutte le sue capacità alla conduzione e il programma ha ottenuti buoni risultati, oltre ad un riscontro da parte del pubblico, apparentemente intatto rispetto all’ultima edizione, del 2011.
Sempre un ritorno è stato quello di Licia Colò su Rai2, con il nuovo programma Niagara. Nulla di rivoluzionario per la conduttrice di nuovo al servizio pubblico dopo quattro anni di lontananza, ma un prodotto bello e interessante da vedere, che ha raggiunto traguardi soddisfacenti anche negli ascolti.
Le cose sono andate diversamente per la Gialappa’s Band, in prima serata con Mai dire Talk. Uno show con un’idea di base di per sé apprezzabile, ma da rivedere nella resa e schiacciata dal mancato rinnovamento del filone Mai dire…
In chiusura, alcune considerazioni sulla lotta della domenica sera tra Che tempo che fa e Non è l’Arena. È importante, perché dietro questo duello ci sono anche gli infiniti risvolti polemici legati all’allontanamento di Massimo Giletti dalla Rai.
Fabio Fazio continua ad ottenere risultati discreti, con un programma senza dubbio di spessore, ma appiattito da un’impostazione che finisce per legare tutto in una bolla placida e confortevole che ne neutralizza le potenzialità. Inoltre, i risultati, pur soddisfacenti, sono probabilmente inferiori a quelli sperati dopo gli sforzi fatti per assicurare al programma (e al conduttore) budget ragguardevoli.
Per Non è l’Arena gli obiettivi sono diversi. Se guardiamo ai meri numeri degli ascolti, quest’anno l’Auditel dice che Massimo Giletti porta a casa non poche soddisfazioni, soprattutto considerando lo share medio di La7.
Però il conduttore sembra vivere il programma troppo come una sfida personale, uno strumento di rivalsa contro chi non lo ha confermato in Rai.
Finisce per proporre un giornalismo che si guarda troppo allo specchio, che si autocompiace della propria maschera di obiettivo “cane da guardia della democrazia”, senza dimostrare di avere i giusti connotati di quella specifica impostazione.
I continui annunci di scoop, poi, si rivelano troppo spesso fuochi di paglia che al più sollazzano la curiosità e gli istinti di spettatori indignati. Insomma, un programma che dovrebbe liberarsi di alcuni orpelli per valorizzare quanto di buono è in grado di portare sullo schermo.
La stagione televisiva 2018 – 2019, dunque, si sta dimostrando animata da piccole grandi sfide in un contesto in cui qualche esperimento risalta nella tendenza generale a tenere tutto in una comfort zone che scongiuri qualsiasi rischio. Al prezzo, però, di dimostrarsi riluttanti a cambiamenti veri.
Verso il 2019 in TV | I programmi che vedremo
La programmazione proseguirà sulla stessa lunghezza d’onda verso il 2019. Sui canali Mediaset torneranno, tra gli altri, C’è posta per te, Avanti un altro, Amici, Ciao Darwin, La Dottoressa Giò e L’Isola dei Famosi. Unici azzardi veri saranno Adrian – la serie animata ispirata da Adriano Celentano – Non mentire (con Alessandro Preziosi) e il possibile inedito di Domenica Live in prima serata.
In Rai rivedremo Ballando con le stelle e due nuove puntate del Commissario Montalbano, oltre a Ora o mai più con Amadeus e Superbrain di Paola Perego. Sarà interessante vedere anche le serie Il nome della rosa, La Compagnia del Cigno e L’Aquila – Grandi speranze che debutteranno accanto alle più rodate Che Dio ci aiuti, La porta Rossa 2 e Un passo dal Cielo 5 (su quest’ultima, però, al momento ancora non si hanno dettagli certi sulla messa in onda).
Solo qualche proposito innovativo, quindi, nel 2019 della nostra televisione. Si spera, quantomeno, nell’abilità di ripresentare i programmi col piglio di chi vuole farli evolvere.