Esibizione corale invece per i nuovi talenti sulle note di “Qualcosa che non c’è” di Elisa, ospite della puntata, che è entrata nella parte finale del brano marcando a sua insaputa il divario tra chi spera di fare questo mestiere e chi come lei può davvero essere ritenuta un’Artista (da pelle d’oca la performance di “L’anima vola” quasi a fine puntata). Ma chi è stato il migliore della serata? Chi il peggiore? Chi ha convinto l’intera arena e noi fedelissimi della trasmissione? Di seguito i nostri giudizi sulle esibizioni dei ragazzi.
A rompere il ghiaccio è stata Gaia (under donne) con “Seven nation army” dei The White Stripes: la canzone assegnatale da Mika è coerente con il suo personaggio e infatti il risultato è stato buono. Vocalmente non ha deluso le aspettative, anche se avrebbe potuto tirare fuori quella grinta che si era vista alle audizioni e che qui è stata probabilmente sopraffatta dall’emozione della prima esibizione. Altro punto su cui dovrà lavorare è la capacità di riempire il palco con la propria presenza e rendere meno legnosi i movimenti.
Andrea (under uomini) si cimenta in “Clint Eastwood” dei Gorillaz entusiasmando il pubblico, soprattutto grazie alla parte di beatbox che ha sapientemente miscelato al cantato. Si sa che quello è il suo punto forte e per ora fa bene a sfruttarlo; attenzione però a non abusarne perché il rischio di diventare ripetitivo è dietro l’angolo. Performance complessivamente più che buona, ma alcuni momenti sono risultati un po’ noiosi: è importante invece riuscire a mantenere alta l’attenzione di chi ascolta per tutta la durata dell’esecuzione.
Free Boys (gruppi): ciò che vediamo è solo una gran confusione. Vengono scelti per riempire la casella mancante della boyband italiana (e se manca un motivo ci sarà, forse il pubblico italiano non ne sente la necessità) però si assegna loro “Baby can I hold you” di Tracy Chapman, eseguita in modo molto scolastico dai tre ragazzi seduti sugli sgabelli con abiti scuri che stonano con la giovane età dei componenti. Gruppo per ragazzine o brutta copia del trio Il Volo? A questo si aggiunge un’amalgama vocale poco esaltante e tutto ciò li fa entrare di diritto nella casella degli “inutili”. Vanno al ballottaggio.
Fabio (over 25) con “Sotto casa” di Max Gazzè perde l’occasione di fare una bella esibizione: ha l’ironia e l’atteggiamento giusto per affrontare il brano ma qualcosa non va e si lascia mangiare dalla canzone, portata a casa “sanza ‘nfamia e sanza lodo”.
Valentina (under donne) è la prima che sembra camminare lungo la strada che porta a diventare una popstar: è a proprio agio sul palco, ha un’immagine ben confezionata e soprattutto risolve egregiamente le difficoltà di una canzone come “Where is the love?” dei Black Eyed Peas, che con le sue strofe rap mette a dura prova il fiato e il senso del ritmo di chiunque la canti. Nonostante tutto però manca ancora qualcosa e per ora non lascia il segno, ma il margine di miglioramento c’è.
Alan (over 25) chiude la prima manche e, sarà che “Creep” dei Radiohead è un capolavoro, sarà che gli altri concorrenti non ci hanno fatti balzare dalla sedia, ma la sua è l’esibizione finora più incisiva: diretto, intenso, voce presente non solo a livello sonoro ma anche emotivo.
Dopo aver ballato con le scatenatissime Icona Pop la gara è ripresa con Michele (under uomini) che viene da subito sottoposto ai difficili esperimenti di Morgan. Il suo mentore infatti sceglie per lui “Carte da decifrare” di Ivano Fossati, cantautore che fa paura anche ai grandi, figuriamoci ad un ragazzo di soli 19 anni. Michele però supera questa prova che in fin dei conti si gioca totalmente sull’interpretazione, e il merito è della sensibilità e del mondo interiore che il giovane cantante porta dentro. Una scelta poco “gigiona” come direbbe la Ventura, ma vincente.
Di tutt’altra pasta l’esibizione di Aba (over 25), che sfodera subito il suo lato più grintoso con la grande hit di Alanis Morissette “You oughta know“: tecnicamente inattaccabile, ha mostrato anche una bella presenza scenica.
I simpatici Street Clerks (gruppi) hanno proposto un mash up di “Wake me up” di Avicii e “Little talks” degli Of monsters and men rivisitando entrambi i brani in chiave folk per un risultato fresco e divertente che ha riscosso un buon successo.
Un’altra mossa azzardata per Morgan che affida a Lorenzo (under uomini) “Se sapessi come fai” di Luigi Tenco, un brano pop e piuttosto scanzonato all’interno della discografia del cantautore, ma non dei più noti. Il ragazzo non ha paura di stare sul palco, sa tenere la scena e interpreta in maniera misurata con il suo timbro così dannatamente appetibile per qualsiasi discografico. Finisce incredibilmente al ballottaggio.
Poi arriva Violetta (under donne), in arte Viò, e canta “Let her go” di Passenger facendo piombare lo studio in una dimensione parallela, fiabesca. Il suo canto così delicato e al tempo stesso intenso la fa sembrare quasi una professionista per la grande naturalezza con cui viene espresso. Anche senza l’ukulele Viò si conferma una concorrente da tenere d’occhio.
Chiudono la seconda manche gli Ape Escape (gruppi) con “Burn it down” dei Linkin Park: divertenti da guardare, bella energia ma a livello vocale indifendibili. Avrebbero meritato di andare in ballottaggio.
Nella sfida per la sopravvivenza i Free Boys erano rappresentati sul palco dalla vocal coach Paola Folli (essendo minorenni non potevano comparire in video dopo la mezzanotte per cui è stata trasmessa un’esibizione registrata nel pomeriggio) contro Lorenzo e al termine di bizzarri ragionamenti da parte di Elio e Mika viene eliminato il concorrente di Morgan. La battaglia della Ventura per creare una boy band made in Italy contro ogni pronostico continua.