In buona sostanza il critico dovrebbe suggerire quali potrebbero essere a suo parere, gli strumenti specifici per rendere il programma più gradevole alla platea televisiva.
Tutto questo sulla carta. Nella realtà i comportamenti degli addetti ai lavori, spesso non rispondono a tali criteri. E così si finisce per perdere di vista i parametri fondamentali a cui si deve attenere la critica televisiva. Che sono, a nostro parere, cinque. Cerchiamo di riassumerli e commentarli brevemente. Eccoli.
LA CORRETTEZZA: spogliarsi di ogni pregiudizio sul prodotto da analizzare, guardarlo con mente scevra da qualsiasi critica fatta da altri, fornire un giudizio personale e oggettivo sulla validità dei contenuti, delle forme spettacolari, sulle modalità con cui il programma è stato confezionato. Sempre attenendosi ad una rigorosa e coscienziosa deontologia professionale.
IL RISPETTO PER LE PERSONE: analizzare e giudicare un programma, ma anche i conduttori, gli eventuali ospiti, gli allestimenti scenici, la regia, le coreografie, nel rispetto degli individui a cui ci si rivolge. Nessun riferimento alle persone e al proprio vissuto, ma solo osservazioni su come sono inserite professionalmente e artisticamente nel contesto del programma. Soprattutto niente acredini personali contro chi in quel momento sta in video mettendo in gioco la propria immagine. Al critico, inoltre, non deve interessare se conduttori, autori, registi siano “figli di”, “mogli o mariti di”,”fratelli o sorelle di”. Ne devono valutare coscienziosamente l’operato prescindendo dai legami di parentela.
ASSENZA DI OFFESE E ACCUSE AD PERSONAM: Criticare è ben diverso dall’accusare. Nella valutazione di un programma o di un conduttore, è inopportuno etichettare le persone con epiteti offensivi. Soprattutto la volgarità scredita il critico, lo svilisce, gli fa perdere credibilità, evidenzia risentimenti personali che mai dovrebbero esistere. Mi è capitato, personalmente, di aver avuto una discussione con un grande critico tv, purtroppo scomparso da tempo, che, nell’analizzare il programma allora molto in voga, Più sani più belli, aveva etichettato la conduttrice Rosanna Lambertucci “la Bertuccia” storpiandone il cognome con una incredibile e discutibile caduta di stile. Una critica può anche stroncare il prodotto e i conduttori, ma deve rimanere nell’ambito del buon gusto e di un linguaggio mai grossolano.
LA CRITICA DEVE ESSERE COSTRUTTIVA E NON DISTRUTTIVA: Massacrare un programma con polemiche virulenti e spesso gratuite non serve a nulla, anzi pone in cattiva luce proprio chi scrive. Lo ripetiamo: compito della critica è anche suggerire miglioramenti ai programmi, attraverso elementi costruttivi che possano giovare al futuro del programma. Ad esempio: se un evento televisivo esordisce con bassi ascolti, la possibilità che venga cancellato dal video è molto alta. Il critico potrebbe contribuiire, con osservazioni adatte, a modificare alcuni aspetti che sembrano più deboli, suggerendo aggiustamenti che dovrebbero essere tenuti in considerazione da autori, registi.
LA CRITICA DEVE INCENTIVARE LA DIALETTICA: compito di chi osserva e analizza un programma è creare interesse intorno al prodotto, stimolando la discussione creativa non solo tra gli addetti ai lavori. La tv è un mezzo nazional-popolare, quindi il pubblico deve essere coinvolto in uno scambio di idee, pareri, opinioni che devono confrontarsi con la filosofia costruttiva di chi analizza e valuta professionalmente. Nel rispetto delle regole precedenti, bisogna evitare che la discussione sfoci in aperta provocazione tra chi scrive di tv, chi la produce e contribuisce a metterla in onda e chi la guarda. Cioè, il critico televisivo non deve mai abusare del suo potere per sparare a zero,in una sorta di delirio di onnipotenza con condanne senza appello. Deve, invece, ragionevolmente, essere “primus inter pares”, guidare con la propria esperienza senza prevaricare.
Poichè oggi non sempre la critica tv è “vergin di servo encomio”, l’invito è di ispirarsi alla tradizione del passato e a quei critici che, con il proprio lavoro, hanno contribuito a crearla e farla conoscere. Un nome tra tutti: Ugo Buzzolan, giornalista considerato l’inventore della critica televisiva, il primo ad aver avuto una rubrica nella quale con rigore, correttezza, indipendenza ideologica, si occupava di tv. Era il 1958, la tv aveva solo quattro anni, il quotidiano era La Stampa di Torino.