Gli antichi romani dividevano e imperavano, il fiorentino invece depone le armi. Del resto deve chiudere con un successo, superando i risultati raggiunti nei due anni precedenti.
Le altre reti intanto, gli facilitano il compito stendendo un tappeto rosso mai tanto rosso: una programmazione di film. Concorrenza, cos’era costei?
Canale 5 spaccia il tutto come settimana dedicata al grande cinema di Hollywood: ma quale carineria nei confronti degli spettatori. Ma soprattutto verso la De Filippi, regina incontrastata del palinsesto rispetto a cui, semplicemente, la rete si adegua. Nessun tentativo, insomma, di intralciare gli ascolti di un evento Rai.
Carlo Conti non è solo il conduttore che procede spedito sulla scaletta o il direttore di Radio Rai. È pure quello che placa ogni acqua si possa disgraziatamente smuovere: chiama Ranieri in giuria, e se la sua scelta di lasciare fuori i La Rua dal Festival suscita malcontento, Conti mette la proverbiale pezza affidando al gruppo il jingle per il DopoFestival. Il conduttore è anche l’uomo che l’anno scorso, durante una delle conferenze mattutine sanremesi, si è sentito dire da una giornalista che il suo è un nome bellissimo, che addirittura significa libertà: e lui è riuscito nell’impresa di non alzare un sopracciglio, di non lasciarsi sfuggire nemmeno un accenno di sorrisetto per l’uscita ridicola.
Ebbene, stavolta persino il granitico Conti è riuscito a farsi trascinare in una polemica. Lui, che le polemiche le evita come la peste.
Il conduttore infatti, si è sentito di dover rispondere a chi lo accusa di prendere troppi soldi mentre il Paese è in caduta libera: “Mi dispiace molto. Comprendo il sentimento -ha dichiarato in un’intervista a Chi– che parte da un disagio che c’è nella società, ma bisognerebbe sapere i fatti. Non perché un giornale fa un titolo e scrive una cifra allora è quella giusta e viene cavalcata in maniera populistica”.
Sulla questione si sono espressi anche importanti pubblicitari: “Immancabili polemiche a parte, il cachet di Conti, a mio avviso, è molto più che equo -sostiene Cesare Casiraghi, direttore creativo dell’agenzia Casiraghi Greco&– Se si considera l’impegno in ordine di tempo (la preparazione di Sanremo inizia mesi prima delle serate), le responsabilità del ruolo e la complessità nella gestione del più importante evento televisivo italiano, il compenso del direttore artistico Conti è semmai livellato verso il basso. A maggior ragione se si considera quanto il Festival stia portando nelle casse della Rai in termini di raccolta pubblicitaria”.
Davide Ciliberti, fondatore dell’agenzia Purple & Noise PR sottolinea che quest’anno “si sfonderà il muro dei 25 milioni di raccolta pubblicitaria, che era già considerato un traguardo ambizioso”. Bisogna inoltre specificare che “il compenso, lordo, non è legato al singolo evento ma inserito in un contratto di esclusiva che comprende la conduzione, la direzione artistica del Festival, di Radio Rai e la realizzazione, in qualità di autore e conduttore, di altre trasmissioni”.
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A scorrere i compensi che l’hanno preceduto, il cachet di Conti è in linea: Morandi prese 800mila euro per ognuna delle due edizioni, Fazio 600mila, la Hunziker addirittura 700 mila.
In quanto azienda, la Rai investe per ottenere utili: non spetta ai vertici di Viale Mazzini preoccuparsi dei terremotati o della tragica disoccupazione, compito che spetta invece allo Stato. Il Festival inoltre viene pagato dagli sponsor, non dal canone. Il resto sono polemiche strumentali di chi ha studiato “all’università della vita” senza informarsi esattamente di cosa stia parlando quando commenta i pezzi delle testate online.
Ha comunque da stare tranquillo il conduttore: la polemica c’è stata anche per la presenza gratuita della De Filippi, la quale darebbe un cattivo esempio ai giovani. Come se la De Filippi lo desse per un lavoro non pagato, anziché con certi personaggi del suo circo.
Nel frattempo la kermesse è approdata su Topolino, con una storia intitolata Zio Paperone e il tormentone d’amore. Secondo un sodalizio tra la testata e la tv già consolidato, Carlo Conti è stato trasformato in papero, Tarlo Konty. Nella cornice dell’Artististon, Zio Paperone vuole testare un robot capace di realizzare il tormentone d’amore definitivo.
A noi invece, l’unico tormentone rimasto da Sanremo è ormai Sanremo stesso.