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Le regole di sicurezza imposte dal Governo per contenere la diffusione del Nuovo coronavirus hanno avuto conseguenze inaspettate sul racconto di alcuni programmi televisivi: Pomeriggio Cinque e Agorà. Per quanto riguarda il contenitore pomeridiano di Canale 5, purtroppo, le polemiche si susseguono.
Nella puntata di Pomeriggio Cinque di lunedì 13 aprile, su Canale 5, Barbara D’Urso ha aperto la trasmissione in collegamento con l’inviata Ilaria Dalle Palle.
Da Venezia, documentava in diretta una caccia all’uomo sulle spiagge lagunari, a bordo di un elicottero della Guardia di Finanza.
Il protagonista della vicenda stava passeggiando da solo sulla battigia del Lido. Dall’elicottero, i finanzieri lo hanno segnalato ai colleghi a terra, mentre l’uomo attraversava la spiaggia per andare via.
A quel punto, la cronaca di Ilaria Dalle Palle è diventata concitata: “Ecco Barbara, ha aumentato il passo e sta scappando, quindi ora lo stiamo inseguendo”. Barbara D’Urso annuiva dallo studio con apprensione.
Intanto, la telecamera indugiava su quanto succedeva sul lungomare.
Le direttive del Governo
Secondo le direttive, si può uscire di casa da soli, per validi e comprovati motivi e senza allontanarsi dalla propria residenza. L’attività motoria è concessa, ma vicino casa, da soli o rispettando le distanze di sicurezza.
L’uomo, dunque, stava probabilmente violando le disposizioni. Anche se le immagini della passeggiata in solitudine su una spiaggia deserta stridevano con il panico da contagio che avrebbero voluto suscitare.
Un momento simile si è registrato nella puntata di Agorà di martedì 14 aprile, su Rai3. La conduttrice Serena Bortone ha mandato in onda un servizio sull’attività delle forze dell’ordine tra Pasqua e Pasquetta.
Tante immagini dei posti di blocco e qualche microfono inquisitore nei finestrini delle auto. Ma ha colpito soprattutto la ricostruzione del fermo di un runner lungo l’Appia Antica, a Roma. Allertata da una segnalazione riproposta in maniera goffa, la Polizia Locale ha verificato la presenza del podista con un drone. Poi, lo ha braccato al termine di una corsa nei campi, sottolineata dalla Cavalcata del Valchirie di Wagner.
Anche in questo caso, il video era contradittorio. Esasperava le infrazioni, ma allo stesso tempo conteneva le interviste in cui le forze dell’ordine raccontavano di un generale rispetto delle regole, seppur con alcune eccezioni.
Un contrasto che da solo pone dubbi sull’opportunità di calcare la mano sulle violazioni.
Con i loro servizi, Pomeriggio Cinque e Agorà hanno scelto la spettacolarizzazione. I controlli di polizia sono diventati uno show della delazione in diretta nazionale, con i trasgressori esibiti come trofei. Probabilmente, l’obiettivo poi degenerato era dimostrare quanto avviene in questi giorni.
Ma il rischio, in questi casi, è l’appiattimento sulle logiche di un infotainment esasperato che fagocita tutto quello che trova.
Qualunque sia l’argomento del giorno, lo si cavalca, si trasforma in discussioni accese, in momenti spettacolari, opinioni tranchant. Possibilmente, in ascolti.
Accade così che temi delicati e di interesse pubblico assumano contorni caricaturali. Discussioni potenzialmente utili sfumano in ricostruzioni confusionarie, fondate su pochi semplici elementi. In genere, quelli più adatti a sobillare gli istinti del pubblico.
La rappresentazione sensazionalistica altera il racconto con conseguenze nefaste: allontana dallo scopo informativo e svilisce ciò di cui si parla. Allo stesso tempo, alimenta opinioni basate su presupposti erronei.
Le scelte editioriali
Pomeriggio Cinque ed Agorà sono due programmi diversi tra loro. Uno è il regno dell’infotainment trash, l’altro un talk di informazione autorevole. La scelta fatta da entrambi è sintomo di un difetto comunicativo diffuso, perché ricalca una tendenza chiara nelle ultime settimane, da parte di molti programmi televisivi.
Bisognerebbe chiedersi se sia giusto assecondare una narrazione che fomenta la rabbia di cittadini già provati da settimane di isolamento, al di là di quanto effettivamente succeda. Trasformare il racconto in un gioco delatorio e securitario, esasperando elementi reali ma che andrebbero meglio contestualizzati. Non si tratta di omettere parti della cronaca, ma di renderla più accurata.
Come nel caso delle foto e i video delle lunghe code sulle strade. Immagini rilanciate non solo sui social network ma anche da molte testate giornalistiche. Presentate come prova di presunti irresponsabili in vacanza per Pasqua, si sono rivelate pura disinformazione. Le code erano nate per lo più dai posti di blocco approntati per controllare gli automobilisti.
Le stesse trasmissioni si prestano anche ad un paradosso. A momenti alterni, parlano della sorprendente risposta degli italiani alle restrizioni, per poi utilizzare uguale enfasi nel condannarne il comportamento scorretto. Un servizio sui “furbetti” segue quello sull’incredulità per le città deserte.
L’informazione durante l’emergenza
Il Ministero dell’Interno conferma che circa il 95% degli italiani sta rispettando le regole. Nonostante un aumento progressivo delle violazioni, le statistiche sul periodo che va dall’inizio del lockdown ai nostri giorni sono confortanti.
Inoltre, a Pasqua è aumentato l’impegno delle forze dell’ordine per verificare il rispetto dei divieti. I controlli a tappeto hanno registrato circa il 7% di trasgressioni su 214 mila verifiche.
Numeri non trascurabili durante un’epidemia, ma lontani dalle narrazioni di trovate furbesche, fughe e inseguimenti con l’elicottero. Episodi senza dubbio reali, ai quali però andrebbe data la giusta dimensione.
Il modo in cui vengono gestite la sicurezza e le restizioni durante l’epidemia meritano un’attenzione maniacale nel racconto dei media. Al contrario, trasformare la necessità di assicurare il distanziamento sociale in una caccia all’untore crea pericolose tensioni.
Fare informazione in questa fase richiede punti fermi. Responsabilità, chiarezza e completezza. Significa rendere un servizio al pubblico in un momento epocale, di una complessità straordinaria. Bisogna aumentare la consapevolezza delle ragioni che rendono inevitabile l’isolamento. Evidenziare contraddizioni e problemi reali per favorirne la risoluzione. Parlare di come le autorità stanno affrontanto l’epidemia e con quali conseguenze. Cercare numeri il più possibile esatti e fornirli in maniera chiara.
Sollecitare per motivi spettacolari le corde emotive di telespettatori già provati da una situazione molto pesante è scorretto. Cosa più importante, sposta l’attenzione sulle questioni sbagliate.