Cominciamo dal nuovo regolamento sulle canzoni. Interpretando due motivi è come se anche a Sanremo si fossero svolte le Primarie, come è avvenuto e avviene in politica. La gente ha scelto quale “candidato” deve andare a battersi con i concorrenti per la vittoria. Riferito al mondo della canzone , l’interprete si mette alla prova su due campi diversi. Il meccanismo, che avrebbe potuto appesantire la manifestazione, si è rivelato gradito al grande pubblico che ha mostrato anche maggior attenzione nei confronti della competizione stessa..
Per quanto riguarda le polemiche che hanno animato la prima serata della kermesse canora, ritengo che Maurizio Crozza abbia fatto un errore di valutazione: non avrebbe dovuto iniziare il suo intervento con la parodia di Silvio Berlusconi, come era abituato a fare nelle sue trasmissioni su La7 e nella copertina di Ballarò, il martedì sera. Lo ha rilevato anche Beppe Grillo, gran conoscitore del pubblico, sottolineando di parlare non da politico ma da consumato protagonista del mondo dello spettacolo.
Altro elemento da valutare positivamente, è la contaminazione dei generi che ha avuto come protagonista musicale Raphael Gualazzi il cui merito è di aver introdotto forti elementi di jazz nella sua esecuzione.
Ma c’è anche un altro genere di contaminazione da segnalare: quella tra Rai3 e Rai1. Il rischio di questa operazione consisteva nella possibilità di riproporre, pari pari, lo stile della terza rete. Invece così non è stato anche grazie a Crozza che con il suo “scandalo” ha contribuito a realizzare questo singolare “innesto”. Inoltre, Che tempo che fa? programma condotto da Fabio Fazio sulla terza rete,è uno show che fa tornare alla mente la vecchia tv, nel solco dell’antica impostanzione data a Rai3 da Angelo Guglielmi.
E poi c’è la partecipazione della gente comune alla kermesse. Molti eventi esterni, però, cadono nel patetico. Uno di questi è rappresentato dai personaggi, a volte strani e singolari, che stazionano fuori l’Ariston per farsi notare. Qualcuno ha avvicinato, non felicemente, questo fenomeno alle notti bianche di Parigi e Roma, ma quel che accade a Sanremo ha un altro significato: serve a sottolineare la sproporzione tra queste ” maschere imbellettate” riservate a pochi intimi e l’aspetto colossale della spettacolo della Rai.
Infine: l’Auditel, che segnala non solo i dati globali di ascolto, evidenzia un incremento del pubblico giovanile e della fascia dei laureati che di solito disertano questi spettacoli. Un segno che non siamo più nel nazional popolare ma in presenza di una manifestazione che è amata anche da persone di altre estrazioni sociali.
Mi rimarrà un dubbio: che ci stanno a fare, in platea, quelle sedie sotto vetro che, pure, creano un effetto spettacolare?. Infine un commento positivo sulle luci e la scenografia: sono di grande appeal. Segnano uno stacco rispetto al passato,perchè in grado di abbinare una certa austerità a nuovi, interessanti, effetti.
Gianpiero Gamaleri è Vice Preside della facoltà di Scienze della Comunicazione all’Università telematica UniNettuno