Per dire che il bacio in bocca di Fazio alla Littizzetto ieri sera ha segnato un otto Mercalli in una media da due, ovvero scosse talmente impercettibili da perdersi, diciamo tutto. Eppure l’italico popolo divanato persevera nell’avventura. L’Auditel, l’incubo delle genti mediatiche, non ha dato segni di rottura, anzi. Undici milioni e 330 mila anime, pur con comprensibili pause (pipì, un tweet, un cioccolatino imboscato per non essere mai a tiro di mano) lì davanti al rettangolo luminoso a sfogliare una delle persistenti certezze di un Paese che certezze non ha. Capita una specie di record nell’anno più scialbo.
Tolto Crozza – un quarto d’ora indimenticabile – il mare non ha più sollevato onde. Mica necessariamente rogne. Ma no. Sussulti, ecco, di matrice spettacolare. Negli anni della battaglia la controprogrammazione era feroce. Il festivalone ha tentennato dimostrando fragilità sotto attacco. Qualcuno deve aver poi riscritto le regole. E d’amblè Canale 5 si è afflosciata. E molti altri dietro a capo chino. Sì, ma ce ne sono altri cinquecento di canali. Vero. Allora è pigrizia e rassegnazione. In quanto a lasciarci trascinare dagli eventi noi siamo maestri. Mai un’alzata di testa, mai una ribellione che sia una, mai un urlo liberatorio. Stiamo quieti all’angolo senza proferire parola. Nei macrocosmi decisivi e nei microcosmi ininfluenti. Ci accontiamo, ecco.
Viviamo nel finimondo politico e nulla sembra turbarci. La nostra non è ostinazione nel distruggere, guardiamo i fatti con l’occhio più distante possibile proprio per non cadere nel tranello della passione. È un festival anemico. Tenuto appositamente coi valori al minimo. E non tirate fuori la balla della pochezza dei superospiti – da sempre il fulcro irremovibile di decine di edizioni – causa scarsezza di denaro. Vorremmo contare gli sprechi. Cinque serate. Sfiancano. Persino la settantenne Miss Italia si è ridotta a due, da quattro. Lo Stivale si è necessariamente ristretto. In tutto. I nostri borsellini si sono ristretti, la speranza si è ristretta. Sanremo no, fiero prosegue nell’abbondanza. Facciamo tre round e riempiamoli del bendiddio. Viviamo tre notti da leoni e non cinque da pecore.
Gianpaolo Polesini è Critico televisivo del quotidiano Il Messaggero Veneto