Domenica live si presta settimanalmente a operazioni imbarazzanti per la puntigliosa ricostruzione dei particolari, e soprattutto per le domande che vengono rivolte ai protagonisti dei casi. Da quando ha ripreso il timone del contenitore festivo, la presentatrice sta insistendo in maniera impressionante sul caso di Avetrana, ripercorrendone gli eventi anche durante la settimana a Pomeriggio 5.
Le immagini di Michele Misseri che parla dell’uccisione della piccola Sara Scazzi come della rottura imprevista di un pacco postale, sono state mandate di nuovo in onda, riproposte dalla domenica precedente. L’occasione era la presenza in collegamento, della madre della giovane vittima. Lo sfruttamento dei sentimenti di una mamma che desidera mantenere viva la memoria della figlia e veder puniti i suoi carnefici era fin troppo evidente. E non solo in quell’occasione.
Ora, crediamo sia semplice affermare che c’è sempre il telecomando, si può cambiar canale. Ma così si finisce solo per chiudere gli occhi dinanzi ad una realtà che molti altri, invece stanno guardando. Spegnere la tv significa scrollarsi di dosso le proprie responsabilità di telespettatore in cerca di proposte costruttive e non morbosamente attaccate alla cronaca nera perchè foriera di ascolti.
Naturalmente non fa eccezione Domenica in che si occupa lo stesso di cronaca nera, di giovani donne morte ammazzate o scomparse nel nulla delle quali non si è mai trovato il corpo.
Certo l’interesse dei mass media nei riguardi di determinati drammi è molto importante e serve a non far dimenticare e a spingere le indagini a continuare. Ma a dar fastidio e generare orrore sono lo sfruttamento intensivo di questi casi da parte dei talk show, soprattutto domenicali, e la ricerca spasmodica di audience da parte delle tv, facendo leva sulla curiosità del pubblico. Proprio in nome della rincorsa all’audience questi casi di cronaca sono spalmati su tutti o quasi i palinsesti settimanali Rai e Mediaset, a cominciare da quelli mattutini per continuare con La vita in diretta e Pomeriggio 5.
L’appello a smettere con questo macabro e subdolo trend viene dal popolo di Twitter ma anche da ogni spettatore di buona volontà. Basta consentire a chi si dichiara assassino di giustificare il proprio operato in nome di un’infanzia difficile: è il caso di Michele Misseri. Basta con le solite domande ai parenti delle vittime del tipo “cosa ricordi?” “che ti aspetti adesso?” “Che sentimenti provi?”.
L’appello che vogliamo rivolgere ai direttori di Rai1 Giancarlo Leone e di Canale 5 Giancarlo Scheri è di liberare il giorno festivo da questi macabri rituali. Per favore, lasciateci almeno la domenica pomeriggio per illuderci di vivere in un paese (quasi) normale.