Il significato di tale genere televisivo è andato scomparendo fino ad annullarsi: il talk show non rappresenta più l’approfondimento di notizie e di fatti accaduti recentemente, ma si è trasformato in un palcoscenico di diatribe sterili e inutili sul quale può accadere di tutto e vince chi è in grado di alzare maggiormente la voce. Indipendentemente dall’avere torto o ragione.
Spesso il conduttore non blocca la deriva trash della discussione, consapevole che, ad ogni litigata di Lorsignori, la curva dell’Auditel ha ottime possibilità di aumentare vertiginosamente.
Siamo dinanzi ad una visione distorta e gridata di gestire la politica in tv. C’è urgente necessità di un’inversione di marcia, perchè la misura è colma e la dignità del piccolo schermo è in grave pericolo. E’ necessario uscire dal tunnel della litigiosità e ridare un senso alla dialettica politica. Bisognerebbe andare alla ricerca della politica perduta. Quella politica dai toni sobri e pacati, basata sul confronto di idee e opinioni, sulla dialettica interpartitica finalizzata a far comprendere al telespettatore in maniera chiara le posizioni di ognuno.
E soprattutto, bisognerebbe riscoprire l’importanza delle notizie e incentivare confronti costruttivi,scevri di attacchi personali e inutili pettegolezzi. L’esempio di una tale rivoluzionaria inversione di tendenza, dovrebbero darlo programmi collaudati come Porta a porta, Ballarò, Matrix, L’infedele, In onda e Piazza pulita su La 7, compresi gli altri talk show sulla tv satellitare che scandiscono le varie fasce orarie della giornata.
Dunque potrebbe essere possibile una nuova sobrietà della politica televisiva se ci fosse da parte di tutti di un maggiore impegno. A parte la discussa puntata di Bersaglio mobile, durante la quale Enrico Mentana non fermò il dirty language dei suoi ospiti, il direttore ha sempre cercato di muoversi nella direzione dell’approfondimento corretto con il suo Tg 7 e con gli speciali dedicati ai maggiori fatti di politica e di cronaca. Ci sembrava uno stile accettabile: bando alla spettacolarizzazione degli eventi politici, la notizia viene data nuda e cruda e tocca poi al telespettatore elaborarla. Questo trend si è rivelato vincente e il notiziario de La 7 ha avuto maggior gradimento di pubblico.
Purtroppo, poi, qualcosa è andato storto e chissà per quale motivo, Mentana ha rimandato in onda stralci della puntata incriminata senza che i bip coprissero le parolacce utilizzate dai suoi ospiti. Vogliamo sperare che si sia trattato di un abbaglio di fine estate. Però adesso basta: la guerra per la conquista dell’ultimo spettatore deve passare attraverso la professionalità e la correttezza delle notizie, si deve basare su un confronto rispettoso degli interlocutori. Bisogna, insomma, restituire al piccolo schermo il ruolo informativo che la chiassosità trash della recente politica gli ha tolto sacrificandolo sull’altare dell’audience a tutti i costi.