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La questione è quanto mai attuale ma portarla alla luce significa scoprire una dura realtà: i palinsesti sono dominati dallo strapotere della pubblicità che ne influenza i contenuti. Tutto questo accade soprattutto nei periodi di garanzia televisiva nei quali agli inserzionisti vengono assicurati ascolti alti. La costruzione dei palinsesti autunnale e primaverile segue questo criterio e per il raggiungimento dell’obbiettivo troppo spesso si ricorre a mezzi poco ortodossi. Il fine è solleticare la curiosità e il voyeurismo del pubblico e convincere chi assiste ad un determinato programma a non cambiare canale. Stabilità e fidelizzazione sono i dictat fondamentali dei dirigenti delle tv pubbliche e private e dei pubblicitari.
Oggi però bisogna fermarsi a riflettere: fino a quando si può continuare su questa strada che abbrutisce ogni forma di moralità televisiva? Guadagnare ascolti significa guadagnare soldi, con buona pace per l’azzeramento di ogni eleganza. In programmi come i reality, ad esempio, il frequente e ossessivo ricorso alle liti, agli insulti e alle discussioni, è considerato foriero di alti ascolti. Negli show di prima serata l’imperativo unico è mantenere desta la curiosità della platea, sacrificando, se necessario, buon gusto e eleganza. Non solo, ma l’imperativo degli ascolti a tutti i costi ha costretto a nascondere, nei palinsesti delle seconde o terze serate, l’approfondimento culturale e il teatro. Salvo pochissime rare eccezioni, il prime time della tv generalista è appannaggio dell’ intrattenimento e della solita fiction edulcorata
{module Google richiamo interno} L’aspetto educativo è un lontano ricordo della preistoria del piccolo schermo. I messaggi contenuti in molti appuntamenti televisivi inducono ad una visione della vita, della carriera e della gestione di se stessi, molto disinvolta e disinibita. I modelli presentati da alcuni reality sono emblematici in tutta la loro falsità. Raggiungere tutto e subito, passando attraverso ogni scorciatoia possibile è il dictat di una gioventù indebolita anche dalla lotta per la ricerca del lavoro.
Fino a qualche anno fa il piccolo schermo, attraverso giochi e quiz poteva contribuire ad arrotondare gli stipendi degli spettatori. Ma adesso non basta più: bisogna conquistare visibilità, non importa se destinata a durare solo lo spazio di un mattino. L’importante è apparire e sfruttare al meglio i passaggi televisivi. Ecco, quindi, che per stare anche un solo minuto sotto i riflettori, si è disposti ad accettare qualsiasi compromesso.
Ed ecco che la tv come altre aziende italiane, si svuota di professionalità. Si portano in video ragazzette che sanno solo mettere in bell’evidenza la propria ignoranza. Lo studio, la gavetta, l’apprendimento, sono lasciati ai rappresentanti di altre epoche. Adesso bisogna fare tutto e subito.
Questo è un modello televisivo inaccettabile. Bisogna cercare di contrastarne lo strapotere rendendo di nuovo attuali valori come la qualità e il senso di responsabilità. Tutti i fattori precedentemente analizzati, sono indice di degrado e di abbrutimento. In un simile scenario ognuno dovrebbe fare la propria parte per restituire al piccolo schermo il significato perduto. A cominciare dai politici.