Maria di Nazareth è una produzione internazionale costata nove milioni di euro e girata in Tunisia dove è stata ricostruita la Palestina di un tempo. Nel cast ci sono Andrea Giordano nel ruolo di Erode, Antonia Liskova che interpreta Erodiade, mentre a Giuseppe da il volto Luca Marinelli. Tra gli altri attori anche Sergio Muniz.
Dunque, la fantasia degli sceneggiatori fa incontrare Maria e la Maddalena prima della nascita di Gesù Cristo, prima ancora che la Vergine incontrasse Giuseppe. Tra le due donne nacque un’amicizia che ad un certo punto si interruppe perchè la madre della Maddalena fu lapidata. Maria seppe di dover far nascere il Salvatore e la Maddalena divenne una delle cortigiane di Erode.
Alissa Young e Paz Vega convincono poco nella loro interpretazione che appare alquanto fredda e distante dall’intensa spiritualità dei rispettivi personaggi. D’altra parte sono attrici che appartengono ad un altro trend di fiction e talvolta sembrano affaticate nello sforzo di rendere al meglio. Sergio Muniz non contribuisce certo a impreziosire il racconto che scorre spesso anche in maniera monotona e stereotipata, ingessato nei soliti schemi della fiction religiosa.
La miniserie rivolta ad un pubblico internazionale ha poco di storico, salvo i personaggi. Ma contiene, come tutti i prodotti della Lux Vide un messaggio positivo: vuole avvicinare la platea televisiva ai valori della cristianità. Tutto ciò secondo la vocazione della Lux Vide che, nelle storie raccontate, separa sempre, in maniera netta, il bene dal male. E fa in modo che sia sempre il bene a prevalere. Un fine certamente apprezzabile, ma forse i mezzi per raggiungerlo dovrebbero essere riveduti alla luce del rinnovamento della società e dei costumi.
Infine un’osservazione: la Lux Vide sta per esordire anche sul grande schermo con un romanzo Mondadori: Miele zucchero e cannella. E si prepara a produrre anche nel settore dei cartoni animati. Sembra, dunque, avviata su una strada più moderna che, senza perdere di vista valori ed etica, potrà raggiungere anche un pubblico più giovane.