La serata ha fornito indicazioni interessanti sull’orientamento dei “magnifici quattro” e sulle reali capacità di alcuni concorrenti. Vediamo dunque come sono andate le “battle”.
I primi a sfidarsi sono stati due cantanti del team di Raffaella Carrà: Marianna Barracane e Stefania Tasca, chiamate ad interpretare “The age of glory”di Lady Gaga. Si tratta di un brano non troppo difficile, seppur presupponga delle ottime capacità canore. Un pezzo grintoso e molto “pop”. Marianna parte così così, andando un po’ in affanno, mentre Stefania azzecca subito la tonalità, e nonostante abbia una voce meno potente sembra possedere un maggior controllo. Nella seconda parte la Barracane recupera, ma non riesce ad esprimersi al meglio forse a causa dello sforzo profuso muovendosi sul palco. Molto lineare Stefania, più brava a sparare note alte Marianna, ma nel complesso la scelta di Raffaella di premiare la Tasca ci è parsa più che legittima.
Per il team di Piero Pelù i primi ad affrontarsi sono stati Danny Losito e Savio Vurchio, alle prese con un brano non semplicissimo, “Crazy” di Gnarls Barkley. I due sono i più attempati tra i concorrenti di Pelù, e si distinguono per una timbrica spiccatamente blues. Savio attacca molto bene. Canzone forse meno nelle corde di Danny, che sembra però metterci maggiore energia e trasporto (soprattutto nel ritornello). Danny è un animale da palcoscenico. Savio è molto bravo ma pare aver un po’ subito il carisma del suo antagonista. L’impressione avuta assistendo alla prova di Vurchio è stata di vedere un grande cantante neomelodico fare un’ospitata durante una rassegna di musica Jazz. Di sicuro Savio ha fornito una bella prova, come sottolineato anche da Pelù, ma era un po’ fuori contesto. Danny Losito ha dimostrato di sapersi calare meglio nella parte e di essere un interprete migliore, nel senso letterale del termine.
Per la squadra di Riccardo Cocciante le prime a scendere in pista sono state Jessica Morlacchi vs Mariateresa Amato. Il loro coach ha scelto il brano Total Eclipse of the heart di Bonnie Tyler, probabilmente uno dei brani più intensi nella storia della musica leggera, non a caso colonna sonora di un numero imprecisabile di spot e film. Entrambe le concorrenti hanno le capacità per riuscire a farsi valere attraverso questo testo, essendo provviste di voci delicate ma capaci di grande trasporto.
Parte benissimo Jessica, meno convincente Mariateresa, che non sembra riuscire a trasmettere la necessaria enfasi, e per la quale forse questo brano risulta particolarmente ostico. Difficilmente riesce a gestire ed a modulare la propria voce, pur provando a compensare con la grinta. Forse ha preso troppo di petto la canzone, concentrandosi eccessivamente sulla sfida piuttosto che sull’interpretazione del testo. La rivale, al contrario, si è lasciata trasportare dal testo e ha fornito una prova notevole e di spessore. Diciamo che Jessica ha cantato con maggiore naturalezza, dimostrando una maturità ed una competenza superiori a quelle della rivale. Peccato, perché le doti canore di Mariateresa sono indiscutibili, e un altro tipo di approccio avrebbe probabilmente potuto portare Riccardo a scegliere lei.
Le giovanissime Giuliana Danzè e Paola Gruppuso sono state le prime concorrenti scelte da Noemi chiamate a confrontarsi sul ring, proponendoci “Firewok” di Katy Perry. Paola è in difficoltà su note basse (come evidenziato dallo special coach Mario Biondi già in prova), ma neppure Giuliana parte benissimo, pur sembrando avere un lieve vantaggio. Entrambe giovanissime, entrambe in difficoltà, non riescono a padroneggiare al meglio il brano, perdendosi durante i passaggi che richiedono meno trasporto. Quando è il momento di darci dentro di voce, sono invece più convincenti. Diciamo che, essendosi lasciate andare durante tutta l’esecuzione, sono apparse maggiormente credibili proprio nei punti in cui bisognava sul serio dare il massimo. Paola è sembrata meno “costruita”, ma questa sua freschezza è stata ritenuta da Noemi un limite. Delle due, quella che ha cercato di fornire un’interpretazione con maggior costrutto è stata sicuramente Giuliana, ma è evidente che la ragazza abbia ancora tanto da imparare.
I secondi “gladiatori” della Carrà sono stati Matteo Lotti e Daniele Vit, brano interpretato: “This Love” dei Maron Five. Sin da subito Daniele è sembrato un po’ scomposto, sia a livello vocale che sotto il profilo della presenza scenica. Matteo, al contrario, decisamente a suo agio. Vit ha tentato di giocarsi il tutto per tutto dando fondo ad un repertorio di gorgheggi non sempre efficaci. Inoltre Matteo ha saputo incalzare l’avversario col suo atteggiamento sicuro, senza apparire mai in difficoltà, surclassandolo da ogni punto di vista. Ed infatti sarà lui a proseguire il percorso con Raffaella. Stralcio polemico da parte dello sconfitto, che dimostra di non saper distinguere la differenza tra il fornire una propria interpretazione di un brano ed il volerlo snaturare per piegarlo alle proprie caratteristiche, andando fuori tema. Peccato davvero perché a livello potenziale Daniele Vit era parso un ottimo elemento.
Una delle sfide più interessanti della serata è stata quella tra Roberta Orrù e Francesco Guasti del team Pelù, col difficilissimo brano: “Pigro” di Ivan Graziani. Pezzo autenticamente Rock, la cui esecuzione prevede una grande competenza tecnica oltre che grande trasporto. Francesco sarà anche andato in difficoltà durante le prove, ma sul ring è sembrato molto spigliato e ha centrato a pieno il brano, seppur rivisitandolo in base alle sue peculiarità. Anche Roberta non ci è parsa andare mai in difficoltà, nonostante la sua timbrica abbia reso la performance della ragazza meno credibile rispetto a quella del rivale. L’arrangiamento ha forse aiutato più il ragazzo, ma sul finale Roberta ha dimostrato di sapersi difendere anche in una situazione difficile e in condizioni a lei non del tutto favorevoli. La scelta è stata davvero sofferta, ma nel complesso la prova di Francesco è stata più Rock. Potremmo dire che Pelù, scegliendo lui, abbia puntato sul cantante in grado di dargli maggiori soddisfazioni nell’ambito musicale che gli è più congeniale. La Orrù è stata bravissima, ma forse troppo pop per i gusti del “Toro Loco”.
Riccardo Cocciante, nel secondo scontro tra suoi adepti, ha messo contro Lisa Manara e Giulia Saguatti, chiamandole ad interpretare un altro brano leggendario: “Nothing compares to you”, reso celebre da Sinéad O’ Connor. Bravissime entrambe, forse Lisa ci ha messo più anima. Eppure mi è parso che sia scivolata proprio sul finale, forse per distrazione o per aver davvero dato tutto. Giulia in certi passaggi pareva più attenta a marcare la rivale che non ad esibirsi, ma ciò non ha inficiato in maniera particolare la performance, eseguita quasi in surplace. Lisa Manara, bravissima, è stata forse troppo grintosa rispetto alla delicatissima rivale, la cui leggiadria ha convinto Riccardo a puntare ancora su di lei.
Col team Noemi torniamo in ambito italiano: Jacopo Sanna e Flavio Capasso si sono sfidati sulle note de “La differenza tra te e me” di Tiziano Ferro. Jacopo arriva molto più in alto rispetto a Flavio, che però pare aver centrato maggiormente il brano sin dalle prime battute. Inoltre, è sembrata poco carismatica la prova di Sanna, troppo attento a non perdersi per strada. Flavio ci ha messo al contrario del suo, lasciando emergere maggiormente la propria anima romantica… Ed infatti Noemi sceglie lui e, diciamolo, la scelta è stata assai meno ardua rispetto a quella toccata a Cocciante.
Quasi una tragedia annunciata l’esito del duello in seno al team Carrà tra Paola Licata e Denise Faro, giocatosi sulle note de “Scende la pioggia” del loro stesso special coach Gianni Morandi. Denise è la figlia d’arte la cui presenza a The Voice ha suscitato polemiche a causa delle sue collaborazioni con Cocciante, Paola è la sconosciuta ragazza di provincia col grande sogno nel cassetto, e sarebbe sin troppo facile pensare ad una “epurazione”… Nella realtà nessuna delle due concorrenti mi pare abbia fornito una grande prova. Denise in particolare è andata in difficoltà su di un brano che non richiede doti canore strabilianti, e considerando la sua esperienza la performance è risultata essere ancor più deludente. Tecnicamente più preparata rispetto alla rivale, ha però dimostrato di essere naturalmente meno dotata rispetto a Paola che, in possesso di una voce potente ed accattivante, non ha convinto per via di una padronanza ancora molto approssimativa dei suoi innegabili mezzi. Ma proprio tenendo conto del gap tra la preparazione delle due giovani, Raffaella decide di continuare a seguire quest’ultima, i cui margini di miglioramento sono senza dubbio molto più ampi.
Un’altra sfida “impari” è stata quella tra Valentina Tramacenere e Marica Lermani del team di Piero Pelù, che han cantato “Proud Mary” della mitica Tina Turner. Marica ha una voce che si addice maggiormente a questo tipo di interpretazioni, più calda e profonda, mentre Valentina, pur essendo vocalmente molto dotata, ha un timbro più cristallino e decisamente mi è parsa fuori contesto. Molto brave entrambe, ma la minuta Valentinai è sembrata penalizzata dalla scelta di questo specifico pezzo, anche se con un arrangiamento più veloce rispetto all’originale Pelù ha cercato di riequilibrare le forze in campo. In casa dell’ex Litfiba ancora una volta prevale il ragionamento in base al quale prosegue l’avventura chi, a parità di bravura, corrisponde maggiormente al prototipo del cantante rock.
L’ultimo duello della serata si è disputato tra due voci molto interessanti del team Cocciante: Donato Perrone e Samuele Spallitta, che si sono sfidati col brano “Senza una donna” di Zucchero. Samuele non è partito benissimo. Donato non si lascia intimidire da un pezzo per lui teoricamente più difficile, compensando le armoniche con la grinta. Entrambi forniscono in ultimo una buona prova, anche se in questo caso è indubbio che Spallitta sia stato favorito dalla scelta del brano. Probabilmente Cocciante ha voluto vedere quanto del loro abbiano saputo metterci i suoi ragazzi. Teoricamente in estrema difficoltà Donato, il quale ha saputo però difendersi benissimo anche se messo sotto pressione. Alla fine la spunta quest’ultimo, che ha probabilmente dimostrato al suo mentore di possedere maggior carisma rispetto al rivale.