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Tutto comincia a gennaio quando si deve iniziare a girare nel difficile quartiere periferico di Scampia, reso celebre anche dal Gomorra di Saviano e dall’omonimo film di Garrone. Ad uno degli incontri nella Municipalità con il presidente Angelo Pisani per discutere delle riprese compare uno striscione, ad opera di Alfredo Giacometti del Movimento dei lavoratori italiani, con su scritto: “SCAMPIAmoci da Saviano” in chiaro segno di protesta contro una fiction che, a suo parere, veicolerebbe un’immagine negativa di Napoli e di Scampia.
Inizialmente anche lo stesso Presidente della Municipalità era abbastanza contrario alle riprese della serie, salvo poi recentemente cambiare idea in un’intervista dopo la messa in onda dei primi due episodi. Le polemiche non si sono però placate e per la città sono spuntati manifesti di dissenso contro la serie e la rete che la trasmetteva. A condannare ulteriormente la serie, anche uno dei simboli di Napoli, l’ex stella del calcio mondiale Diego Armando Maradona che, giunto in Italia e visto in giro per Milano cartelloni pubblicitari della serie Sky, non ha fatto mancare una sua stoccata : “Incredulo e disgustato per questa orribile pubblicità per Napoli”.
Si è visto costretto ad una replica lo stesso Roberto Saviano, oggetto di feroci critiche già nel post successo editoriale e cinematografico di Gomorra, accusato di speculare a danno dell’immagine della città partenopea. Attraverso una lunga intervista rilasciata a Il Mattino lo scrittore ha dichiarato: “La serie ”Gomorra” racconta la vita, le contraddizioni, i sentimenti, la ferocia di un territorio, che è anche altro, ma ci si sofferma su un segmento significativo, che la cronaca ha sfiorato e poi abbandonato”; contro gli striscioni e i manifesti di protesta ha poi aggiunto: “È interessante ragionare su questa vicenda. Chiunque conosco a Napoli ha fatto foto e me le ha mandate. Ma il punto non credo sia chiedere a me cosa ne penso e se ci sono rimasto male. Il punto è chiedersi quanti manifesti sono stati mai fatti con nomi e cognomi dei boss dopo gli ennesimi omicidi. Ogni volta che c’è stata qualche strage non ricordo Napoli tappezzata da manifesti in cui c’è scritto ”andatevene”. Mai letto manifesti di questo tipo. Mai. Omertoso io non lo sarò mai”.
Infine sul rischio mitizzazione ed emulazione, insito in prodotti cinematografici del genere, in un’intervista a Sky Atlantic Hd durante la presentazione a Roma dell’anteprima ha ribadito: “Credo che guardare Gomorra e poi emulare le gesta dei personaggi sia profondamente improbabile. Per una ragione: quei fatti già avvengono. Guardare alle serie televisive come a un ufficio stampa del male è uno sguardo un po’ superficiale. Possono al massimo dare spunti a chi ha scelto di essere un criminale. Si torna sempre al punto di partenza: alla realtà che ha fatto fare una scelta del genere. Il film non può mai essere un’educazione al crimine. La realtà è già oltre, non è la fiction che può indurre qualcuno a intraprendere la strada del crimine nella vita. La materia su cui intervenire è quella realtà, non il film che la racconta. In ‘Gomorra – La Serie noi raccontiamo la realtà così com’è. È la nostra finzione perchè ovviamente la serie è una finzione, fatta da attori. Non è un documentario”.
Ma veniamo alla fiction che, al netto delle polemiche che l’hanno accompagnata, è stata innegabilmente un piccolo gioiello. Il racconto duro, cinico, violento, senza filtri è tremendamente efficace. Scenografia, riprese, fotografia pazzesche. E seppure alcuni punti sono chiaramente enfatizzati e portati all’estremo, è la forza diromponte della realtà a tenere incollato il telespettatore. Dialoghi crudi, mai banali, sorretti dall’efficacia narrativa di un dialetto non impossibile da comprendere (anche se Sky ha dato la possibilità dei sottotitoli) e colpi di scena avvincenti ed inattesi hanno tenuto sempre il pubblico attento e sulle spine.
Ottima la scelta del cast, tra cui nessun attore affermato. Personaggi forti e crudeli per una storia raccontata unicamente dal lato del male, ma che funziona ed appassiona. Ed è proprio questa la carta vincente: i telespettatori non possono che vederli come “altro da sé” ed analizzarli in tutta la loro complessità. Menzione speciale ai due personaggi principali, Ciro Di Marzio (Marco D’amore) e Genny Savastano (Salvatore Esposito), ma da sottolineare soprattutto la prova superba della donna del clan, Imma Savastano (Maria Pia Calzone), personaggio tra i più apprezzati dalla critica: emblema delle donne sempre più attive in ruoli chiave all’interno delle organizzazioni, rispedisce al mittente le banalizzazioni sul sesso debole e si impone per potenza di ragionamento e lucidità criminale. Nessuno spazio per i sentimentalismi, i suoi moti dell’anima sono incanalati in una cinica e pragmatica volontà organizzativa e risolutoria.
In definitiva, se pensiamo al livello imbarazzante raggiunto dalle fiction sulla mafia e la camorra delle reti generaliste, Gomorra La Serie sembra venire dritta dritta da Hollywood. C’è da auspicarsi che venga presa a modello, dal punto di vista della eccellente realizzazione tecnica.