Ascoltare il Presidente della Camera, Laura Boldrini, leggere nomi stravaganti scritti sulle schede, da deputati e senatori pagati con i soldi dei contribuenti, non desta ilarità. Quei signori, coperti dall’anonimato dello scrutinio segreto, hanno trovato un elemento di divertimento in un momento serio, drammatico, nel quale è in gioco la stessa sopravvivenza dell’Italia.
Se ne sono sentiti parecchi di nomi stravaganti. A legarli tutti il filo rosso dell’appartenenza al mondo dello spettacolo.Tra i “votati” da alcuni aventi diritti al voto, due preferenze sono andate a Michele Cucuzza, due a Claudio Sabelli Fioretti, uno a Valeria Marini, uno a Veronica Lario, uno a Sophia Loren, uno a Fiorello, uno al conte Mascetti, tra i protagonisti del film Amici miei, uno a Ultimo, il capitano che è stato interpretato da Raoul Bova per Canale 5. E qualche discutibile buontempone, si è spinto a scrivere sulla scheda persino il nome di Rocco Siffredi. Qui si è davvero toccato il fondo: tutta l’assemblea, infatti, ha sottolineato quella votazione con un applauso, irrisorio, certo, ma volgare e non adatto in quel luogho.
Politica e spettacolo, dunque, turbano le menti e gli animi persino nel segreto dell’urna elettorale, in un momento di grave emergenza e di impegno come l’elezione del capo dello Stato. Che cosa hanno voluto far capire i parlamentari che hanno votato questi stravaganti nomi? Che hanno voluto mettere in atto? Una protesta? L’invito a cercare finalmente un accordo e dare al paese il Presidente? Qualunque sia il motivo, non è accettabile. La serietà del luogo e del compito avrebbero dovuto spingere ad una responsabilità che invece, è mancata.
Certo, è accaduto anche durante le precedenti votazioni che si votasse qualche personaggio inusuale, negli anni scorsi. Ma la situazione, in passato, non è mai stata così drammatica. Il parlamentare che si è recato a votare, è il rappresentante del popolo italiano, presente in quei luoghi con i nostri voti e soprattutto, pagati con i nostri soldi di contribuenti.
I parlamentari che si sono abbandonati a queste scelte singolari, hanno voluto, forse, mettere in evidenza, lo sfascio dell’universo politico di casa nostra. Ma le scelte di alcuni nomi sono di una gravità estrema, come ad esempio quello di Rocco Siffredi che indica il degrado a cui si è giunti e rimanda a quella frase pronunciata in un luogo altrettanto istituzionale da Franco Battiato.
Non abbiamo bisogno di queste battute e di questi nomi da teatrino sboccato e volgare. Abbiamo bisogno di riconciliarci con una classe politica che si è dimostrata troppo caduta verso il basso. Così facendo non si fa altro che allontanare ancora di più la gente comune dai palazzi della politica.