È innegabile il carisma e la profonda umanità che Vanessa Incontrada riesce a infondere nei personaggi che interpreta, non ultimo quello di Lavinia Santovito nella fiction Tutto quello che ho. La sua espressività intensa, quegli occhi che sanno comunicare un dolore sordo e una resilienza tenace, l’hanno resa un volto familiare e amato della fiction italiana. Tuttavia, osservando con attenzione la sua filmografia televisiva degli ultimi anni, emerge una tendenza fin troppo marcata: quella di confinarla, quasi sistematicamente, nel ruolo della madre disperata, della donna segnata da una perdita tragica o dalla disperata ricerca di un figlio scomparso.
Che si tratti di “Scomparsa“, “Come una madre“, “Un’altra vita” o di altre produzioni di successo, che siano Rai o Mediaset, il filo conduttore sembra spesso lo stesso: Vanessa Incontrada presta il volto a madri che affrontano l’incubo della perdita, della sparizione, della violenza che si abbatte sui propri figli. E lo fa con una bravura indiscutibile, commuovendo e coinvolgendo il pubblico con la sua interpretazione sofferta e intensa.
Vanessa Incontrada: in “Tutto quello che ho” di nuovo nel ruolo della madre addolorata
Ma proprio in questa bravura, in questa capacità di incarnare il dolore materno in modo così autentico, si cela un limite, una sorta di “gabbia” narrativa in cui il suo talento rischia di rimanere intrappolato. Perché un’attrice con la sua versatilità, che ha saputo brillare in contesti leggeri e divertenti come la conduzione televisiva e alcune commedie, viene relegata quasi esclusivamente a ruoli drammatici così specifici?
Le ragioni di questa scelta produttiva possono essere molteplici. Il successo delle fiction che interpreta da protagonista in ruoli drammatici potrebbe aver creato un’aspettativa nel pubblico e una sorta di “comfort zone” per i produttori, che preferiscono puntare su un cavallo vincente. Inoltre, la fiction italiana degli ultimi anni ha spesso privilegiato narrazioni intense e drammatiche, con un focus particolare sulle dinamiche familiari complesse e sul dolore femminile. In questo contesto, Vanessa Incontrada è diventata un volto simbolo di questa tendenza.
Vanessa Incontrada ingabbiata in ruoli di madri sofferenti
Tuttavia, questa reiterazione di ruoli rischia di appiattire la sua immagine artistica e di privare il pubblico della possibilità di esplorare altre sfaccettature del suo talento. Un’attrice con la sua presenza scenica e la sua capacità di comunicare emozioni potrebbe certamente interpretare con successo personaggi molto diversi: donne forti e indipendenti in contesti professionali, figure comiche e ironiche in commedie brillanti, o magari protagoniste di thriller psicologici che mettano in luce la sua capacità di gestire sfumature più oscure.
Non si tratta di negare la sua bravura nei ruoli drammatici, ma di auspicare una maggiore audacia da parte dei produttori e degli autori nel proporle sfide narrative nuove e stimolanti. Il rischio, altrimenti, è che il pubblico finisca per associare Vanessa Incontrada unicamente alla figura della madre sofferente, perdendo di vista la sua poliedricità artistica.
In un panorama televisivo che spesso lamenta la mancanza di volti nuovi e di storie originali, valorizzare appieno il talento degli attori già affermati, offrendo loro opportunità di crescita e di sperimentazione, potrebbe essere una strategia vincente. Vanessa Incontrada ha dimostrato di avere le carte in regola per affrontare nuove sfide. Speriamo che la fiction italiana le offra presto l’occasione per uscire dall’ombra, pur intensa e commovente, dell’eterna madre dolorosa, e per illuminare il piccolo schermo con nuove e sorprendenti sfumature del suo talento.