Chi pensa che la trash tv sia “una conquista” degli ultimi decenni sbaglia. Il piccolo schermo fin dai primi esordi ha scodellato agli italiani, allora molto più ingenui sul mondo televisivo, una marea di inciampi professionali, errori, vere e proprie risse.
Nella prefazione di Mariano Sabatini, il giornalista e scrittore pone in evidenza come il peggio della TV sia diventato “il meglio”: il momento più desiderato ed ambito. Basti considerare, scrive Sabatini, come Maurizio Costanzo negli anni 90 invitava nel suo show di Canale 5 Vittorio Sgarbi, creatura da lui stesso consegnata alla notorietà grazie ad un diverbio avuto con una innocente preside che in una puntata del Maurizio Costanzo Show aveva presentato un suo libro di poesie sul quale Sgarbi lanciò una serie di improperi imbarazzanti.
Successivamente Costanzo aveva capito che la presenza di Vittorio Sgarbi portava notevolmente gli ascolti in alto.
Umberto Piancatelli, giornalista di lungo corso, racconta le vicende più curiose e interessanti della storia della televisione. Svela di aver fatto una ricerca minuziosa sui giornali dell’epoca a cominciare dal 1954. Un lavoro certosino che oggi ha dato i suoi risultati e rappresenta una vera e propria golosità per il pubblico affamato di risse, telerisse e inciampi vari.
Ad esempio racconta quel giorno in cui Arnoldo Foà durante la rappresentazione di una commedia, doveva lanciare in testa al collega una pesante bottiglia, naturalmente finta. Ma sbaglia bottiglia e rompe sulla testa dell’attore quella vera, finendo per tramortirlo. Non sono sfuggite all’occhio attento di Piancatelli neanche le gaffes delle prime annunciatrici della Rai che avevano il compito di sorridere ad ogni costo.
“Ricordate gli anni 50, quelli di ‘Un, due, tre’ con Tognazzi e Vianello? Vi racconto tutto quello che successe ai due comici nel corso dei loro programmi“, anticipa Piancatelli.
E ancora: “un giorno andava in onda una puntata del programma ‘L’amico degli animali’ e all’improvviso entrò in studio un coccodrillo vero che fece sobbalzare tutti di spavento“. Piancatelli ricorda ancora l’ospitata di Totò al Musichiere di Mario Riva. Il principe della risata ad un certo punto esclamò “Viva Lauro!“. Si era sotto elezioni, svela Piancatelli, Achille Lauro era candidato e i vertici Rai letteralmente rabbrividirono.
E naturalmente nel novero del peggio della tv finisce anche il Festival di Sanremo. Nel tempio della canzone italiana si distinse Claudio Villa, che in preda ad una raucedine, dovette cantare in playback e il pubblico se ne accorse perché le note venivano diffuse da un disco posto su un grammofono dietro le quinte.
Si passa al “Cavallo pazzo” dell’era baudiana del Festival di Sanremo. Da qui è tutto un proliferare di risse, improperi, situazioni imbarazzanti che invadono il regno della TV.
Non mancano neanche le gaffes di personaggi come Mike Bongiorno e Corrado. Piancatelli racconta come Domenico Modugno minacciò di abbandonare il Festival di Sanremo. Le motivazioni? Davvero molto singolari, anticipa l’autore.
E poi tocca a Gianni Morandi e alle polemiche che suscitò con la canzone “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones” giudicata troppo antiamericana.
La seconda parte del libro è dedicata al “peggio” della tv di oggi. I protagonisti sfilano sotto gli occhi del lettore come attori su un palcoscenico ben pennellati dalla scrittura, ironica e garbata, dell’autore.
In compenso però Ezio Greggio ed Enzo Iacchetti hanno presentato e inquadrato più volte il libro di Piancatelli e mostrato chiaramente la copertina.