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Una storia vera, amara, ma in cui il tema dell’unità familiare rappresenta uno dei pilastri principali. Si può definire in questi termini “Qualunque cosa succeda”, miniserie trasmessa lunedì 1 e martedì 2 dicembre su Rai 1 che ha raccontato le vicende dell’avvocato milanese Giorgio Ambrosoli, che pagò con la vita il suo lavoro di liquidatore della Banca Privata Italiana, l’istituto di credito del finanziere Michele Sindona.
Il protagonista, interpretato da un intenso Pierfrancesco Favino, non è semplicemente rappresentato come un eroe che decide consapevolmente di sacrificare la sua esistenza in nome del senso del dovere e dell’onestà, valori che in ogni caso è sacrosanto mettere in risalto in un prodotto televisivo trasmesso in prima serata.
Il messaggio più profondo che la miniserie vuole comunicare, piuttosto, è l’importanza della famiglia come punto di riferimento anche nei momenti più duri della vita. Nonostante le preoccupazioni legate al lavoro mettano in crisi il personaggio principale, egli riesce sempre a trovare nella moglie e nei figli l’incentivo necessario per andare avanti e convivere con la paura (purtroppo fondata) di essere ucciso soltanto per aver svolto il proprio dovere secondo coscienza. Per questo, pur se stanco e provato dopo una giornata di lavoro, papà Ambrosoli non esita a dedicare tutto il tempo a sua disposizione alla consortee ai suoi bambini. La famiglia resta così la priorità e la sua stabilità non viene mai messa in discussione, “qualunque cosa succeda”, appunto.
Non fornisce di certo un adeguato esempio per gli adolescenti la serie americana “Diario di una nerd superstar”. Appuntamento pomeridiano nel palinsesto di Mtv, il telefilm, giunto alla quarta serie, racconta la vita quotidiana di una studentessa liceale, Jenna Hamilton. Come ogni telefilm dedicato ai ragazzi, c’è abbondante spazio dedicato alle tematiche dell’amore e dell’amicizia insieme a quelle che fanno parte dell’universo dei teenager. Il problema sta nel modo in cui esse vengono presentate.
Ciò che lascia perplessi è la grande superficialità con la quale i giovani protagonisti vivono i rapporti sentimentali. In particolar modo la protagonista, Jenna, cerca allo stesso tempo il grande amore ma quando le capita l’occasione di avere qualche avventura si lascia coinvolgere senza troppi problemi. Lo stesso discorso vale anche per i suoi amici, coinvolti in flirt a ripetizione.
Nemmeno gli adulti sono da considerare come portatori di valori positivi. Molti di essi, che nella maggior parte dei casi interpretano i genitori dei ragazzi protagonisti della serie, si dimostrano più immaturi dei loro figli, mettendo in scena comportamenti poco consoni alla loro età e non fornendo loro il buon esempio.
Infine, è piuttosto fastidioso anche il ricorso costante a termini volgari e parolacce, abitudine frequente in prodotti televisivi importati da Oltreoceano, ma allo stesso tempo poco lodevole per un programma che abitualmente va in onda in piena fascia protetta.