È l’elegante presentatrice di “Fantastico” la trasmissione nella quale venivano estratti i numeri del “Topobingo” – chi non lo ricorda -, facendo sentire un po’ grandi anche noi, trentenni di oggi. E’ la padrona di casa di una non proprio memorabile edizione del Festival di Sanremo (se non per i suoi bizzarri vestiti). E poi, immancabilmente, è la signora di “Carramba!”.
Settant’anni nessuno glieli darebbe mai. Guardi i tuoi genitori, spesso più giovani di lei, e sembra davvero impossibile che possano sgambettare con la sua stessa agilità. Poi provi a gettare lo sguardo alle tue spalle, cercando di capire oltre quale orizzonte si debba guardare per risalire agli esordi della show-girl. E, d’improvviso, settant’anni ti sembrano anche pochi.
Attrice, ballerina, cantante, presentatrice. Ripercorrere le tappe della sua quasi cinquantennale carriera equivale a rivivere alcuni dei momenti più significativi della storia del costume della nostra Italia. Storia che la signorina Raffaella Maria Roberta Pelloni (questo il suo nome all’anagrafe) ha contribuito a scrivere, tra un ombelico scoperto ed una carrambata.
Non esiste trentenne che non abbia ballato qualcuno dei suoi intramontabili successi: che si tratti del “Tuca Tuca” o dell’immancabile “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù”. Ancora oggi, nelle discoteche, le hit della Carrà fanno “Furore”. I meglio informati sanno che l’artista romagnola è una star internazionale sin dagli anni Settanta (molto prima di “Hola Raffaella” sulla tv Spagnola), quando i suoi dischi vendevano milioni di copie in America Latina e la “più amata dagli italiani” era ospite di trasmissioni leggendarie, come l’originale “Top of the Pops” della BBC.
Erano i tempi dei Queen e dei Rolling Stones, ma Raffaella ha iniziato a calcare le scene ben prima che queste mitiche band si formassero. La sua carriera inizia prestissimo, divisa tra cinema e danza; lei sogna di fare la coreografa, ma la voglia di bruciare le tappe la porta a prediligere il grande schermo. Arriva fino ad Hollywood, recitando al fianco di un mostro sacro come Frank Sinatra. Però, parole sue, allora preferiva i Beatles a “The Voice” e l’Italia all’America. Così, quasi per caso, approda in televisione, ed esplode nella trasmissione “Io, Agata e tu”. Ed il resto, come si dice, è storia.
Quel che ha fatto la Carrà prima di trasformarsi in un’istituzione del piccolo schermo è, per la maggior parte degli under 40, un mistero. Quasi nessuno è a conoscenza dei suoi trascorsi di attrice, né ha idea della grande notorietà raggiunta anche oltre oceano. E pochi sono a conoscenza della sua vena trasgressiva e dello “scandaloso” ombelico scoperto che fece tanto scalpore tra i benpensanti dell’epoca. Ma cosa rappresenta Raffaella Carrà per i giovani di oggi?
Le opinioni sono divergenti: c’è chi la ignora e chi la segue con attenzione, chi la detesta e chi la adora, e le ragioni sono le più svariate. Per alcuni dovrebbe farsi da parte, lasciando spazio alle nuove leve della televisione. Altri riconoscono alla conduttrice di essere una delle poche in grado di proporre programmi di qualità che non sappiano di “già visto”. Sicuramente la sua popolarità ha subito una nuova impennata da quando Bob Sinclair ha remixato la sua “A far l’amore”, brano che impazza da un paio d’anni in ogni locale dove ci siano una consolle ed una pista da ballo.
La maggior parte dei ragazzi le rimprovera l’eccessivo buonismo, fuori luogo al tempo dei reality, dei factual e del turpiloquio in tv. Chi la conosce giura che lei è davvero così, da sempre. Molto prima che irrompessero le lacrime e il falso buonismo televisivo, la Carrà prendeva a cuore i problemi della gente tanto da rinunciare, ad un certo punto, a “Pronto Raffaella?” a causa dell’eccessivo carico emotivo. E’ rimasta sempre fedele alla sua personalità senza mai piegarla o mortificarla alle leggi della tv.
Assurta al ruolo di giudice in “The Voice of Italy”, la show-girl si è rimessa in gioco, trovando humus fertile all’interno di un programma che sembrava fatto apposta per esaltarne le doti. Se vogliamo dirla tutta, come coach ha lasciato un pochino a desiderare per alcune scelte non sempre condivisibili, ma a livello di show, ha saputo esprimere ancora una volta il meglio di sé. I “battibecchi” con Pelù sono stati memorabili, così come i siparietti comici con uno spesso impacciato Riccardo Cocciante. E poi, bisogna riconoscerlo, nonostante fosse l’unica dei quattro a sapere davvero come funziona la tv – o, forse, proprio per questo –, ha saputo dividere equamente la scena coi propri compagni d’avventura, e questa è stata una delle ragioni del successo del programma.
Rispetto ai tempi di “Carramba” e dopo qualche passaggio a vuoto, in sostanza, Raffaella sembra aver finalmente aggiustato il tiro, portando in scena un altro tipo di spontaneità, più ruspante e meno melliflua che, a quanto pare, convince sia i giovani – pur con i “caveat” di cui sopra – che gli spettatori a lei da tempo affezionati. Insomma, per certi aspetti, si realizza una sorta di ribaltamento del paradigma negativo postulato da Umberto Eco nel suo saggio “Apocalittici e Integrati”: da icona pop intesa in senso avverso (per quanto concerne il punto di vista dei più giovani) è passata ad essere l’anello di congiunzione tra una tradizione televisiva popolare radicata nell’immaginario ed un nuovo modo di concepire sia la multimedialità, che il medium televisivo stesso.
La donna di spettacolo che abbiamo visto esibirsi sul palco di “The Voice”, infatti, è sembrata estremamente credibile, nonostante fosse elevato il rischio di scivolare nel grottesco, tra guanti di pelle ed un abbigliamento spesso sin troppo “rock”. Lei, però, è riuscita a calarsi nel ruolo con dignità e con stile, dimostrando di avere ancora energia da vendere.
Nonostante la società sia cambiata, dai tempi dei suoi esordi, la Carrà ha saputo attraversarne i mutamenti con intelligenza e sobrietà spettacolare. Una e centomila, sempre uguale a se stessa ma sempre diversa, Raffaella ancora piace: piace per la sua ironia e per la sua professionalità, per l’impegno civile e per l’eleganza con la quale vive il trascorrere degli anni. A lei vanno i nostri più sinceri auguri per questi suoi primi splendidi settant’anni.