In particolare Forte Forte Forte unisce insieme i due maggiori generi della tv: il grande varierà degli anni Sessanta e Settanta e la fiction- inchiesta molto seguita in questo particolare momento storico. L’obiettivo è raggiunto attraverso lo spettacolo e lo spazio che viene dato alle tante storie di vita dei concorrenti. Prima di ogni esibizione viene delineato, dagli stessi partecipanti, il profilo della loro vita attraverso un simpatico siparietto che mette in evidenza la capacità dei giovani di intrattenere il pubblico.
Menzione particolare all’ottima regia di Sergio Japino e al montaggio estremanente efficace, di grande movimento.
Proprio grazie al montaggio sembrava esserci una continua ed efficace dialettica tra il palcoscenico dove si esibivano i giovani e il tavolo della giuria. Un elemento che ha dato anima e calore allo show.
{module Google richiamo interno} La considerazione che Forte Forte Forte è l’evolzione dei talent viene supportata dalla giuria internazionale. La presenza di Joacquin Cortes, spagnolo e di Philipp Plein tedesco, ha messo insieme due sensibilità diverse, due visioni differenti, ma che spingono entrambe verso gli orizzonti europei ai quali mirano i partecipanti. Ottimi gli interventi dei giurati. Asia Argento è più proiettata verso il cinema e ha meno dimestichezza con la tv.
Altra novità è la richiesta di mostrare doti di show man o show girl a tutto campo. Qui bisogna saper cantare, ballare e intrattenere contemporaneamente. Certamente ci sono elementi da perfezionare ancora in questo settore: i presentatori e intrattenitori dovranno avere più spazio per dimostrare le proprie capacità.
Non mi preoccuperei degli ascolti: il 15,52% di share per la prima puntata è già un segnale positivo. Essendo uno spettacolo innovativo viene assorbito a poco a poco a poco dal pubblico. Se, come sono certo, crescerà nelle prossime puntate, significa che l’innovazione è stata accettata.
Bisogna, infatti ricordare che Rai1 ha un target di pubblico conservativo ed è la prima volta che dà spazio ad un talent. Un genere nuovo che ha bisogno di essere capito.
Se il talent show fosse partito su una rete diversa non poteva che crescere. Mentre sulla rete leader di viale Mazzini esiste sempre il rischio di poter mettere in campo un programma non conforme alle abitudini del pubblico della rete che, tra l’altro, mostra una minore disponibilità all’innovazione
Questo show, inoltre, compendia tutte le esperienze realizzate da Raffaella Carrà oltre i confini nazionali, soprattutto in Spagna.
Da sottolineare la buona prova del giovane conduttore Ivan Olita, vera promessa per il futuro che potrebbe essere utilizzato, in maniera ancora più completa, come collante tra il palcoscenico e il dietro le quinte.
Gianpiero Gamaleri: Professore ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi già a Roma3. Vicepreside e Coordinatore della facoltà di Scienze della Comunicazione all’Università Telematica Uninettuno. Giornalista professionista e dirigente del Consiglio di Amministrazione della Rai, attualmente è membro del CdA del Centro Televisivo Vaticano.
Scusa, ma abbiamo visto lo stesso programma???!!!
Il talento dei concorrenti era una chimera,
la regia del programma??!! uguale a tutti i talent in circolazione!!
Di innovativo c’Ռ veramente poco!!
I 2 giudici internazionali totalmente insipidi, la loro figura Ռ inutile visto che in un talent del genere difficilmente il vincitore verr?_ “esportato” all’estero (come invece pu?_ accadere per un cantante) ma rimarr?_ nella tv nostrana, tv che il giudice deve conoscere approfonditamente per poter scegliere una persona adeguata al suo ruolo.
Ho visto tanto canto, abbastanza ballo ma zero intrattenimento!
Ma la cosa che mi ha lasciato veramente basito Ռ l’assenza di talento che ho visto nel 90% dei concorrenti!!