È ad esempio il caso del Grande Fratello Vip 2: conclusosi con la vittoria di Daniele Bossari. Nel corso delle puntate abbiamo visto liti, concorrenti che venivano insultati ed emarginati da altri concorrenti, armadi e discussioni raccapriccianti. Merito dell’assenza di buon gusto da parte di molti dei protagonisti, e di autori che non hanno esitato a mettere Cristiano Malgioglio e Alfonso Signorini sotto una pioggia di wurstel.
Quegli stessi elementi, calati in un contesto irriverente, sono invece diventati garanzia di divertimento: la Gialappa’s Band con Mai Dire GF, al contrario del reality madre, si è dimostrata un gradito ritorno: Il trio ha riportato in tv un format consolidato: un barlume di ironia reale, per una trasmissione in cui la maleducazione viene spacciata per trasgressione.
Ha deluso Amici 16: il grande show di Maria De Filippi, più che mai nella scorsa edizione, ha macinato ascolti ma i ragazzi sono rimasti sullo sfondo. coreografie spettacolari, ospiti internazionali, la giuria di professionisti dello spettacolo: eppure le serate scorrevano lunghe, lisce come l’olio. Difficile appassionarsi alle storie dei ragazzi in gara, circondati com’erano da tanti volti noti che li appannavano.
Stesso discorso per X Factor 11: vinto da Lorenzo Licitra, ascolti record, i giudici sono sembrati stanchi, il conduttore Cattelan con il pilota automatico. C’è stato persino Noel Gallagher, sono arrivati ospiti Harry Styles e Tiziano Ferro, ma non è bastato contro le scaramucce gratuite tra giudici, le logore battute di Fedez, l’inconsistenza di Levante. Persino il brio di Mara Maionchi, a un certo punto, è stato dato per disperso.
Sempre in tema musicale, Paolo Bonolis ha portato sul piccolo schermo uno show interamente incentrato sulla musica: Music è stato un omaggio alla musica spaziando tra i generi e gli interpreti. Da Gianni Morandi a Marylin Manson nella seconda edizione, da Simon Le Bon a Enzo Avitabile nella prima, il mondo delle sette note è stato raccontato attraverso i brani che hanno fatto la storia delle sette note.
Il 2017 è stato l’anno dell’addio di Milena Gabanelli alla Rai: era difficile raccoglierne il testimone, ma Sigfrido Ranucci è riuscito nell’impresa. Segno che quella di Report è una squadra solida, indipendente da chi conduce la nave: il programma d’informazione Rai ha mantenuto il suo dna senza snaturarsi. Un compito non da poco, visto che per anni si era identificato con la Gabanelli stessa.
Sul fronte informazione al contrario, rimane il mistero Cartabianca: gli ascolti non brillano, però a Politics era toccata sorte ben diversa, cioè la chiusura. Bianca Berlinguer rimane al suo posto in prima serata, nonostante i modesti risultati a cui non giova nemmeno la presenza di ospiti come Renzo Arbore.
Nota dolente pure per i pomeriggi: la cronaca utilizzata come espediente attira spettatori in Rai, sempre alla rincorsa dei contenuti della D’Urso per tenere testa allo share. Ma a Mediaset, la sfilata di personaggi e parenti bolliti e ribolliti dalle telecamere viene servita con un’abbondante salsa di luci: i telespettatori continuano a preferire l’originale alla copia seriosa.
Infine, per chiudere con un sorriso, da ricordare con piacere un esperimento di Rai 2: il viaggio di Non è mai troppo tardi, avventura giapponese di quattro uomini che, a dispetto dell’età avanzata, possono dare lezioni di entusiasmo a chi è molto più giovane di loro.