I dubbi della vigilia, legati ad alcuni nomi e all’assenza di altri, sono passati in secondo piano. Anche grazie alla scelta vincente di portare tutti e venti i Campioni fino all’ultima serata, evitando le eliminazioni. Molte canzoni avevano bisogno di essere ascoltate più volte, dunque ne hanno giovato.
Veniamo al giudizio vero e proprio sui brani, in ordine sparso.
Max Gazzè – “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”
Tra le migliori canzoni ascoltate per idea, realizzazione (testi, melodie, arrangiamenti) e interpretazione. Non facile da portare a Sanremo, ma è stata ugualmente molto apprezzata.
Noemi – Non smettere mai di cercarmi
Non incide. Noemi ha svolto bene il compito, ma non è andata oltre. Bella la voce e buona l’interpretazione, ma ricorda qualsiasi altra canzone della cantante, soprattutto quelle sanremesi.
Diodato e Roy Paci – “Adesso”
Un bel pezzo da “fascia blu” della classifica. Diodato scrive e canta bene, ha portato una canzone che suscita empatia. Roy Paci si è messo al servizio con le sensibilità giusta. Un po’ scontato il tema della canzone.
Ornella Vanoni, Bungaro e Pacifico – “Imparare ad amarsi”
Ti accarezza. La classe di Ornella Vanoni, la scrittura sensibile di Bungaro e Pacifico. Avremmo potuto sentirla anche in un Sanremo di quindici anni fa, di moderno c’è poco. E non ha qualcosa di eccezionale. Ma è tra le bellezze di Sanremo 2018.
Roby Facchinetti e Riccardo Fogli – “Il segreto del tempo”
Difficile dare un giudizio. Il rispetto per la loro storia chiede silenzio. Prevedibile, scontata, con esibizioni non all’altezza. La loro partecipazione è stata del tutto insufficiente.
Annalisa – “Il mondo prima di te”
Sorpresa. Gran bella voce, una melodia non originalissima ma interessante e un testo più che dignitoso. Non ha mai dato l’impressione di poter vincere, però ha fatto una bella figura.
Nina Zilli – “Senza appartenere”
Non si sa come prenderla. Tema importantissimo, lei sempre all’altezza, ma nel congegno qualcosa non funziona e non arriva come dovrebbe. Comunque, brava.
Ermal Meta e Fabrizio Moro – “Non mi avete fatto niente”
Buono il testo, buona la melodia, buona l’intesa tra i due. Difficile capire quanta spontaneità ci sia dietro la loro collaborazione. Resta il fatto che una canzone del genere a Sanremo ha la strada spianata verso il podio, forse verso la vittoria.
The Kolors – “Frida (mai, mai, mai, mai)
Brano furbo. Il tormentone “mai, mai, mai, mai”, i timpani come gli Imagine Dragons, Frida (molto in voga recentemente). Comunque, la prima prova in italiano dei The Kolors è sopra la sufficienza.
Red Canzian – “Ognuno ha il suo racconto”
Sufficiente. Rispetto ai suoi ex compagni di gruppo, ha cambiato strada e si è giocato le sue carte. Ha sorpreso con una canzone veloce ed energica. Non lascia il segno, ma è rispettabile.
Lo Stato Sociale – “Una vita in vacanza”
Di fronte a questa canzone nessuno è riuscito a rimanere fermo. Nel clima sanremese un brano del genere ha scosso chiunque. Dietro l’energia, il beat elettronico, l’occhio strizzato ad “Occidentali’s karma” e Paddy James che balla, non è che ci sia questa gran canzone. Ma funziona e si giocherà la vittoria.
Luca Barbarossa – “Passame er sale”
Una scommessa. Testo in romanesco e atmosfere popolari, non il massimo per Sanremo. Ma è cresciuta molto di serata in serata. Le grandi canzoni sono altra cosa, ma dopo il Festival merita una chance.
Le Vibrazioni – “Così sbagliato”
Testo senza pretese, ma dignitoso. Melodie pop-rock, facili facili. Piace abbastanza in giro, però il gruppo milanese poteva tornare molto meglio di così.
Elio e le Storie Tese – “Arrivedorci”
Una canzone ordinaria, considerando gli standard di eclettismo a cui ci hanno abituati. Il loro è un congedo senza troppe pretese, una versione malinconica dello spirito irriverente che li ha sempre contraddistinti.
Decibel – “Lettera dal duca”
Canzone apparentemente svogliata. Idea interessante, testo di buon livello, ma la melodia non ha un punto di forza o di interesse.
Enzo Avitabile e Peppe Servillo – “Il coraggio di ogni giorno”
Canzone impegnata, non il massimo per Sanremo. Però il testo è bello e la musica evocativa. Forse un po’ stereotipica.
Renzo Rubino – “Custodire”
Canzone ostica. Testo non immediatamente accessibile, melodia che non convince.
Mario Biondi – “Riverderti”
Altra canzone complessa. Bossa nova e soul. Testo intricato. Un brano riservato ad un pubblico ristretto, di appassionati.
Ron – “Almeno pensami”
Un inedito di Lucio Dalla. Buon testo (e ci mancherebbe), ma ci si aspettava di più da Ron.
Giovanni Caccamo – “Eterno”
Lui interpreta bene, ha voce. Il brano però è troppo ordinario per colpire.
Il quadro non è memorabile, dunque, ma poche volte era successo – negli ultimi anni – di avere un buon numero di canzoni sopra la sufficienza come quest’anno. Claudio Baglioni ha fatto un lavoro rispettabile.
Resta da aspettare il verdetto del pubblico.