Secondo le prime indiscrezioni, tra qualche mese vedremo il volto del mezzogiorno in prima serata su Rai 2, vagabondo in qualche sperduta landa alla ricerca di un passaggio. Dalle tavole imbandite dell’ora di pranzo, ai grilli fritti e alle code di scorpione da ingoiare come prova vantaggio, il passo è breve.
Un’ipotesi questa partecipazione di Magalli che, se confermata, si rivelerebbe il lascito dell’ ondata di popolarità riscossa lo scorso inverno in rete. Tra le facezie che tramanderemo ai nostri posteri infatti, ricorderemo quella volta in cui abbiamo acclamato a nuovo Presidente della Repubblica, non un uomo qualsiasi, ma quello a cui si deve il gioco dei fagioli della Carrà.
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È gennaio quando il sito de ilfattoquotidiano.it indice le Quirinarie, invitando gli utenti a scegliere un candidato per il Colle: tra le varie risposte, spunta inaspettatamente proprio il nome del conduttore.
La goliardata della candidatura assume presto dimensioni notevoli, tanto che Antonio Padellaro si trova a dover scrivere un editoriale sul significato sociologico di siffatta votazione. Si scomoda pure Aldo Grasso: “è prevalsa una sorta di inconscio dadaista” scrive, in quanto Magalli “ha un lato hipster sconosciuto, è un cazzeggiatore anteweb”. E del resto, come dimostra la sua biografia, le credenziali per una carriera politica ci sono tutte.
Innanzitutto perché non si è dimesso: gli italiani lo hanno votato. Ma l’ascesa al Colle inizia già ai tempi delle superiori, quando Magalli inserisce in curriculum un tentativo di evacuazione dell’aula per saltare un compito in classe.
Diventa poi il primo animatore del primo villaggio turistico italiano, aggiungendo con lungimiranza un altro tassello fondamentale in vista di un futuro politico: circa un ventennio dopo infatti, l’esperienza di cantante sulle navi da crociera si rivelerà caratterizzante per la figura del presidente del Consiglio.
Ancora in anticipo sui tempi, prima che aspiranti leader di partito dimostrassero predisposizione per i quiz televisivi, Magalli nel ’90 affiancava Bruno Gambarotta alla conduzione del quiz per eccellenza, Lascia o raddoppia? E anche se nessun regista lo ha mai ripreso in giubbino di pelle ospite di un talent, è comparso in un video dei The Pills, in cui si è concesso un paio di volte la parola “canna” e altri virtuosismi lessicali tipici del gergo giovanile.
A un talent però ci è andato. Come un politico navigato a cui i cittadini chiedono di risolvere problemi reali, la Carrà lo ha chiamato per risollevare i disastrosi ascolti di Forte forte forte.
Tornato quindi dalla disperata missione salvifica a Rai 1, manca ora solo l’ultimo, definitivo, passo da compiere: raggiungere più consensi. Allargare il proprio bacino a un nuovo target che si aggiunga alle casalinghe del mezzogiorno e ai simpaticoni del web: alla prossima elezione presidenziale bisogna arrivare preparati, sempre più forti del consenso popolare.
Dunque, Pechino Express per Magalli come equivalente di Porta a porta per Grillo, però interessante da guardare. Quale uomo può rappresentare al meglio l’autorità politica, civile e morale del Paese, se non un concorrente di reality che mangia e dorme a sbafo nelle case altrui?
La strategia di marketing politico passa dall’intrattenimento, ed è chiaro che stavolta Magalli non lascerà niente al caso.