Poco dopo, la telecamera ne inquadrava da vicino la lacerazione viva sul cranio. Ad appena pochi minuti dall’inizio, si registrava già un discreto elemento splatter.
E ancora: una donna azzannata alla gamba da un orso bianco, e un uomo a cui tocca la stessa sorte ma da parte di un leone.
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Non finisce qui: un ragazzo morso al collo da una scimmia, un alce che butta a terra un uomo e John, ma di questo c’è l’evocativa ricostruzione video, sbranato in casa da una iena. Spiace per la disgrazia che è capitata al povero John, ma il fatto sarebbe stato eccezionale se verificatosi in Antartide; o magari altrove, ma di certo non in Sud Africa.
Si aggiungono inoltre il filmato del visitatore caduto nella gabbia delle tigri in uno zoo, con le inevitabili conseguenze del caso, e un elefante che sbatte a terra un uomo. Qui la chicca è la voce fuori campo, che si domanda come mai un animale docile si sia imbizzarrito, finendo per rendere grossolanamente divertente una scena tragica. Forse perché l’animale era bardato da parata, e i pachidermi notoriamente preferiscono essere altrove impegnati in altri compiti: per esempio nel loro habitat naturale.
Altro momento che diverrà pietra miliare del nostro piccolo schermo: l’operazione del leopardo senza testicolo, con i bisturi dei chirurghi in primo piano nel bel mezzo dell’intervento.
Non solo animali però: un illusionista con il corpo in fiamme a causa di un incidente durante il suo numero, un ragazzo che sbatte contro una roccia, il viso livido di una paracadutista, Vinicio affetto da una rarissima malattia, Terri ustionata.
Tutto in Wild è finalizzato a shockare, tanto nella tigre che azzanna e trascina un corpo terrorizzato, quanto nei visi martoriati di Vinicio e Terri.
Manca qualsiasi contestualizzazione, i filmati si susseguono privi di alcun filo logico. La narrazione è incentrata esclusivamente sullo stupore o il disgusto, a seconda dei casi, suscitato: l’elemento spettacolare che dovrebbe attrarre il pubblico è costituito esclusivamente dalle immagini “forti”, fini a se stesse. Di conseguenza si gioca a quanto, sempre più in alto, si possa spostare l’asticella.
Wild non è un programma “pazzo” come il titolo dichiara né, banalmente, un brutto programma. E non è nemmeno trash: lo sono quelli della D’Urso, con la patetica passerella di morti di fama e parenti alla ricerca delle telecamere; i vari Jersey Shore e derivati sono trash, a volte persino divertenti nella loro idiozia.
Wild è oltre il trash: è voyeurismo della violenza spacciato per intento documentaristico. E la puntata di ieri ne ha dato ampiamente prova: una prima serata intrisa di sangue. Un sangue poco visibile, ma comunque dalla puzza insopportabile.
Un consiglio spassionato agli autori: chi prova eccitazione nella visione di simili scene orripilanti, può rivolgersi alla rete dove contenuti del genere sono facilmente reperibili come il video dello sfortunato visitatore caduto nella gabbia delle tigri. Ma più pericolosa degli animali feroci è la tendenza della tv a ricorrere il web sugli stessi contenuti e sulle sue degenerazioni più morbose.
Qui le nostre anticipazioni del programma.
Qui una puntata sconvolgente del programma nella versione autunnale.