Rai2,in primis, ha tentato di percorrere la strada dell’innovazione, ma con scarsi risultati: da Il mattino dopo a Virus, da Divieto di Sosta a Stracult passando per Il Verificatore di Roberto Giacobbo, gli ascolti hanno registrato risultati deludenti. Dal talk show al docu-reality, dal contenitore del pomeriggio al divano rosso da intellettuale, l’esito è stato lo stesso. Che sia stato un problema del servizio pubblico? No, perché ci ha provato anche Mediaset, che ha trasmesso il Music Summer Festival, Studio5 e Mankind. Anche qui, stesso risultato: gli ascolti non hanno soddisfatto le aspettative dei dirigenti di rete.
Certo, in estate la platea televisiva diminuiisce e c’è anche la crisi. Per innalzare gli ascolti non è bastato l’effetto amarcord da Festivalbar unito ai rapper che tanto piacciono ai più giovani. E neppure Nord Sud Ovest Est, il programma di Italia 1 condotto da Max Pezzali per quattro puntate che aveva come riferimento l’amarcord più giovanilistico degli anni ’80, ha dato uno scossone al desolante e malinconico responso dell’Auditel.
Il discorso è molto più esteso di quanto appaia. Hanno deluso non solo i contenuti di intrattenimento ma anche quelli seri affrontati, ad esempio, da Porro a Virus su Rai2 e da Parenzo a La guerra dei mondi su Rai3.
Non hanno funzionato né l’evasione, in linea con la spensieratezza delle ferie, né l’impegno politico, in linea con la delicata situazione che il paese sta vivendo.
Come si spiega tutto ciò? E’ il tradizionale calo di interesse verso la televisione estiva? Peggio: è l’effetto deja vu delle trasmissioni spacciate come innovative sotto l’accecante solleone. Cambia il titolo, ma dietro alle scalette ci sono proposte a cui il piccolo schermo ci ha abituato ormai da tempo.
Ad esempio: le risse tra gli ospiti di Nicola Porro a Virus, i tono gridati del talk show di Rai2 evocavano le consuete atmosfere imbarazzanti di tutti gli altri salotti politici. E il divano rosso di Stracult non ricorda forse quello della “sinistra radical chic” di Serena Dandini? C’è una continuità che, a discapito di alcune discussioni interessanti come quella sul cinema di genere e il femminismo, non permette allo spettatore di rimanere incollato allo schermo, proprio perché per lui quell’atmosfera ha il sapore del già visto.
Ad inizio estate, poi, Rai2 presenta come vera novità generalista il docu-reality dal titolo Il mattino dopo. Chi guarda Mtv sa che l’ex rete dei video musicali trasmette da qualche anno, Laguna Beach, andato in onda dal 2004 al 2006; visto il successo dei protagonisti, sono seguiti gli spin-off The hills e The city.
Se però sull’ottavo canale il filone è stato prolifico, su Rai2 si è rivelato un flop. Target diversi, vero, ma è stata la credibilità degli attori ad affossare l’esperimento. Ad interagire al faro c’erano infatti dei personaggi macchietta, che per alcuni tratti ricordavano i comportamenti dei tamarri di Jersey Shore o dei nostri tronisti. Pure loro già visti, ma con la significativa differenza che mentre Mtv e la De Filippi puntano consapevolmente sullo stereotipo, il programma di Jane Alexander no, col risultato di sembrare una fiction dalla sceneggiatura poco credibile e dalla recitazione mediocre.
Attenzione, dunque: questi clamorosi insuccessi estivi rappresentano il segnale che il riciclo delle idee non potrà continuare ancora per molto. Sono già troppi i flop che si sono avvicendati durante l’ultima stagione primaverile.