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Nativi digitali, istruiti da un inflessibile corpo docenti, i giovani protagonisti vengono presentati come svogliati a cui impartire ordine e disciplina. La voce fuori campo parla addirittura di “battaglia culturale”. La conduzione di questo “viaggio nel tempo” è affidata a Giancarlo Magalli che, dopo l’anteprima, diventa voce narrante.
Nelle prime immagini vediamo i ragazzi arrivare a scuola, accompagnati dai genitori. Nonostante debbano conseguire la licenza media, l’età è maggiore: si va infatti dai 14 ai 17 anni. Ancora vestiti in abiti moderni, ascoltano il discorso inaugurale del preside. Condotta irreprensibile, il preside sembra ispirarsi vagamente al sergente Hartman: “Qui non si discute, si esegue”. Tutto è improntato alla disciplina, in atmosfere passate che, nella ricostruzione avulsa rispetto al presente, sono quantomeno grottesche.
Mano a mano cominciamo a conoscere gli adolescenti: le prime regole consistono nello struccarsi e indossare la divisa, possibilmente in tempi rapidi. Mentre procedono le clip di presentazione dei ragazzi, si profila un cast piuttosto irritante: viene spontaneo quasi “tifare” per i docenti, tra cui una sorvegliante che è una sorta di caricatura della signorina Rottermeier. L’impressione però è che, con uno sguardo di superiorità nei confronti dei protagonisti, si vada a proporre come ideale un modello educativo che, più che formare, omologa.
Via i piercing, la bigiotteria, consegnati trucchi e dispositivi digitali, nessun cibo nelle camerate: questi gli ordini. Nessun vezzo estetico, nessun vizio di alcun tipo. Come quando arriva il momento di mangiare: nel refettorio vengono servite lingua e patate. Dimitri, che in altri lidi sarebbe un perfetto tronista, prova a fare lo sbruffone: viene trattenuto dal preside per punizione. Di sera qualcuno prova a nascondere il cellulare, ma viene comunque scoperto. Quando cala la notte, visto che nessuno ha intenzione di dormire, i ragazzi vanno dalle ragazze: la scappatella dura poco.
La sveglia è alle 7.30: mezz’ora per lavarsi, vestirsi e, soprattutto, “rifare il letto a puntino”. I sorveglianti procedono dunque all’ispezione, e siccome sono tornati agli anni ’60, somministrano agli studenti un cucchiaio di olio di merluzzo. Dopo la colazione, si passa all’ acconciatura: capelli tagliati a iosa, pettinature uguali, conseguenti scene di pianto delle ragazze.
Nel frattempo la voce di Magalli dà qualche informazione storica per contestualizzare quanto vediamo. Il format però appare più come una sterile esaltazione di modelli passati: più che raccontare i ragazzi, sembra sminuirli e ridicolizzarli, in quanto ce li mostra continuamente inadatti ad ogni genere di situazione. Per esempio quando è ora di scrivere il dettato con la penna stilografica, cosa di cui ovviamente nessuno è capace. Qualsiasi tentativo di spiegazione inoltre, viene zittitio senza possibilità di appello. Segue quindi il tema, in cui ognuno deve condividere una gioia e un dolore: essendo il contenuto è strettamente personale, il professore vuole che gli allievi lo leggano ad alta voce.
Durante l’ora di geografia, per qualcuno della classe la Puglia si sposta in Abruzzo. Nell’ora di matematica invece, figuracce con le operazioni elementari. Mentre tutti sono in classe, i sorveglianti ispezionano i dormitori trovando deodoranti e scorte di cibo: come punizione, i ragazzi devono pulire il collegio. C’è tempo anche per un po’ di relax: un’apposita aula dove ascoltare musica, naturalmente su vinile.
Il giorno seguente tocca al professore di educazione motoria, che mette alla prova gli allievi con corsa e cavallina. Ancora, prima di colazione, il “corroborante olio di merluzzo”: chi si rifiuta, non mangia. Per fortuna dei ribelli però, scatta la solidarietà: i compagni procurano loro dei biscotti, in barba ad eventuali punizioni. A tavola Filippo esplode: non riesce a mandare giù quello che viene servito, ed è esausto da tante imposizioni.
Lezione di canto con tanto di inno d’Italia, poi i collegiali tornano al refettorio: mentre mangiano, viene effettuata una seconda ispezione nelle stanze. L’ispettore trova due telefoni: i proprietari devono leggere dei brani tratti dal libro Cuore. I meritevoli, al contrario, vengono premiati: possono chiamare a casa. Per farlo però, hanno a disposizione un oggetto sconosciuto: il vecchio telefono con rotella, con cui comporre un numero è tutt’altro che immediato. Le conversazioni con i genitori diventano dei momenti di sfogo, tra lacrime e lamentele. Letizia è decisa a mollare tutto.
Rigorosamente separati, ora maschi e femmine si dedicano all’economia domestica e applicazione tecnica. Puericultura per le donzelle, lezione di falegnameria per i colleghi: le prime devono imparare a lavare e vestire un bambino, i secondi costruire uno sgabello che regga.
Alla fine Letizia lascia davvero: le parole del preside non bastano per convincerla a rimanere, perché la mancanza delle due gemelle è troppo forte. La ragazzina, 14 anni, viene accompagnata al cancello dalla sorvegliante; gli altri invece, appaiono piuttosto energici. Adriano viene convocato dal preside, sia perché ha nascosto il telefono che per l’esuberanza durante una lezione: dato che è inutile spiegare, Adriano si limita a dargli ragione.
La puntata si conclude con il discorso di fine settimana del preside, il quale ricorda che questa esperienza è una “scelta formativa”: decreta quindi i due migliori e peggiori. L’appuntamento è per lunedì prossimo.