Il programma intercetta un’esigenza dei ragazzi: quella di raccontarsi, ma di farlo non solo come malati, ma in quanto giovani. Di solito in questi casi, quando tornano a casa, tutti chiedono loro come stanno, com’è andata: loro sentono il bisogno di narrarsi. Lo spiega Mariella Enoch, presidente del Bambino Gesù, subito dopo i saluti del dg Antonio Campo Dall’Orto.
“Abbiamo messo tutta la nostra passione, ma anche delicatezza”, prosegue Daria Bignardi: “Un progetto per raccontare la realtà, una delle missioni più importante di Rai3. In un certo senso, questa trasmissione rappresenta la sintesi più profonda di quello che intendevamo fare con questa rete”. “La salute e la malattia -continua- fanno parte della vita, e possono sconvolgere quando tocca bambini e ragazzi”.
Il programma inizia a un anno esatto da quando la Bignardi ha preso in mano la direzione di Rai3: “Sono orgogliosa che questa ricorrenza coincida con la partenza de I ragazzi del Bambino Gesù”. Il percorso sarà lungo, perché sono previste anche delle repliche al sabato pomeriggio per intercettare un pubblico più giovane.
Emozionata Simona Ercolani: “Nel nostro lavoro, di solito, i progetti durano meno: invece qui abbiamo girato per un anno, raccogliendo moltissimo materiale. Perciò ringrazio Daria e Antonio Campo Dall’Orto per aver accettato e averci creduto. Era un’idea che avevo in testa da parecchio tempo”. seguendo le indicazioni ottenute dalla presidente e del direttore sanitario dell’ospedale, si è cercato di ascoltare ragazzi, genitori, infermieri: “Una realtà eccezionale, qui ho incontrato davvero lo spirito di squadra. C’è il ragazzo che ha la malattia ma poi, magicamente, intorno a lui si creano legami profondi, sia tra vicini di stanza che tra gli stessi genitori dei ricoverati”. Insomma: “È come se tutti fossero figli di tutti”.
I ragazzi non sono stati scelti: sono stati loro a dire di voler partecipare: “Questi ragazzi non sono la loro malattia: sono adolescenti che sognano, che hanno conflitti con i genitori, che pensano al futuro. Hanno però i sensi più accesi rispetto ai loro coetanei, perciò a volte regalano dei dialoghi che nessuno sarebbe stato in grado di scrivere”. Ma la componente più toccante è come si facciano carico del dolore dei genitori: “incredibile come le situazioni si capovolgano: non pensano solo a guarire, ma cercano di non far soffrire i genitori”.
Si parte dalla resilienza dei ragazzi, maggiore di quella degli adulti: l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’adolescenza sostiene il progetto. Filomena Albano sottolinea che viene condiviso il dolore dei bambini, rendendoli protagonisti della loro storia.
Ogni puntata avrà la durata di 50 minuti: la Bignardi specifica che la collocazione oraria è “pregiata per la rete, perché è subito dopo Fazio”. Sono poi previste repliche in altre fasce orarie: “Ci sarà Bambino Gesù in continuazione su Rai 3”.
La conferenza stampa si conclude qui, l’appuntamento è per domenica su Rai 3.