La Tekneko recupera rifiuti: una mole tale da riempire ogni giorno lo Stadio Olimpico per un’altezza di tre metri.
Di Carlo si racconta, ricordando la figura del padre: un uomo che non vedeva di buon occhio l’ innovazione. Alla fine il figlio aveva avuto ragione.
Umberto Di Carlo si racconta, ricordando la figura del padre: un uomo che non vedeva di buon occhio l’ innovazione. Alla fine il figlio aveva avuto ragione.
Severo con i figli, la moglie descrive Di Carlo come una persona che non ascolta, perché sempre impegnato a pensare cosa rispondere.
Trasformatosi in Fulvio, si calerà tra gli operai dell’azienda: vuole sapere chi c’è dietro i suoi rifiuti. I tutor sanno di dover girare un reality in cui bisogna ricollocare un disoccupato: per questo motivo non sospettano nulla.
Il primo tutor è Alessandro, un ragazzo in cui Di Carlo rivede il figlio. I due partono mentre fuori è ancora notte, per andare a prendere i secchi della raccolta differenziata: bisogna controllare attentamente che la plastica sia separata dalla carta.
Alessandro si rivela molto preciso: il boss sbaglia appositamente per testarne l’attenzione, finge di non vedere materiali diversi dalla plastica nei sacchi.
Il giorno dopo ci spostiamo a Castel Gandolfo, con l’assistenza di Fabrizio. L’apprendista stavolta deve rimuovere i manifesti, cancellare i murales.
Questo lavoro è arrivato a Fabrizio dopo essere rimasto disoccupato: un periodo di cinque/sei anni in cui aveva “perso la dignità di padre e marito”, durante il quale era stato attraversato da brutti pensieri. La chiamata di assunzione per la Tekneko gli ha ridonato la serenità.
Durante il terzo giorno, Fulvio viene assistito da Giancarlo: i due lavorano come netturbini, spazzando le strade e raccogliendo una quantità incredibile di cicche di sigarette.
Giancarlo riprende continuamente Fulvio, e davanti alla telecamera dice che “Si vedeva che non aveva mai preso una scopa in mano”.
Conosciamo Giancarlo. L’uomo ha un passato doloroso: è uscito nel ’93 dalla comunità di San Patrignano, e nessuno gli dava la possibilità di lavorare, veniva visto come tossico. Racconta di “esserci cascato” perché non aveva genitori presenti: in particolare il padre, autoritario e mai interessato ad ascoltare i bisogni del figlio.
L’eroina lo stava riducendo a un vagabondo in cerca della dose: “Io non me la sentivo de continuà così. Io sono la prova che se vuoi, ci riesci”. La paura di ricadere nel tunnel, è sempre in agguato: è proprio la paura che impedisce di cadere nuovamente in tentazione.
Prossima tutor, Annamaria: è ora di pulire la spiaggia. La donna si spazientisce presto, perché Fulvio non presta davvero attenzione alle sue indicazioni.
Dipendente da 30 anni dell’azienda, Annamaria ha perso il padre presto: la madre ha rinunciato a tutto per crescerla, persino a curarsi. Coltiva l’amore per la danza.
Ultima giornata, quella con Angelo: si tratta di un dipendente storico, perciò Di Carlo teme di essere riconosciuto. I due vanno a recuperare dei rifiuti in alcuni siti da bonificare.
Freddo e pioggia mettono di malumore il boss, a cui contribuisce vedere il furgone in moto per tutto il tempo: Angelo lo ha dimenticato.
Al termine del turno, Angelo e Fulvio entrano in confidenza. Rimasto orfano di padre a tre anni, Angelo è stato portato dalla madre in collegio: la vedeva una volta al mese, mentre dentro gli cresceva la rabbia. Lo bacchettavano sulle mani, lo minacciavano di non parlare perché dopo la madre sarebbe andata via. “Mi è mancata la spensieratezza”, racconta: non ha odio, ha cercato di capire la scelta della madre. Però, adesso che è padre, “mia figlia l’ho affogata di affetto”.
Arriva il momento di svelarsi: Di Carlo convoca i tutor, ignari di aver trascorso una giornata insieme a lui. Aleggia la tensione, e inizialmente il boss sembra voler rimproverare tutti: Alessandro è in lacrime, invece riceve un bonus di 5mila euro per il suo essere “di ferro”. Potrà frequentare gratuitamente i corsi all’ Accademia d’arte di Roma, con tanto di videomessaggio da parte di Pupi Avati.
Si prosegue con Angelo: Di Carlo gli fa notare subito che spende due milioni e mezzo di euro in gasolio ogni anno. Ma non gli è sfuggita la devozione, l’impegno per sopperire ai lamenti di Fulvio: anche per lui un bonus di 5mila euro, più una cornice con una foto insieme.
Annamaria non ha usato il voltabidoni per scaricare: l’errore sparisce davanti all’esperienza, 5mila euro di assegno per lei. Come regalo inoltre, un vestito per la danza del ventre.
Fabrizio non aveva con sé l’occhiale apposito: quando pensa di dover stracciare il contratto, si trova invece a firmarne uno a tempo indeterminato. In aggiunta, due borse di studio da 2mila euro l’una per le figlie.
Infine Giancarlo. Un esempio di coraggio, a cui va un viaggio ai Caraibi con la famiglia.
La puntata si conclude qui, la prossima sarà nei luoghi del sisma.