Questa serata delle Blind Auditions di The Voice of Italy 5 non è stata all’altezza delle altre ed i giudici Albano, Cristina Scabbia, J Ax e Francesco Renga, hanno davvero faticato nella scelta degli ultimi talenti canori. Le voci sono risultate quasi piatte, un po’ tutte sullo stesso livello, senza strafare, emozionare. I giudici si sono basati esclusivamente sull’istinto nelle scelte e chi si è impuntato sulla tecnica e non si è accontentato, non ha guardato in prospettiva, ha dovuto sperare nelle ultime esibizioni. Cristina Scabbia ha infatti pescato all’ultimo e ha scelto davvero bene, selezionando un cantante dalla vocalità metal.
– Annalisa Perlini -> “Il mondo prima di te”, Annalisa:
Una voce delicatissima, parte piano Annalisa, poi l’intensità del pezzo si fa sentire e anche lei cresce. Una ragazza timida si cela dietro questa giovane cantante. Vestita come un confetto, fa pensare “adesso emette un acuto e si rompe” ed invece no, ammalia per la sua educazione nel porsi e per la tecnica vocale che possiede.
– Roberto Tornabene -> “River”, Eminem feat Ed Sheeran :
Sembra uscito dai primi anni 90, sicurissimo di sè. Rockeggia e rappa, è piccolo Roberto, ma la polvere la fa mangiare, non la mangia. Sul palco è così spedito verso quel riscatto inseguito e, vista la sua attitudine canora, soprende con i suoi allunghi vocali così graffianti. Roberto sembra Adam Nathaniel Yauch, cantante dei Beastie Boys, per il rap sapiente ma non dirompente, più rock che hip hop.
– Asia Cresci -> “Bang Bang”, Jessie J :
Lo Swing carico della sensualità pop sbarca a The Voice. Asia buca lo schermo – che grinta! – poi sembra recitare. Sbaraglia tutti con la sua ugola d’oro. Ricorda un po’ Patti LaBelle, sia d’aspetto che di voce: un look semplice molto retrò, ma abbinato al carisma, rinchiuso in una botte così piccola da farla esplodere.
– Alessandra Tumolillo -> “Royals”, Lorde:
Il blues alberga in lei come la fatica nei campi di lavoro, è piena di groove la ragazza, anche se apparentemente non sembra, ma nella sua voce soffiata si percepisce un fuoco energetico che prima o poi verrà fuori. Fa riflettere perchè trasmette dolore inconsapevole, ricorda Shania Twain proprio per quel vuoto che viene riempito dalla fugace tenerezza del suo cantato.
– Ferdinando Biondi Vega -> “Strange Word”, Kè:
Viene dalla strada. La strada è la sua scuola, la vita l’ha testato, a volte deve essere presa per le corna. Saltella con i suoi vocalizzi, come la scena indie rock vuole. Rock da urlo, alla fine fa vibrare le corde vocali; non è sempre preciso, ma il pezzo di Kè è anche alquanto punk, quindi ci sta un po’ di disattenzione voluta.
– Marco Priotti -> “Radioactive”, Imagine Dragons:
Voce dall’oltretomba: gli spiriti iniziano a cantare, i cieli si aprono, è come una voce passata, così dura e corale, sembrano tre voci. La tempesta sta finendo, sembra un ritorno dalla foschia infinita, in cerca di una nuova vita dove risiedere e realizzarsi, forse dopo scelte azzardate o sbagliate, e la corposa voce di Marco cerca redenzione, per non perdersi nel suo frantumato cuore.