Cominciamo dalle due protagoniste, Virna Lisi e Sabrina Ferilli nel ruolo di Agnese e Ida, due donne che si ribellano alla mafia. Assortite in maniera singolare, provenienti da differenti universi professionali,forse non a caso una bionda l’altra bruna, le due signore nella fiction ispirano sensazioni contrastanti. Il pubblico è abituato a vedere la Ferilli in ruoli sempre al di sopra delle proprie (non eccelse) capacità interpretative. Mentre ha apprezzato la lunga e onorata carriera della Lisi su set cinematografici di grande prestigio. Ora mettere a confronto le due attrici in un contesto scenico dall’impianto molto debole come è Baciamo le mani Palermo New York suona impietoso per la più debole della coppia.E suscita subito un interrogativo: che ci fa Virna Lisi in una fiction come questa?
La storia che si svolge tra la Sicilia e una Little Italy molto superficialmente ricostruita in Bulgaria, scorre lungo i soliti scontati binari di una fiction il cui obiettivo è uno solo: catturare ascolti.A qualsiasi costo. Per questo motivo le sei puntate inizialmente previste di Baciamo le mani sono state “allungate” a otto, accorciando ognuna di venti minuti circa e facendo finire la prima serata alle 10,50. Canale 5 crede molto in questo prodotto, lo considera un vero evento, tra l’altro molto dispendioso: ogni episodio, infatti, è costato molto più di un milione di euro.
Ciononostante qualcosa, o forse troppo, non convince, si avverte una approssimazione evidente, palpabile, imbarazzante. Si percepiscono le atmosfere delle classiche storie di mafia come sono da sempre raccontate da Canale 5, a cominciare da quelle interpretate dal bellissimo della fiction Mediaset, quel Gabriel Garko che il cinema muto certamente ci avrebbe invidiato. Ma sono evidenti anche la violenza e la truculenta barbarie di altre serie Mediaset, come ad esempio Il clan dei camorristi.
Le prime scene di Baciamo le mani puntano i riflettori su un impressionante delitto: un giornalista viene trucidato a distanza ravvicinata da una infinita serie di colpi. L’assassino ( il marito della Ferilli) successivamente ne trascina il corpo nella pubblica piazza affinchè rappresenti l’emblema di quel che accade a chi non ubbidisce a Don Cesare, il potente boss locale. Per ulteriore scempio, al cronista era stato infilato in bocca un foglio di quotidiano accartocciato. E’ solo l’inzio di una carneficina che sarà diluita nel corso delle puntate, fino all’epilogo finale.
Dunque Canale 5 continua il filone della mafia, una mafia oleografica, stereotipata, che ammazza senza pietà sotto gli occhi dei telespettatori già fin troppo provati dalla violenza della vita reale