Durante la serata, alcuni segmenti apparivano davvero banali. A volte l’atmosfera era da programma per ragazzi, altre volte gli spettri di Antonella Clerici e di Benedetta Parodi aleggiavano sui fornelli cinesi. Eh, si perchè una delle gare sostenute dalle coppie di concorrenti era di far volare degli aquiloni. La sensazione di veder apparire da un momento all’altro Giovanni Mucciaccia con Art attack faceva ben sperare per l’incolumità dei poveri aquiloni. Non solo, ma Emanuele Filiberto, ad un certo punto, poteva anche confondersi con una Tata che suggeriva ai bambini la maniera corretta di comportarsi.
Poi è arrivata La prova del cuoco made in China. I concorrenti hanno dovuto preparare dei ravioli alla cinese. A mostrare loro le procedure il più importante Chef cinese. Ecco, a noi i fornelli sono familiari, e quelle immagini apparivano tanto “made in Italy”, per cui stridevano con le realtà locali, molto lontane dalle nostre alle quali Pechino Express ci aveva abituati. Insomma anche in Cina si cucina, seguendo le mode televisive di casa nostra.
In compenso nella semifinale, si sono visti molti aspetti caratteristici della grande Cina, come il divieto esistente in alcuni alberghi, di ospitare stranieri. E ci siamo resi conto anche della difficoltà delle coppie concorrenti a racimolare un passaggio.
Sotto questo punto di vista, la nona puntata è stata un po’ differente dalle precedenti, e bisogna riconoscere agli autori di aver condotto il telespettatore in un viaggio che nessun tour turistico avrebbe potuto eguagliare. Questo è stato l’elemento che ha catturato di più l’attenzione del pubblico, grazie anche ad un montaggio molto professionale. La vera forza, infatti, dell’adventure show è stato il montaggio che ha valorizzato tutti gli aspetti locali caratteristici delle nazioni attraversate da Pechino Express.
Ultima considerazione sugli ascolti: la semifinale ha conquistato il 7,79% di share, con 2.097mila spettatori. Cifre leggermente superiori a quelle precedenti, ma sempre molto basse per il prime time della rete. Pechino Express andava convenientemente presentato al pubblico italiano, essendo un reality sui generis per la platea generalista. L’evidenza dei dati Auditel non aumentati esponenzialmente nel corso delle puntate come i vertici Rai speravano, dimostra proprio che lo show, nuovo per il nostro pubblico, aveva bisogno di un periodo di sperimentazione prima di arrivare in video.